Il Tar ha annullato l’interdittiva per il Consorzio “Terre del Sole”

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Riceviamo e pubblichiamo la nota della Cooperativa Sociale “Giovani in Vita”:

Abbiamo appurato dalla stampa che il TAR ha annullato l’interdittiva antimafia nei confronti del Consorzio “Terre del Sole“.

La notizia ci ha resi felici, perché di quel Consorzio facevamo parte anche noi. Proprio a causa dell’inserimento del nome del Consorzio nella relazione commissariale che portò allo scioglimento del Comune di Reggio Calabria, ci venne chiesto di lasciare il Consorzio.

Facendoci intendere, pur tra una infinità di edulcorate parole, che la causa dei guai del Consorzio eravamo noi. Si, proprio noi, con le ingombranti e scomode presenze all’interno della nostra compagine sociale. Nomi, i nostri, non lo negammo allora e non vediamo perché dovremmo farlo adesso, dal blasone mafioso di tutto rispetto. Peccato, che uno dei nostri scopi era quello di cercare di recuperare ex detenuti e/o soggetti a forte rischio di devianza criminale. Ci è sempre risultato difficile comprendere, dove questi soggetti avremmo dovuto cercarli.

Forse, presso un convento di frati francescani? Oppure, così come abbiamo fatto, nelle nostre tristi e sventurate realtà sociali e territoriali? Eppure, quando nel lontano anno 2003 la nostra Cooperativa si costituì e divenne uno dei progetti approvati e finanziati dal Ministero dell’Interno, attraverso i PON Sicurezza, Sviluppo e Legalità nel Mezzogiorno d’Italia, nessuno ebbe nulla da obiettare sulle finalità che la Cooperativa si proponeva di perseguire.

Quando fummo contattati dai vertici del Consorzio “ Terre del Sole “, prima di ogni altra cosa, proprio di questo parlammo. Del nostro grande rammarico nel non essere stati in grado di recuperare nessun individuo che avesse precedenti penali o fosse inserito in contesti familiari di ‘ndrangheta.

Chiedemmo pure, giacché il Presidente del Consorzio, Nuccio Quattrone, era anche il responsabile della Lega delle Cooperative della nostra provincia, come avremmo potuto e dovuto liberarci di quelle figure che formalmente erano inserite nella nostra compagine sociale, ma che non partecipavano a nessuna attività atta al raggiungimento degli scopi sociali. Tutto alla luce del sole, dunque. Eppure, all’indomani della pubblicazione della famosa relazione commissariale, i vertici del Consorzio, e con loro i vertici nazionali e regionali della Lega delle Cooperative, ci chiesero di andarcene. Eravamo noi la causa del fango con il quale si erano imbrattati.

Non sappiamo ancora oggi, se facemmo la cosa giusta ad aderire alla richiesta che ci venne rivolta. Ma visto che nessuno spese una parola a nostro favore, non ritenemmo giusto rimanere laddove, appunto, non eravamo graditi ad alcuno. E’ andata così! Certo, però, non nascondiamo il nostro dispiacere nel leggere i proclami di giubilo resi sulla stampa dai vertici consortili, che tra le tante cose interessanti dette, avrebbero potuto riservare una parola anche per questa nostra modesta realtà. Che, per usare le stesse parole del Direttore del Consorzio, Giuseppe Carrozza: “in vicende analoghe a questa le Cooperative sono morte“.

Tanto, che ci viene da credere alla convinzione che già allora ci eravamo fatta. Forse, l’auspicio era appunto quello che questa nostra realtà morisse. Non è sopportabile, infatti, che gente proveniente dall’angolo più remoto della già periferica provincia reggina, possa essere in buona fede. Il giudizio, nei nostri confronti, infatti, era già stato emesso molto tempo prima dell’uscita pubblica della relazione commissariale sullo scioglimento del Comune di Reggio Calabria.

Un giudizio, anzi sarebbe più corretto parlare di “pregiudizio”, che non ammetteva attenuanti: “appestati”. Forse perché sapevano, alcuni di quelli che ci hanno così bollati, che con uomini di ‘ndrangheta noi il contatto l’avevamo avuto da vicino. Come in una fredda e buia mattina nei pressi di una fiumara. L’errore, comunque, è stato ed è il nostro. Se avessimo fatto finta di non sapere e di non vedere tante cose interne ed esterne al Consorzio, forse le cose sarebbero andate diversamente. Ma questa è un’altra storia, che certamente non poteva essere scritta in Calabria.

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Author: Maria Cristina Condello

Maria Cristina Condello ha conseguito la laurea Magistrale in "Informazione, Editoria e Giornalismo" presso L'Università degli Studi Roma Tre. Nel 2015 ha conseguito il Master di Secondo Livello in "Sviluppo Applicazioni Web, Mobile e Social Media". Dal 2016 è Direttore Responsabile della testata giornalistica ntacalabria.it

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