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Un nuovo sondaggio, stilato dall’istituto di ricerca ISPO su incarico del WWF Svizzera, mostra chiaramente come la maggioranza della popolazione della provincia di Reggio Calabria sia contraria alla costruzione della centrale a carbone di Saline Joniche per opera della SEI-Repower, che ha sede a Poschiavo, nel Cantone dei Grigioni.
Ben il 61% degli interpellati è contrario alla sua costruzione (di cui il 37% molto contrario), mentresolo il 26% è favorevole (solo il 5 per cento molto favorevole). Inoltre, il 57% degli intervistati sa che le centrali a carbone hanno un impatto diretto sull’inquinamento del territorio circostante e aggravano i cambiamenti climatici; il 65% crede che la centrale porterà “danni alla salute e all’ambiente”, e il 60% ritiene che “il progetto rovinerà il paesaggio e le coste della Calabria”. Solo 2 reggini su 10 invece credono che le centrali a carbone non abbiano ripercussioni negative su ambiente e salute.
Questa è una nuova voce che si va ad aggiungere per la tutela delle coste, nel mese della campagna del WWF Italia “Un mare di oasi per te”.
“La popolazione calabrese si è dimostrata molto più avanti di chi crede che il carbone abbia ancora un futuro come fonte di energia e ha detto chiaramente di voler tutelare il clima globale, le proprie coste e la salute dell’ambiente e dei cittadini” afferma Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del WWF Italia, che continua: “A questo punto chiediamo con forza al responsabile della Repower Kurt Bobst di prendere atto di quello che pensano anche i cittadini calabresi e di mantenere la parola data ritirando in maniera definitiva il progetto Saline Joniche.
Il carbone e una nuova centrale, nella realtà energetica italiana, non hanno senso. L’Italia, con una potenza installata che già supera i 106.489 MW, a fronte di una punta massima della domanda di 56.822 MW, ha una capacità sovrabbondante di produzione di energia elettrica, tanto che le centrali esistenti funzionano a scartamento ridotto. La vera sfida è puntare su modello energetico centrato sul risparmio, l’efficienza e le fonti rinnovabili”.
Il dirigente di Repower, infatti, ha recentemente rilasciato alcune dichiarazioni alla testata svizzera Südostschweiz in cui affermava che “contro il chiaro volere della popolazione non si possono realizzare progetti infrastrutturali di tali dimensioni”. E più chiaro di così il no della popolazione non poteva essere.
“Finora la SEI – Repower non ha voluto affrontare la realtà dei fatti” dichiara Beatrice Barillaro, presidente del WWF Calabria. “Ora questi numeri la inchiodano alle proprie responsabilità. Se la Repower non vuole continuare a danneggiare la propria reputazione condannando la Calabria a rimanere ancorata a scelte energetiche del passato, non rimane che il ritiro del progetto. Del resto, ci sarebbe altro da fare: la Calabria ha una forte vocazione per le fonti rinnovabili in particolare solare, eolico e correnti marine.”
Il progetto Saline Joniche ha suscitato anche una forte reazione contraria in Svizzera, dove la Repower ha sede: il WWF del cantone dei Grigioni insieme ad altre associazioni ha lanciato un’iniziativa contro gli investimenti sulle centrali a carbone chiedendo anche al Governo dei Grigioni di prendere una posizione chiara contro il progetto della Repower.
Il sondaggio è scaricabile dal sito: www.wwf.it/fermiamoilcarbone
I risultati del sondaggio su Saline Joniche rappresentano anche una nuova voce per la tutela delle coste italiane, per la quale proprio in questi giorni il WWF Italia ha lanciato la campagna “Un mare di oasi per te” (www.wwf.it) che sta già coinvolgendo migliaia di italiani e che vede nei poli industriali costieri una delle principali minacce. Come si legge nel dossier WWF “Coste: il profilo fragile dell’Italia” diffuso questa settimana, su 57 aree industriali da bonificare considerate con decreto del ministro dell’Ambiente come di “interesse nazionale”, ben 28 insistono sulla fascia costiera, per un totale di decine di migliaia di ettari sia a terra che a mare, che non si sa se né quando verranno mai bonificati.
A questi si aggiungono molti altri poli industriali, sottoposti anche alla cosiddetta Direttiva Seveso per aree ad alto rischio, e poli energetici come Porto Tolle, Montalto di Castro o la centrale che si vorrebbe costruire a Saline Joniche.
Una tara ereditata da sconsiderate politiche degli anni 50-60, che hanno visto molte industrie ad alto impatto ambientale insediarsi lungo coste incontaminate o presso luoghi storici e naturalistici di immenso valore (come Marghera vicino a Venezia o Priolo presso Siracusa) e che oggi la costruzione della centrale di Saline Joniche rischierebbe anacronisticamente di replicare.
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Ancora una volta si ha la dimostrazione della scarsa ed insufficiente informazione che circola in Italia circa l’importante argomento che riguarda la produzione elettrica e l’assoluta necessità, anche per l’Italia, di infine disporre di un …”Mix delle Fonti” opportunamente diversificato ed equilibrato, così come avviene in TUTTI i Paesi avanzati dell’Europa e del Mondo. Evidente anche come poi si possano “equivocare” i riscontri di sondaggi fatti con l’intento di speculare sull’emotività della popolazione appunto quando la stessa non è sufficiente edotta dei termini tecnici e generali che invece suggeriscono questa necessità per il Paese, per:
- Sostenere e difendere la competitività delle numerose attività produttive energivore: “Acciaio, carta, cemento, vetro, metalli vari, ecc.” che sono poi fonte di rilevante occupazione sul territorio nazionale e quindi benessere per noi tutti;
– Difendere la sicurezza strategica per gli approvvigionamenti energetici, ancor più condizione importante per un Paese notoriamente privo di materie prime sul ns. territorio. L’evidenza di tale disinformazione è data dal fatto che sul primo fondamentale quesito del Sondaggio: “Lei ha sentito parlare del Progetto per Saline Joniche?” gli intervistati hanno risposto:
42% non ne ha sentito parlare;
23% ne ha “sentito” parlare MA non sa di cosa si tratti (?);
35% Ho ben presente di cosa si tratti. Quindi è solo un terzo degli intervistati che si è dichiarato esserne informato.
Un’ulteriore dimostrazione che l’opinione sull’argomento sia condizionata dal pregiudizio e dalla strumentalizzazione attuata da certe lobby “ambientaliste” è il fatto che anche chi NON ne ha sentito parlare (e quindi NON conosce il Progetto e le caratteristiche della modernissima Centrale) ritiene che la stessa abbia un impatto significativo sull’inquinamento e sui “cambiamenti climatici”?
Per esempio, a costoro nessuno dice e spiega perchè la produzione elettrica a Carbone sia la prima soluzione per produrre l’elettricità in Paesi avanzatissimi come: USA, Germania, Giappone, Canada!
Ed ancora: Un’ulteriore dimostrazione del pregiudizio che alimenta questo tema sono le risposte ad un’altro questito, dove però c’è anche un apprezzabile consenso:
- Il 65% ritiene che la realizzazione porterà certamente NUOVA OCCUPAZIONE (peraltro, dove serve, vista l’alta percentuale di disoccupazione in quell’area).
– Il 65% ritiene che le emissioni porteranno DANNI ALLA SALUTE e … ALL’AMBIENTE …(?). (Quest’ultimo punto in merito all’assurdo pregiudizio sulla CO2, il terzo gas più importante per la vita sul Pianeta!).
– Il 60% ritiene che ROVINERA’ IL PAESAGGIO E LA COSTA (?): Oggi, in quel sito vi è un diroccato impianto industriale che non ha mai prodotto nulla da circa 40 anni (!) ed il piccolo porticciolo è inagibile ed insabbiato, causa incuria e mancate strutture di protezione dello stesso!). Il 52% ritiene che il Progetto sia indubitabilmente un’OCCASIONE DI SVILUPPO per il territorio e per la Provincia.