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Dopo una lunga battaglia giudiziaria, tra accusa e difesa, svoltasi a Reggio Calabria ed a Roma il Tribunale della Libertà ha ritenuto fondata la linea difensiva degli avvocati Antonio Managò, per Francesco Crea, e Antonino Napoli, per Carmelo Zagari ed Ernesto Fazzalari, rigettando la richiesta di custodia cautelare in carcere per i tre indagati avanzata dal Pubblico Ministero della D.D.A. reggina.
Il Tribunale della Libertà di Reggio Calabria (Dott. Filippo Leonardo, presidente, e Dott. Eugenio Aliquò e Margherita Amodeo, a latere) ha rigettato la richiesta di custodia cautelare in carcere nei confronti di Carmelo Zagari, Ernesto Fazzalari e Francesco Crea ai quali viene contestato, dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, di avere preso parte – unitamente a Zagari Giuseppe (cl. 1963), Zagari Pasquale (cl. 1964) ed altri indicati nel capo di imputazione, nell’ambito dell’associazione di tipo mafioso denominata ‘ndrangheta, operante sul territorio della provincia di Reggio Calabria, nonché sul territorio nazionale ed estero – alla ‘ndrina Zagari-Fazzalari, insediata nel territorio del comune di Taurianova, per come giudiziariamente accertato nel processi “Taurus” e “Venerdì nero”.
A Carmelo Zagari ed Ernesto Fazzalari, difesi dall’avvocato Antonino Napoli viene contestato, in particolare, il ruolo di direzione della ‘ndrina, con compiti di decisione, pianificazione e individuazione degli obiettivi da perseguire, il totale controllo nella gestione delle compravendite di terreni nel territorio di Taurianova assicurandosi la distrazione a loro vantaggio di una rilevante quota dei relativi corrispettivi.
Francesco Crea, difeso dall’avvocato Antonio Managò, viene accusato, invece, di essere partecipe dell’associazione, mettendosi a completa disposizione degli interessi della ‘ndrina ed imponendo, su ordine dello Zagari e di Fazzalari, al marchese Riccardo De Riso Paparo-Gagliardi ed agli acquirenti dei terreni ceduti da quest’ultimo il versamento agli indagati di una parte rilevante delle somme corrisposte in occasione del trasferimento dei fondi dell’ex feudo Gagliardi.
Il Tribunale della Libertà reggino aveva ritenuto, in accoglimento della prospettazione del Pubblico Ministero della Direzione Distrettuale Antimafia, configurato il delitto di associazione a delinquere di stampo mafioso e dimostrata la prova della responsabilità, a vario titolo, dei tre indagati ed aveva accolto la richiesta di custodia cautelare in carcere.
L’avvocato Antonino Napoli, per Zagari e Fazzalari, e l’avvocato Antonio Managò, per Crea, avverso il provvedimento con cui era stato disposto l’arresto in carcere dei tre indagati per il delitto di associazione mafiosa, avevano proposto ricorso in Cassazione evidenziando la carenza degli elementi costitutivi del reato contestato.
La Cassazione ritenendo fondate le argomentazioni difensive dagli avvocati Managò e Napoli aveva accolto i ricorsi rinviando gli atti al Tribunale della Libertà per un nuovo esame. Grazie all’esito del giudizio della Cassazione Zagari e Crea sono rimasti liberi mentre Fazzalari è tutt’ora latitante per altro procedimento.
Il riferimento a Ernesto Fazzalari, latitante dal lontano 20 giugno 1996 ed inserito nell’elenco stilato dal Ministero degli Interni dei più pericolosi ricercati, emergerebbe dall’interpretazione di una serie di intercettazioni ambientali disposte all’interno dell’agenzia Lloyd Adriatico di proprietà di Francesco Crea che, tuttavia, ad avviso della Cassazione, non appaiono idonee a delineare il concreto contributo ed il ruolo che lo stesso avrebbe avuto all’interno del sodalizio mafioso, tenendo conto che la stessa accusa lo definisce “convitato di pietra”.
Le indagini erano partite da un’intuizione del locale Commissariato di P.S. che, ritenendo il Crea – noto assicuratore Taurianovese – vicino agli Zagari-Fazzalari, aveva richiesto ed ottenuto dalla Procura Antimafia di Reggio Calabria un decreto di intercettazione ambientale per la ricerca del latitante Ernesto Fazzalari.
Nell’abito dell’attività di indagine vennero captati alcuni colloqui tra Crea e Zagari da cui sarebbe emerso l’interesse di Carmelo Zagari alla compravendita del terreno dell’ex feudo Gagliardi, per il quale Crea aveva ricevuto dal marchese l’incarico quale mediatore.
Il Tribunale della Libertà ritenendo, così come sostenuto in udienza dagli avvocati Managò e Napoli, blindata ed insormontabile la sentenza della Cassazione, in virtù dell’obbligo del giudice del merito di uniformarsi ai principi della Suprema Corte, ha rigettato l’appello del Pubblico Ministero che mirava ad ottenere il carcere per i tre indagati.
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