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Stasera alle 21.00 al Teatro Politeama Siracusa di Reggio Calabria si conclude l’evento speciale “Argo-Troia A/R” con “Radio Argo”. Attore unico sul palco è Peppino Mazzotta, conosciuto dal grande pubblico come l’ispettore Fazio della fiction “Il Commissario Montalbano”, per uno spettacolo che ha conquistato il premio dell’Associazione Critici Teatrali 2011 e il premio Annibale Ruccello 2012.
L’evento, che segue il grande successo de “L’ultimo inganno / Un’altra Iliade” (testo e regia di Salvatore Arena e Massimo Barilla, con Salvatore Arena, co-produzione Mana Chuma Teatro e Fondazione Horcynus Orca), riprende il filo del racconto interrotto da Arena ieri sera, andando a scandagliare le fasi immediatamente precedenti e successive alla Guerra di Troia.
Radio Argo (testo di Igor Esposito, regista e interprete Peppino Mazzotta, musiche inedite e progetto sonoro Massimo Cordovani, disegno multimediale Fabio Massimo Iaquone e Luca Attilii, disegno sonoro Andrea Ciacchini, disegno luci Paolo Carbone, scene Angelo Gallo, costumi Rita Angari, produzione Rossosimona) è una scrittura originale che rielabora i temi dell’Orestea in chiave contemporanea. Lo spettacolo è incentrato sulle vicende degli Atridi precedenti e successive alla guerra di Troia: il sacrificio di Ifigenia da parte del padre Agamennone per consentire all’esercito di partire per la guerra; l’assassinio di Agamennone e della sua schiava Cassandra da parte della moglie Clitennestra e del suo amante Egisto; la vendetta di Oreste, unico figlio maschio di Agamennone, che si abbatte sulla mamma Clitennestra e su Egisto.
Una voce, sola, quella di Peppino Mazzotta catturata da un microfono e lanciata nella notte, di ripetitore in ripetitore, alla ricerca di orecchie che vogliano sentirla. Una voce come il fuoco che rimbalzò da Troia fino ad Argo, su valli, colli e montagne, per annunciare il ritorno vittorioso della flotta Greca. Una voce nel cuore della notte, desolata, impotente. Una voce che si fa carico della memoria, preoccupata che il ricordo si sbiadisca perché la memoria è una gatta che non si affeziona a nessuno e all’improvviso può scomparire e lasciarci orfani.
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