Questo post é stato letto 46940 volte!
Il messaggio del maestro Velasco Vitali, giovedì sera a Scilla, è stato forte e chiaro: lui ha avuto l’intuizione ma l’opera “MEDI TERRANEO” l’hanno realizzata i ragazzi e, non a caso, è stato fiero di scandire bene i loro nomi: Nicola Cava, Giusy Celona, Caterina Cozza, Piero De Francesco, Roberta De Luca, Domenico Fazzari, Nicodemo Ferraro, Angela Filocamo, Nadia Finessi, Caterina Giriolo, Ivana Italiano, Fabio Listo, Noemi Maisano, Tania Mammì, Lucrezia Marino, Silvana Marrapodi, Francesca Nocito Gabriele Nocito, Margherita Perri, Daniele Rizzuti, Vittoria Laura Sidari, Davide Triolo, Vincenzo, Mantuano, Francesco Comi.
“Medi Terraneo” una barca tra cielo e terra: perché Mediterraneus significa proprio in mezzo alle terre, simbolo di attraversamento, un viaggio sospeso nella cultura dei luoghi e nella loro storia.” Un simbolo anche per Viartis ambizioso progetto, o meglio, ambiziosa sfida, che nasce dalla collaborazione dalle principali istituzioni presenti nella provincia di Reggio Calabria – il Dipartimento di Architettura e Territorio dell’Università Mediterranea, l’Accademia di Belle Arti, il Conservatorio Musicale Cilea e l’Associazione Propentedattilo Onlus–Borghi Solidali – che sta lasciando una straordinaria eredità, fatta di tracce visibili, da ammirare in un territorio ad oggi, troppo spesso maltrattato.
Eh si, il clima che si è respirato giovedì sera a Scilla è stato travolgente per tutti. Appuntamento nella piazza principale, quella di fronte al Palazzo Comunale, da dove si ammira meglio l’installazione. Un’accoglienza fantastica: gente, tanta gente, musica, lo Stretto illuminato da un tramonto rosso fuoco cosparso da nuvole dalle forme più strane, e poi barche, navi da crociera, a rendere ancora più magico l’incontro, in lontananza, la linea delle isole Eolie. E, in cima al castello, lei, la vera protagonista della serata, la Barca di Vitali, anzi no, la Barca dei ragazzi, “un accrocco di canne recuperate nelle fiumare”, si schernisce il maestro, ma che tutti incantati ammiriamo e sappiamo bene che accrocco non è.
Il castello di Scilla adesso appare più bello, emozionante con la luce del sole e ancor di più, quando al tramonto si illumina. Come descriverlo? Anche le foto non possono fare onore all’opera fino in fondo, bisogna andare a Scilla e vederla. Rossa, rossissima ma discreta, adagiata sulla cima del Castello. Il maestro sorridendo dice che gli avevano consigliato di puntare in alto, ed è quello che ha fatto, più in alto non poteva andare. In effetti questa “creatura” è ricca di significati e per lo stesso autore ognuno di noi può raccontarla in maniera differente. Come hanno fatto le autorità presenti; il prof Neri, direttore del d’ArTe della Mediterranea, la definisce “la barca della speranza, un’ancora di salvezza nel momento in cui in questo nostro mare stanno accadendo fatti terribili”; l’Assessore provinciale alla cultura, Lamberti Castronuovo, la vede come “un grande fuoco sopra al castello per illuminare la nostra terra di Calabria”, … per il presidente del Conservatorio Barillà “la barca è metafora di un viaggio che deve aprire la nostra terra al mondo”…
Ma il messaggio del maestro è chiaro non vuole dare un significato all’opera, per lui la sua idea è molto semplice, “il mare in mezzo alle terre” e invece di citare grandi pensatori, cita Maroni, l’ex ministro dell’Interno, il quale, non appena eletto presidente della Regione Lombardia, trionfante ribadiva “ Missione compiuta: adesso pensiamo ad una macro regione”. “Noi no”, e questa volta Vitali alza un po’ la voce, “noi pensiamo al Mediterraneo e siamo tutti insieme!” Ecco il vero significato dell’opera: il lavoro svolto per realizzarla. Lui si è trasformato in un direttore d’orchestra per coordinare gli strumenti di 20 giovani studenti operai, che in una settimana hanno lavorato senza sosta, anche rischiando di passare le notti al castello di Scilla, con pioggia e vento che si alternavano al sole, senza però rinunciare a un tuffo in mare, spesso saltando il pranzo …
Un grande plauso al sindaco di Scilla, Pasquale Caratozzolo, davvero coraggioso perché quest’opera l’ha voluta a tutti costi … per lui siamo solo all’inizio.
Missione compiuta allora, e dalla piazza Velasco ha invitato tutti al Castello di Scilla. E questa volta l’arte ha raggiunto un obbiettivo ancora più grande: ha unito tutti. Alla festa di giovedì sera nessuno si è tirato indietro: autorità, docenti, bambini, turisti, tutti ospiti del maestro e dei suoi ragazzi, con i quali è evidente si è instaurato un rapporto magico, complice, impossibile non notare l’espressione felice del suo viso quando si rivolge a loro. E così abbiamo avuto modo di capire cosa vuol dire Public Art. Con allegria, ballando al ritmo degli strumenti del cantiere trasformati in percussioni e abilmente animati dai giovani artisti, ci sentiamo tutti parte dell’opera, l’arte è a portata di mano, fatta di sensazioni, appagamento, e il suo compito è arricchire lo spirito.
Ma le sorprese che Viartis ci riserva non sono finite: giovedì pomeriggio a Ecolandia sono state inaugurate altre due opere: Spazio stretto e Sole Nero.
La prima posizionata in uno dei punti più panoramici di Ecolandia consiste in un parallelepipedo di 4 metri che rappresenta una finestra privilegiata che dà maggiore enfasi agli scorci dello Stretto. “Con una visione ampia, ma nella stesso tempo circoscritta”, Marco Mannino, docente del dArTe spiega che “il vero obiettivo è stato quello di trovare uno spazio dove posizionare l’opera che sfruttasse la forza del paesaggio. Finestre come nei quadri rinascimentali in cui lo spazio è selezionato, scelto, essenziale nella sua dimensione, e il pittore è un alchimista che rende tutto magico, centellinandone le proporzioni. Fa riferimento ad Antonello da Messina alla sua sensibilità nel guardare a rappresentare lo spazio dello Stretto. Un traguardo ambizioso e difficile da raggiungere: l’essenzialità delle forme sono riuscite a entrare in tensione con la bellezza dello Stretto. L’opera è stata pensata dallo stesso Mannino e da Ghislain Mayaud, docente all’Accademia ma soprattutto affermato artista, il quale è particolarmente soddisfatto del risultato: “un’ avventura intellettuale e umana, una sintesi visiva tra diverse discipline: architettura, musica e arti plastiche. La grande sfida è stata quella di abbracciare tante idee diverse, anche per formazione, in un unico gesto”. La scultura dai colori giocosi può assumere varie funzioni, attraverso finestre, passerelle e scale, che Mayaud spiega come simbologia, non per salire, piuttosto come celebrazione, come elogio a Giacobbe o meglio ancora la scala riferita a Santa Perpetua, elevarsi per raggiungere la perfezione.
Sole Nero è invece l’altra opera realizzata da un gruppo di studenti seguiti dai docenti Adelfo Tinnarello dell’Accademia di Belle Arti e Alessandro Villari del dArTe. E’ un’idea particolarmente suggestiva, posizionata in uno spazio quasi isolato, dove non esiste una dimensione urbana. Pali alti circa due metri sono stati installati in circolo e l’osservazione da più angolazioni si presta a diverse interpretazioni. Terra, acqua, fuoco, mare, il calore del sole a simboleggiare il linguaggio della natura: la vita, l’energia.
Non siamo più abituati a guardare, a curiosare. Tutto arriva nelle nostre case attraverso dispositivi elettronici e virtuali, stiamo perdendo la percezione della magia di un paesaggio per sognare e immaginare. Ma il paesaggio è un patrimonio, una necessità, un bisogno sociale per ricomporre e valorizzare i nostri territori. Grazie a Viartis anche nella nostra Calabria abbiamo ritrovato il cammino che sbadatamente avevamo abbandonato.
Questo post é stato letto 46940 volte!