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di Marisa Cagliostro
Uno stringato comunicato riportato dalla stampa locale giorni fa riferiva di adempimenti portati a termine da parte dei Commissari, cui è stata affidata la temporanea conduzione della città, per evitare la perdita di finanziamenti europei relativi a progetti avviati dalla vecchia amministrazione.
Poteva sembrare una di quelle toppe che si mettono per evitare il peggio ma che poi rivelano la loro inadeguatezza. A questa prima informazione è però seguita, sul sito internet della rete civica, la pubblicazione di alcuni bandi per la aggiudicazione di parte di quei progetti, in ambito urbano ed extraurbano, di cui da tempo si attendeva la realizzazione.
Nel recente passato le procedure, condotte nelle segrete stanze, poco lasciavano alla partecipazione pubblica e alla eventuale condivisione di scelte che talvolta sono apparse lontane sia da una corretta modalità di intervento nel centro storico della città che per la loro superficialità e inadeguatezza.
E’ il caso del concorso di idee per la “ristrutturazione” di Piazza del Duomo, il cui progetto vincitore era stato casualmente reso noto alcuni mesi fa da un partecipante allo stesso concorso nella sua pagina di facebook. Il disegno riportato aveva fatto rabbrividire tutti, tanto da provocare l’adesione massiccia di oltre ventimila persone, ad una pagina che si proponeva di salvare la piazza dallo scempio. Tutto poi era caduto nel silenzio dopo una tavola rotonda televisiva nella quale l’allora Soprintendente ai Beni Architettonici e Paesaggistici arch. Banchini aveva ricordato all’ex Sindaco Arena le prescrizioni inviate al Comune dal suo Ufficio sul progetto di pavimentazione del Corso Garibaldi e l’assoluta mancanza di comunicazione tra i due enti, pure necessaria per adempiere alle autorizzazioni di rito.
Nella stessa occasione televisiva si parlava dell’ormai negativamente famosa proposta progettuale su Piazza Duomo, anche questa sconosciuta alla Soprintendenza competente e per la quale l’arch. Banchini chiedeva un tavolo di concertazione per evitare il blocco di lavori ove si fosse cercato di realizzare quella assurda idea progettuale.
Certamente la città ha avuto in questi mesi vicende di maggiore peso sulle quali si è concentrata l’attenzione di tutti, né si sapeva come i Commissari avrebbero operato relativamente a tutto quello che non riguardasse strettamente le verifiche di contabilità e bilanci e l’ordinaria amministrazione legata ai servizi essenziali.
Ecco che le loro attività relative a questi importanti progetti per lo sviluppo e la riqualificazione urbana e soprattutto le modalità procedurali e operative messe in campo, mostrano il corretto coinvolgimento delle istituzioni interessate in un contesto di reciproco rispetto delle specifiche competenze.
Esistono ormai consolidate prassi che fanno sì che una città come la nostra non smarrisca il senso della sua identità. Il valore delle scelte operate nella fase della completa ricostruzione di Reggio, dopo il terremoto del 1908, è dovuto a tante peculiarità: l’uso di materiali locali e il riferimento, seppure si fosse in epoca contemporanea, a linguaggi e stilemi che restituissero alle architetture e agli spazi urbani, storicità, armonia delle proporzioni e memoria di un passato fatto di eroi, uomini illustri, miti e leggende.
La comunità civica, privata di questi riferimenti, avrebbe difficoltà a ritrovare l’orgoglio di far parte di una millenaria storia non solo locale ma nazionale ed europea.
E’ questo che serve ai cittadini e alla città di Reggio mentre ancora, inspiegabilmente, non si prende atto della realtà e ci si perde in improbabili beghe strumentali che altro non servono se non ad isolare sempre di più coloro i quali non vedono oltre il proprio naso e i propri interessi tutti personali.
Quello che si può fare, in atto, nella nostra città, consiste nel mettere a disposizione le proprie competenze nella certezza che, contrariamente al passato, potrebbero trovare degna accoglienza.
Nella sfortunata situazione odierna si aprono quindi spiragli di buone prassi amministrative e trasparenza da cui trarre concreti esempi per una ripartenza che faccia leva su una classe dirigente completamente rinnovata, salvo le dovute eccezioni, e capace di invertire la rotta per restituire ai cittadini una normale vivibilità.
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