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Il secondo modulo del corso 2016-2017 della Scuola di cultura politica organizzata dall’ISESP con la collaborazione del DiGiEc dell’Università Mediterranea ha visto la presenza del prof. Andrea Monorchio, ordinario di Contabilità di Stato nell’Università di Siena, sul tema “L’Italia e l’euro”.
Ad introdurre i lavori è stato Raffaele Cananzi, presidente dell’ISESP. Il prof. Monorchio, Ragioniere di Stato all’epoca dell’entrata nell’euro dell’Italia e uno dei principali protagonisti di quel momento, ha analizzato l’attuale situazione ripercorrendone origini e cause: “La politica monetaria non è scissa da una riflessione politica generale, la moneta infatti è un mezzo non un fine. In quest’ottica non può consapevolmente non essere difesa, anche oggi, la scelta italiana di entrare nell’euro avvenuta a seguito del Trattato di Maastricht. Non sarebbe difficile delineare gli scenari che si sarebbero aperti per l’Italia se – anche attraverso il prestigio dei suoi vertici di allora – il nostro Paese non avesse aderito alla moneta europea. Detto questo, non si può e non si deve fare un discorso semplicemente difensivo; bisogna anzi impegnarsi per correggere storture ed errori. Penso ad esempio ai Trattati che andrebbero rivisti nel senso di ammettere una maggiore flessibilità per gli Stati membri che ne hanno bisogno e una maggiore tutela dei Paesi, ma penso anche, sul fronte interno, che sono necessarie riforme strutturali che vadano a riorganizzare profondamente la macchina pubblica e statale e a cosa ha comportato la costituzionalizzazione del pareggio di bilancio. Il futuro dell’euro va tutto pensato con una politica monetaria attenta ed accorta, ma anche coraggiosa, come la BCE di Draghi non ha mancato di essere”.
La conferenza è stata moderata dal prof. Daniele Cananzi, coordinatore scientifico della Scuola: “Come si può vedere nel caso della politica monetaria, una riflessione sul passato impegna ed è impegnativa per una riflessione sul futuro. Il prof. Monorchio, tra le persone che rendono tutti noi orgogliosi di essere reggini oltre che italiani, ha dimostrato cosa sia un ragionamento politico, cosa debba essere la politica, quanta ‘cultura politica’ sia necessaria per interpretare nel modo migliore il mondo che ci circonda. L’ Unione Europea, come ha spiegato Andrea Monorchio, il 2017 è l’anniversario tanto dei 60 anni dai Trattati di Roma quanto dei 25 anni dal Trattato di Maastricht , è il futuro non il passato. Un futuro nel quale, come in ogni unione, ciascun interessato è chiamato, intelligentemente, a svolgere la propria parte. L’Unione Europea è la soluzione non il problema, come facilmente si sente dire cavalcando spinte populiste. Tocca però lavorare perché questo non sia solo percepito, ma sia una realtà effettiva”.
Le conclusioni sono state affidate a Nico D’Ascola, direttore della Scuola e presidente della Commissione Giustizia del Senato: “La Scuola di cultura politica deve servire per informare e riflettere, stimolando il dibattito all’interno della città. Ho condiviso l’inciso del prof. Monorchio sulla necessità di operare modifiche alla struttura dello Stato. È stata citata una delle modifiche che si ritengono più urgenti, ed io tempo fa nel corso di una intervista dissi chiaramente che una delle prime cose da fare era sopprimere le Regioni. Questo è stato un tentativo, nella riforma costituzionale di cui recentemente si è discusso, nel dire se limitiamo i poteri perché non li eliminiamo del tutto, quanto meno quello legislativo. Poi, il grande problema del debito pubblico, che non è solo elevato, ma sta all’estero. Intanto, dobbiamo capire ciò che ci ha portato a questa grande situazione di debolezza, perché il debito pubblico ci impone di pagare interessi che potrebbero oltretutto aumentare. Il nostro debito pubblico non sono è più elevato, ma ci costa di più. Lo scopo della politica è di creare benessere e poi, di saperlo distribuire. Una equa distribuzione del reddito qualifica in senso etico la politica, quando la stessa politica è in grado di non lasciare sacche di povertà. Se non si risolvono attraverso economie i problemi come quello della povertà, è chiaro che la politica non riesce a svolgere quel ruolo che al contrario dovrebbe svolgere”.
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