Scilla (Rc), il parroco chiede interventi

Castello di Scilla

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Castello di Scilla
Castello di Scilla

Riceviamo e pubblichiamo:

In riferimento alle tante richieste di aiuto rivolte alle istituzioni preposte e ad oggi senza risposta, scrivo a nome di una Comunità che mi onoro di rappresentare e che, ormai esasperata da un silenzio irresponsabile e irriverente, chiede risposte chiare e precise.
Da sempre rappresentiamo per la Calabria un notevole punto di riferimento religioso, sociale e culturale: con l’unica Adorazione Eucaristica Perpetua calabrese, con il più prezioso patrimonio storico-artistico e archivistico, per densità urbana, disseminato in ben 8 stupende chiese, quasi tutte vincolate ma fragili e fortemente attaccate dal degrado e dai crolli, con l’unica convenzione in Calabria tra una parrocchia e l’Università – Dipartimento PAU, con la più estesa forma di pietà popolare calabrese che occupa tutti i mesi dell’anno e che anima un territorio a vocazione turistica ma spento di iniziative e depresso di servizi e che, in quest’epoca di incertezze istituzionali, anche attraverso le numerose associazioni parrocchiali, toglie dalla strada centinaia di ragazzi, rappresentando dunque un presidio indispensabile contro il disagio e la dispersione sociale, ma anche come lotta concreta alla criminalità e alle dipendenze.
Non dovevamo per questo essere sostenuti ed aiutati? e invece come è possibile che siamo isolati e lasciati soli? In questi anni abbiamo chiesto aiuto in tutte le direzioni (come testimonia, tra tutti, la sintesi sull’attività a favore dei beni culturali del 17/2/2012, inviata anche a tutti i consiglieri comunali e rimasta senza risposta) ma, fatta eccezione per l’acconto sugli oneri di urbanizzazione spettanti e l’apprezzato segnale della Provincia, nessuno si è mosso.
Ciò premesso mi chiedo:
1) come mai si sta perdendo un finanziamento regionale (D.D.G. n.7218 del 21/6/2011) mentre permangono le situazioni di pericolo e di esposizione agli agenti atmosferici delle strutture a sbalzo e delle opere aggettanti del Duomo di Scilla, con l’accentuarsi del loro logoramento ed il conseguente deperimento strutturale dell’intero organismo architettonico? Dopo tanta fatica per ottenere il suddetto finanziamento dobbiamo assistere impotenti al definanziamento per decorrenza dei termini? E meno male che la chiesa in questione si trova adiacente a due importanti vie pubbliche, con i pericoli connessi e la miriade di “personalità” che quotidianamente visitano il castello o presenziano anche importanti convegni nazionali. Abbiamo chiesto l’intervento dei VV.FF. e, dopo aver scoperto che “il re è nudo” (loro stessi non hanno potuto rimuovere tutto il pericolo per mancanza di mezzi) ci siamo rivolti alla Protezione Civile che si è limitata ad un sopralluogo e ad imporci un sistema di contenimento che abbiamo adottato sotto la nostra responsabilità visto che nessun ente certificatore ha risposto alla nostra richiesta. Così, con le nostre scarse economie siamo appena riusciti a rimuovere le parti pericolanti ma lasciando esposte pericolosamente le strutture portanti. Ci avevano garantito che la Cassa Depositi e Prestiti avrebbe concesso il mutuo anche se il Comune avrebbe dichiarato il dissesto, e che comunque non l’avrebbe appurato, e invece è stato tutto il contrario. Il Presidente Raffa ha annunciato pubblicamente la disponibilità della Provincia a sostituirsi al Comune come soggetto attuatore ma l’adesione formale è stata richiesta da oltre tre mesi senza esito. Addirittura attendiamo da oltre dieci giorni una risposta scritta da parte dei soggetti istituzionali coinvolti, dove emerga con chiarezza la posizione e l’impegno di ciascuno. Quanto ancora dobbiamo aspettare?
2) stiamo approntando il progetto per la realizzazione della facciata del Duomo, rimasta inconcepibilmente incompleta e che inevitabilmente si coglie con unico colpo d’occhio assieme al Castello Ruffo in tutte le foto e le cartoline di Scilla. Come si fa a non avvertire la bruttura di quello che possiamo a buon titolo considerare il biglietto da visita della cittadina? E come si fa a continuare ad esportare le immagini di Scilla a fiere ed eventi nazionali senza mai porsi questo problema?
3) abbiamo un salone parrocchiale che per dimensioni è la più grande sala di tutta la Costa Viola, indispensabile per l’aggregazione e i momenti culturali del territorio, ma che necessita di restauro, adeguamento e qualificazione e che pur essendo stato inserito nell’elenco regionale delle residenze teatrali è stato escluso dall’apposito bando regionale (un controsenso); a nulla è valsa la richiesta diretta dello stesso sindaco di Scilla che dimostrava, tramite convenzione ventennale, il reale diritto di godimento da parte dell’ente locale;
4) abbiamo l’urgenza di arrestare il degrado degli innumerevoli oggetti e manufatti d’arte per poi indirizzarli al restauro presso laboratori specializzati e per questo abbiamo pensato ad un Laboratorio di Pronto Intervento Artistico, per il quale avevamo pure ottenuto la disponibilità di un rapporto consulenziale dall’Opificio delle Pietre Dure di Firenze. Perché questa idea non è stata appoggiata dalla Soprintendenza e non è stata fatta propria dagli amministratori? Quali strane logiche soggiacciono all’immobilismo istituzionale davanti ad un inarrestabile degrado che consuma irrimediabilmente la nostra storia e i nostri capolavori?
5) abbiamo avviato l’allestimento del Museo di interesse locale che, tuttavia, a causa degli standard minimi previsti dalle restrittive normative, risulta oltremodo proibitivo a fronte di numerosi oggetti pregiati e non fruibili. Perché la Regione non solo esclude esplicitamente le parrocchie dai bandi regionali, ma questi vengono confezionati scientemente per lasciare sempre indietro quelli che sono all’inizio o che non possono dimostrare di aver iniziato?
6) abbiamo salvato da soli un Graduale Romanum del 1769 ma abbiamo decine di altri libri antichi ormai quasi illeggibili e infettati e, per questa importante esigenza di restauro e di catalogazione di un patrimonio librario-archivistico riconosciuto di interesse storico tra i pochi in Calabria, nessuno ci dà una mano. Come è possibile?
7) con il colpevole silenzio da parte della Regione, l’ente locale non ha ritenuto di assumere la titolarità delle iniziative da noi suggerite per candidarle al bando sui Pisl (POR-FERS 2007-2013), come invece ha autorevolmente auspicato, oramai per il prossimo periodo di programmazione comunitaria (2014-2018), un Ministro di questa Repubblica a cui in extremis ci siamo dovuti rivolgere, sempre che i nuovi criteri del bando siano coerenti. Possiamo sperarci?
8) con un’eroica raccolta porta a porta e con un assordante silenzio delle istituzioni abbiamo salvato dal crollo la chiesa baracca di San Giovanni Battista, unico testimone del terremoto del 1908 e unico manufatto in Calabria per interesse storico-artistico e per esclusivo sistema di scarico delle forze. Si troverà qualche ente disposto ad aiutarci oppure dobbiamo raccogliere anche il restante 50% necessario per ultimarne il restauro conservativo?
9) dopo aver determinato con i nostri convegni l’importante finanziamento per i lavori di recupero della nostra settecentesca chiesa dello Spirito Santo, non ci è stata data possibilità di esprimere le nostre esigenze e concertare gli interventi prima che diventassero progetto; continuiamo ad esprimere dunque forti perplessità sulle scelte progettuali individuate e ancor di più sul metodo adottato dalla Soprintendenza. Ci ritroveremo tra un anno, per come è successo tante volte, a rifare gli stessi lavori o dovremo noi trovare le risorse necessarie per completare la chiesa, visto che rimarranno tutte le emergenze del restauro interno e per la fruibilità delle cripte e non ci risulta che siano in programma ulteriori finanziamenti per quella chiesa?
10) con un laboratorio a due passi da Scilla, unico in Calabria attrezzato per la bronzistica e allestito a Palazzo Campanella con cospicui fondi regionali, il Soprintendente deve lasciare morire un capolavoro dello scultore calabrese Monteleone, donato alla città di Scilla dal primo sindaco donna d’Italia e denominato “Madonnina del Mare”, per giunta dopo un suo personale sopralluogo e l’avvio di un procedimento fermo al 18/4/2011, nell’indifferenza di tutti gli amministratori che neppure un o.d.g. di Consiglio comunale o provinciale o regionale hanno dedicato alla questione dopo decine di nostre lettere e segnalazioni. A chi ci dobbiamo rivolgere?
11) l’antica chiesa di San Giuseppe nel borgo di Chianalea, richiesta per i matrimoni da tutta Italia e dall’estero, letteralmente “sommersa” dalla strada, “soffocata” ed esposta a pericolose infiltrazioni che stanno pregiudicando le antiche volte a crociera e vanificando i recenti lavori interni, necessita di essere “liberata” attraverso un urgente scavo perimetrale e il recupero dell’antico muro adiacente. Possibile che anche questo debba ricadere sulle nostre povere spalle?
12) tutti sanno che è necessario intervenire per il recupero dell’importante chiesa di Porto Salvo nel borgo di Chianalea con la sistemazione delle antiche cripte e dei resti dei defunti, compreso il restauro dell’organo ligneo con mantice di fine ‘800 e dell’antica balconata artistica che racchiude la piazza; tutti sanno ma tutto tace, come se questo fosse un patrimonio di poco conto oppure di proprietà privata. Ma ci rendiamo conto?
13) c’è una chiesa a Favazzina che è chiusa da tre mesi a causa dell’ennesimo intervento dei VV.FF. per crolli di parti interne ed esterne e che cagiona un notevole e straziante senso di amarezza e di smarrimento da parte della popolazione della frazione che si sente abbandonata da tutti proprio perchè la chiesa svolgeva un’indispensabile funzione sociale e culturale nella totale assenza di altri soggetti preposti. Si devono lasciare sole quelle poche famiglie della frazione che, nonostante tutto, hanno coraggiosamente ingaggiato una raccolta porta a porta, sufficiente appena ad affrontare i primi interventi? E poi che succederà? Si lasceranno vanificare anche questi poveri sforzi?
Concludo con un’ultima domanda:
non è compito degli amministratori servire al bene comune? E quando un popolo, con la sua partecipazione e con il suo eroico contributo economico, va nettamente e visibilmente nella direzione delle chiese, i decisori politici non dovrebbero andare per quella medesima direzione? Sinceramente non vedo questo impegno e anzi si percepisce solitudine e indifferenza. Eppure so di trovarmi nella “perla della costa viola”, di essere portatore di interessi diffusi e persino di ricevere a parole confortanti promesse e rassicurazioni.
Ecco perché ho deciso di non chiedere né accettare inviti ad incontri o altre iniziative istituzionali. Basta con le parole! che parlino i fatti, perché sono quelli che la gente vuole vedere!

Il Parroco
Sac Francesco Cuzzocrea

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Author: Francesco Iriti

Storico Direttore di www.ntacalabria.it, ed ideatore insieme a Nino Pansera della testata ntacalabria.it, E' giornalista pubblicista dal 2008. Vive in Irlanda da circa 10 anni come Digital Marketing Manager, ma porta avanti il giornale con l'aiuto di vari collaboratori che hanno sposato il progetto di Ntacalabria.

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