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Nella mattinata di ieri a Taurianova è stato ricordato il 34° anniversario della Strage di Razzà. Alle ore 10:30 è stata celebrata una S. Messa presso la Chiesa Matrice della città, officiata dal Cappellano Militare della Legione Carabinieri Calabria, in memoria dell’Appuntato Stefano Condello e del Carabiniere Vincenzo Caruso.
Dopo la cerimonia religiosa sono state deposte delle corone sul monumento dedicato ai caduti dell’Arma, ubicato nella piazza intitolata ai due militari caduti, successivamente, le autorità presenti e i familiari di Condello si sono recati in contrada Razzà dove sono stati deposti dei fiori sulla lapide ubicata nel luogo dove i militari sono stati barbaramente uccisi.
Alla cerimonia hanno preso parte la signora Sig.ra INCORVAIA Grazia, vedova dell’App. Condello e i suoi familiari, il Generale dei Carabinieri Adelmo Lusi, Comandante della Legione Carabinieri Calabria, il Procuratore della Repubblica di Palmi dott. Giuseppe Creazzo, l’On.le Angela Napoli, il Commissario Prefettizio dott. Cirillo del Comune di Taurianova, tutte le altre autorità locali civili e militari, e rappresentanze dell’Associazione Nazionale Carabinieri e dei militari in servizio alla Compagnia Carabinieri di Taurianova. Molto significativa è stata anche la presenza degli studenti di Taurianova, delle scuole elementari, medie e superiori.
COMMEMORAZIONE:
Il 1° aprile del 1977 , alle 13, tre militari del Nucleo Radiomobile della Compagnia di Taurianova, l’Appuntato Stefano Condello ed i Carabinieri Vincenzo Caruso e Pasquale Giacoppo, iniziano il loro turno di servizio. Una volta usciti dalla caserma, i tre carabinieri percorrono la statale 101-bis, diretti in contrada Razzà, dove notano che nei pressi della masseria di un pericoloso pregiudicato sono posteggiate quattro auto ed una Vespa.
Ci sono tre Fiat 127 ed una 126. La 126, osserva il Carabiniere Caruso, appartiene ad un altro pregiudicato del posto. Quel pregiudicato, aggiunge l’Appuntato Condello, è anche noto per aver favorito dei latitanti. L’Appuntato Condello ed il Carabiniere Caruso, lasciano il collega Giacoppo a presidio dell’auto di servizio e si incamminano per la mulattiera. Nella casa diroccata, si trovano due pregiudicati, armati con pistole.
Condello e Caruso, lottando, riescono a disarmarli, ma da tutte le direzioni i carabinieri vengono investiti da una pioggia di colpi di lupara e di pistola. Condello risponde al fuoco, ma viene ferito alle spalle. Caruso lo raggiunge e riesce a colpire, ferendoli mortalmente, gli aggressori, ma arrivano ancora altri malfattori, ed anche lui – infine – soccombe sotto i colpi che senza tregua lo raggiungono.
Il Carabiniere Giacoppo, che ha udito gli spari, decide di avvicinarsi ai colleghi, e nel percorrere la mulattiera si imbatte con tre individui armati di fucile, ne nasce un altro scontro a fuoco, senza feriti: i tre malviventi si dileguano tra la vegetazione. Giacoppo, giunto sul posto, trova i suoi due colleghi stesi a terra, esanimi. I vertici dell’Arma e della Magistratura calabrese giungono subito sul posto.
Le indagini fecero piena luce sull’eroico comportamento dell’Appuntato Condello e del Carabiniere Caruso: quel giorno i tre carabinieri, nella casa colonica, avevano sorpreso undici mafiosi che stavano tenendo una riunione di ‘ndrangheta. A prendervi parte erano esponenti delle più potenti famiglie della Piana, che intendevano confrontarsi per gestire i propri spazi di potere e per spartirsi appalti e tangenti.
Vi erano gli Avignone, due dei quali rimasero uccisi nello scontro a fuoco (Avignone Rocco e Vincenzo), vi erano i Cianci, ed altri. Con sentenza n. 9/81 del 21 luglio 1981 la Corte d’Assise di Palmi ha condannato i responsabili a pesanti pene detentive, in particolare a trenta anni di reclusione, per omicidio continuato ed aggravato in concorso, Avignone Giuseppe, Albanese Girolamo, Zinnato Vincenzo, Lombardo Domenico, Furfaro Francesco, D’Agostino Domenico e Cianci Domenico e Damiano.
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