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Il meteo inusuale e la crisi hanno accorciato le ferie in spiaggia degli italiani. E’ quanto emerge dai risultati di un sondaggio consuntivo condotto da Fiba-Confesercenti, l’associazione di categoria che riunisce gli imprenditori balneari, sulla stagione estiva 2012.
“Il calo delle presenze – segnalano gli stabilimenti – ha colpito praticamente tutte le spiagge a pagamento d’Italia, che hanno visto diminuire dal 5% al 15% la propria clientela. La riduzione delle presenze si è accompagnata a una consistente (-20%) flessione dei consumi all’interno degli stabilimenti. Quest’anno, insomma, gli italiani sono andati in spiaggia facendo più attenzione al portafoglio, e hanno risparmiato su ombrelloni, sdraio, cibi e bevande”.
“I cattivi risultati, però, non sono da addebitare solamente alla crisi. L’inizio della stagione 2012 – spiegano gli imprenditori balneari – è stato rallentato dai weekend nuvolosi di maggio e giugno. Il cattivo avvio dell’estate è stato in parte recuperato a luglio e, soprattutto, ad agosto, quando il gran caldo ha riportato gli italiani sulla spiaggia”.
“Il bilancio, però, resta negativo: quest’estate sono diminuiti non solo i clienti totali ma, inaspettatamente, anche i bagnanti giornalieri, cioè quelli che affittano l’ombrellone per un solo giorno, fra il lunedì e il venerdì. Si segnala invece un aumento delle presenze nei weekend della clientela – sottolinea Fiba Confesercenti – composta in maggioranza da soggetti provenienti dai Comuni della propria provincia e dal Comune in cui è ubicata l’impresa balneare e che soggiorna in abitazioni private (di vacanza e/o di residenza). A resistere meglio, comunque, sono state le spiagge libere attrezzate e quelle raggiungibili con i mezzi pubblici: segno che il caro-benzina ha pesato anche sul tradizionale assalto alla spiaggia estivo”. Agli esiti di un quadro stagionale non positivo, si aggiunge l’incertezza di interpretazione normativa riguardante la direttiva Bolkestein.
Il problema va affrontato subito perché ci sono in ballo migliaia di posti di lavoro ed il futuro del settore balneare che rischia di saltare se si passasse alla messa a gara delle concessioni demaniali”.
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