Sulle dichiarazioni del Giudice Gratteri, il pensiero di Lamberti-Castronuovo

Assessore-Lamberti-Castronuovo

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Quale esponente della giunta Raffa – si legge dalla nota stampa del Assessore, Dr. Eduardo Lamberti-Castronuovocon la delega specifica alla difesa della legalità sento il profondo dovere di intervenire, con estrema semplicità, sulle dichiarazioni del giudice Nicola Gratteri.

Egli non ha bisogno del mio avallo, pur tuttavia necessita, a mio sommesso parere, che le sue affermazioni vengano recepite e condivise dalle Istituzioni. La sua autorevole voce non può rimanere quella di un solista, ma deve diventare un coro unanime di chi, davvero, esercita la sua funzione antimafia, ogni giorno, con coraggio ed abnegazione, spesso non compresa.

L’antimafia vera non può essere quella che spera che questo fenomeno non finisca mai, per la semplice ragione che, debellando la malavita organizzata… essa stessa non avrebbe più ragione d’esistere. L’antimafia falsa vive e prospera economicamente, con i contributi dello Stato, in funzione dell’esistenza stessa della mafia.

Quando nel 2011 affermai queste cose, scagliandomi contro coloro i quali si ammantavano di roboanti titoli , talvolta espropriati financo alla cultura museale; quando andavo sostenendo che nei musei dobbiamo conservare le opere d’arte e non certo quanto attiene alla ‘ndrangheta, fui fatto oggetto delle invettive più pesanti.

Addirittura alcuni quotidiani titolarono che io ero un assessore alla difesa della legalità che si scagliava contro chi combatteva la mafia e, perfino mi si vedeva contro la magistratura. Apodittiche quanto false affermazioni che, dopo quattro anni, lunghi in verità, hanno trovato la loro secca smentita nei fatti dei quali abbiamo dovuto, ahinoi, leggere e rileggere con sbigottimento, talora eclatantemente e ipocritamente falso.

Io concordo pienamente, senza riserva alcuna, su quanto afferma il giudice Nicola Gratteri. La Lotta alla mafia ed alla ndrangheta la devono fare le Forze  dell’ordine e la Magistratura. Ognuno per le parti di competenza. E a quanto si vede, salvo qualche eccezione preoccupante, queste forze sono in campo ed operano. Ai cittadini, ancorché raggruppati in associazioni, non spettano compiti né polizieschi né di giudizio.

Il popolo deve utilizzare, per combattere i fenomeni malavitosi, l’unica  arma di cui lecitamente dispone: quella della cultura. Quest’arma micidiale per la malavita organizzata e non, resta quasi sempre come l’ascia di guerra degli indiani: sotterrata.

Il gene mafioso non è mai un qualcosa che si trova nel DNA. Uomini che hanno in comune le stesse origini, divergono nel vivere sociale. Taluno rivolge i suoi interessi al male, talaltro vi si contrappone.

E’ la società che forma questi uomini. Se durante la formazione dell’individuo si cosparge il suo terreno di acquisizione di norme e costumi, con elementi sereni di vita sociale, se gli si fanno conoscere le regole della vita fin dalla tenera età, se con l’esempio gli si prospettano le conseguenze del bene e del male, difficilmente la sua formazione divergerà da quella della correttezza.

Non si ottengono i risultati sperati, però, costringendo i giovani ad inutili quanto pittoresche sfilate, ad inutili quanto barbose conferenze, tenute da personalità che tali non sono, spesso condotte da elementi che sono passati dalla cultura delle feste di piazza- con tutto il rispetto per esse – alle disquisizioni sull’antimafia di cui non conoscono neppure l’ a b c o peggio, come i fatti recenti sembrerebbero dimostrare, sono adusi lucrare sui fondi messi loro a disposizione dalle istituzioni, qualche volta ignare e superficiali, qualche altra addirittura conniventi e consenzienti.

È naturale che non si può fare di tutta l’ erba  un fascio! Vi sono associazioni ed uomini che organizzano iniziative valide e reali, ma se ci pensate, hanno sempre la cultura come elemento fondante del loro operato. Fanno antimafia vera , quelli che coltivano le terre confiscate , quelli che si adoperano perché beni confiscati siano restituiti alla pubblica fruizione, quelli che consegnano uno strumento musicale nelle mani di un giovane e lo indirizzano verso la cultura della musica, così come quelli che consegnano una vanga per avviare i ragazzi a sfruttare le immense opere della natura.

Chi imbraccia da giovane uno strumento di pace, sia esso un violino o una zappa, non imbraccerà mai uno strumento di guerra.
Credo di leggere nel messaggio del giudice Gratteri queste indicazioni.
A gran voce chiedo che tutte le Istituzioni scolastiche neghino la possibilità di intruppare i giovani studenti per andare ad ascoltare il Solone di turno, o se proprio lo ritengono importante, facciano organizzare questi meeting nelle ore pomeridiane, non in quelle delle lezioni. Il consiglio è poi quello di andare a contare le presenze!

Invece di dare contributi ad associazioni il cui scopo è solo quello di esistere, si costruiscano palestre, biblioteche, teatri e quant’altro possa essere sede di attività aggreganti , sotto l’egida della cultura vera, che è conoscenza di quanto la vita ci offre di bello.

I nostri giovani – conclude l’Assessore – non aspettano altro che venga data loro la possibilità di esercitare quel diritto alla conoscenza che non solo la Scuola deve dare, ma la società tutta, attraverso i mezzi di cui si deve dotare. Una città senza palestre di cultura, siano esse fisiche che morali, non è una città votata all’ antimafia. Tutt’altro. É terreno di coltura, con la o, per le attività malavitose”.

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