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Si è tenuto nell’area del cantiere (abbandonato) del Nuovo Palazzo di Giustizia un presidio organizzato dalla lista “Sinistra per Reggio”.
Hanno partecipato alla manifestazione il candidato Sindaco Giuseppe Falcomatà, i promotori e i candidati della lista, nonché una nutrita rappresentanza dei lavoratori, oggi licenziati e in mobilità, della Bentini, l’azienda che aveva vinto l’appalto per la costruzione del Palazzo di Giustizia.
Il presidio ha avuto il merito di accendere i riflettori sulla pesantissima crisi, con le gravi conseguenze annesse, che sta vivendo il mondo dell’edilizia e, contestualmente, per denunciare la vergognosa situazione relativa alla lunga serie di opere pubbliche incompiute e abbandonate che disseminano la città.
Ha introdotto la manifestazione Ivan Tripodi, segretario cittadino del Pdci, il quale ha elencato una lista, assolutamente sommaria, delle opere pubbliche incompiute e abbandonate. Vale a dire: il Nuovo Palazzo di Giustizia (cantiere fermo a circa il 75-80% dell’opera), il Centro integrato di Mortara (composto da Centro Agroalimentare, Canile, Mattatoio e Nuova sede Atam), il Parco lineare Sud, il Lungomare di Gallico, la Scuola elementare di Spontone, il Ponte della Liberta’, l’Area dell’ex Caserma 208, le Aste o Bretelle sul Calopinace (da Cannavò al Cedir – abbandonate al 70%), il Centro Civico aggregato di Tremulini (discesa Piazza del Popolo), il Teatro a Gallico Superiore (vicino Santuario Madonna delle Grazie), il Ponte di collegamento dell’abitato di Rosalì, una lunga serie di impianti sportivi (tra cui): il Palaghiaccio di Arghilla’ (vi sono solo i pilastri), la Palestra Arghilla’ (2 volte appaltata e oggi con poche opere in muratura), la Palestra e il Centro Civico di Cannavo’ (solo parziali opere in muratura) e il famigerato Tapis Roulant: monumento negativo e nefasto del fallimentare “modello Reggio” di Scopelliti e Arena.
Questa situazione – ha affermato Ivan Tripodi – ha prodotto un dato spaventoso: negli ultimi 10 anni, caratterizzati dalle amministrazioni Scopelliti e Arena, il numero dei lavoratori della città di Reggio occupati nell’edilizia ha subito un mostruoso crollo, si è passati da circa 5.000 lavoratori a soltanto 1.000 addetti con un pauroso – 80%.
Inoltre, in questo lasso di tempo, hanno chiuso all’incirca un migliaio di aziende piccole, medie e grandi del settore edilizio provocando irreparabili danni economico-sociali.
Per quanto riguarda il nuovo Palazzo di Giustizia, la Bentini nel marzo 2013 ha licenziato gli ultimi operai (oggi in mobilità) e nel frattempo è fallita. Anche se rimane in piedi il contenzioso per le riserve della stessa nei confronti del Comune di Reggio per circa 40 milioni di euro; oggi questo contenzioso è pendente presso il Tribunale di Catanzaro.
Fino ad oggi sono stati spesi circa 70 milioni di euro e per il completamento definitivo del Palazzo, a detta del Comune di Reggio, mancherebbero circa 35 milioni di euro. La realtà è che dopo l’ultimo incontro operativo, svoltosi in Prefettura agli inizi del mese di settembre scorso, la situazione si è arenata ed è ritornata nel dimenticatoio. Tutto ciò è inaccettabile.
La rabbia dei lavoratori è stata espressa da Giovanni Roto, operaio in mobilità della Bentini e candidato nella lista “Sinistra per Reggio”, il quale ha raccontato la drammatica vicenda che coinvolge decine di lavoratori e ha chiesto un impegno formale al candidato sindaco per la ripartenza dell’opera.
Il candidato Sindaco Giuseppe Falcomatà ha ringraziato “Sinistra per Reggio” per avere puntato il dito sulla vicenda delle opere incompiute e abbandonate: un elenco che è senza fine e che evidenzia l’insipienza amministrativa delle passate gestioni. Falcomatà si è impegnato formalmente a lavorare per il rilancio del settore dell’edilizia, settore trainante per l’economia cittadina, e ha preannunciato che tra i suoi primi impegni, se i cittadini lo eleggeranno a Palazzo S. Giorgio, vi sarà un’azione, da portare avanti a tutti i livelli, finalizzata alla ripresa delle opere incompiute a partire dal Nuovo palazzo di Giustizia che, anche per l’alto valore simbolico che rappresenta sul tema della legalità, non può rimanere un “monumento abbandonato”.
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