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La Polizia di Stato ha sequestrato beni per un valore di oltre 200 milioni di euro alla cosca Commisso di Siderno. I beni sequestrati consistono in appartamenti, terreni, attività commerciali e denaro in contante.
Si tratta di un filone dell’operazione “Crimine”, sulle attività illecite della ‘ndrangheta in Lombardia, che nel luglio scorso portò all’arresto di oltre 300 persone. Il sequestro dei beni é stato disposto dalla sezione misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria, che ha accolto la proposta del questore, Carmelo Casabona.
Le indagini che hanno portato al provvedimento sono state condotte dalla Squadra mobile di Reggio Calabria, dallo Sco e dal Commissariato di Siderno.
In data odierna si è conclusa la notifica del provvedimento di sequestro emesso, su richiesta del Questore di Reggio Calabria dr. Carmelo Casabona ex art. 2 bis della legge 575\65, dal Presidente del Tribunale di Reggio Calabria sezione Misure di Prevenzione a carico di 7 esponenti del clan Commisso di Siderno.
Le operazioni sono state coordinate dalla Divisione Anticrimine della questura di Reggio Calabria diretta dal primo dirigente dr. Benedetto Sanna ed hanno visto impegnato il personale del Commissariato di Siderno diretto dal Vice Questore Aggiunto dr. Stefano Dodaro.
Questo provvedimento evidenzia l’egemonia indiscussa che la cosca COMMISSO ha conquistato, in questi ultimi anni, nel territorio sidernese sia sotto il profilo criminale sia attraverso la contaminazione del mondo imprenditoriale e commerciale.
Per quanto riguarda l’aspetto criminale la recente operazione ‘’CRIMINE’’ ha svelato intrecci, alleanze, collusioni ed infiltrazioni anche in regioni del nord e segnatamente in Lombardia ed ha portato all’arresto di 300 persone.
Nello stesso tempo le preziose intercettazioni hanno anche consentito di alzare il velo sugli intrecci affaristici della cosca nonché evidenziare la forte preoccupazione dei proposti di subire sequestri patrimoniali
Partendo proprio dall’operazione ‘’ CRIMINE’’ si è sviluppata l’indagine patrimoniale la cui finalità, come è noto, è quella di ottenere la confisca dei beni di un soggetto ritenuto socialmente pericoloso quando esiste una significativa sproporzione tra i beni stessi e i redditi e le attività leciti dell’interessato.
Analizzando sinteticamente le posizioni dei 7 singoli proposti emerge quanto segue.
Commisso Giuseppe classe ’47 dal punto di vista della pericolosità sociale viene considerato un capo ‘ndrangheta di grosso spessore.
L’analisi dei redditi suoi, di sua moglie e dei suoi figli negli ultimi 5 anni evidenzia entrate talmente modeste da consentire un regime di vita molto ma molto parco(una media di 6 mila euro l’anno).
A fronte di tutto ciò il Commisso Giuseppe dispone di varie attività organizzate in forma imprenditoriale(due imprese individuali e una società in accomandita semplice) più 7 immobili( terreni e fabbricati)
Commisso Roberto classe ’72 è considerato un partecipe dell’associazione mafiosa sopra descritta.
Anche la sua posizione reddituale che si attesta su una media di circa 25 mila euro annui appare del tutto inadeguata rispetto al patrimonio di cui dispone( socio unico della società Passaparola srl e socio della Commisso Francesco e C. sas titolari di varie attività commerciali e di ben 75 beni immobili ).
Muia’ Carmelo classe ’72 è considerato un partecipe dell’associazione ‘ndranghetista descritta. Anche per lui esiste una notevole sproporzione tra redditi dichiarati( una media di 15 mila euro l’anno sia per lui che per la moglie) e beni posseduti( 4 società e 7 immobili per lui e 6 immobili per la moglie).
Commisso Francesco classe ’83 è considerato anch’esso un partecipe dell’associazione sopra descritta. Anche nel suo caso esiste sproporzione tra redditi( una media di 10 mila euro l’anno) e beni posseduti(impresa individuale Domus Mediterranea Agenzia Immobiliare).
Albanese Giuseppe classe ’49 anch’esso partecipe dell’associazione criminale su indicata. Anche per lui sproporzione tra reddito(10 mila euro circa l’anno) e beni posseduti( una società che commercia autovetture e 14 beni immobili).
Futia Antonio classe ’58 ritenuto partecipe della predetta organizzazione criminale. Sussistente anche per lui la sproporzione tra il reddito dichiarato e i beni posseduti( impresa di autotrasporti).
Barranca Vittorio classe ’58 è ritenuto anch’esso partecipe dell’associazione di cui sopra e anche per lui esiste la sproporzione tra redditi dichiarati ( l’interessato non risulta che negli ultimi 5 anni abbia presentato redditi, mentre la moglie ha dichiarato somme molto modeste) e beni posseduti(2 immobili intestati alla moglie e quote di 5 società intestate alla moglie e alla figlia).
Infine sono stati nominati dal Tribunale di Reggio Calabria ben 4 amministratori giudiziari.
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