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A conclusione di serrate indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria, Direzione Distrettuale Antimafia, nella tarda serata di sabato 7 maggio u.s., la Squadra Mobile reggina, e il locale Nucleo Polizia Tributaria della Guardia di Finanza, hanno sottoposto a fermo di polizia giudiziaria 4 cittadini extracomunitari di origine sudanese, siriana e libica, gravemente indiziati di essere stati al comando di un’imbarcazione sulla quale viaggiavano parte dei migranti sbarcati al porto di Reggio Calabria nella mattinata del 7 maggio dopo essere stati soccorsi in mare dalla nave “OPV Siem Pilot” norvegese al largo delle coste libiche, in acque internazionali.
Ai migranti fermati, ABDELGHAFFAR Ahmed cl. 93, sudanese, AHMED Anas Ahmed cl. 97, sudanese, HAMOUD Mahmoud cl. 90, siriano, e SALMAN Salwa cl. 89, libica, la Direzione Distrettuale Antimafia ha contestato i delitti di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, essendosi associati tra loro e con altri soggetti allo stato non identificati, al fine di commettere una serie indeterminata di delitti volti a procurare l’ingresso illegale nel territorio dello Stato Italiano (art. 12, commi 1, 3 lett. a), b) e d), 3 bis e 3 ter del D.lgs. n. 286 del 1998), avvalendosi a tal uopo di mezzi di trasporto terreste e navale, con ripartizione di ruoli e compiti, allo scopo di:
• reclutare soggetti interessati ad entrare illegalmente, via mare, in Italia, dietro pagamento di somme di denaro (corrispettivo del prezzo del viaggio);
• organizzare ed eseguire, unitamente ad altri soggetti, in tutte le fasi, il successivo trasferimento verso l’Italia,attraverso una rete organizzativa costituita da uomini e mezzi di trasporto terrestri, per raggiungere le località di mare di partenza (nord-africane) e navali per effettuare la traversata del Mar Mediterraneo in direzione delle coste italiane;
• assumere – i soggetti stranieri sottoposti a fermo di indiziato di delitto – il ruolo di scafista e/o addetto al governo dell’imbarcazione utilizzata per il trasferimento in Italia degli immigrati clandestini.
Ai quattro soggetti fermati, sono stati, altresì, contestati i reati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina (artt. 110 c.p. e 12 co. 3 lett. a, b, c e d, co. 3 bis e 3 ter D. Lgs. 286/1998) perché, in concorso tra loro e con altri soggetti allo stato non identificati, conducevano dalle coste libiche verso il territorio dello Stato italiano un’imbarcazione a bordo del quale viaggiavano parte dei 950 migranti giunti al porto di Reggio Calabria dopo essere stati tratti in salvo dalla nave della Guardia Costiera Norvegese “OPV Siem Pilot” e dalla nave della Marina Militare Italiana “Bergamini”, procurando in tal modo l’ingresso illegale di stranieri nel territorio dello Stato, privi di cittadinanza italiana e di titolo per risiedere permanentemente sul territorio nazionale.
Con le aggravanti, per i soggetti resisi responsabili dei delitti sopra indicati:
-di aver consentito l’ingresso in Italia di più di cinque persone;
-di aver esposto le persone trasportate a pericolo per la vita o per l’incolumità;
-di aver sottoposto le persone a trattamento inumano o degradante;
-di aver commesso il fatto allo scopo di trarre profitto, anche indiretto.
Nello specifico, dalla ricostruzione dei fatti operata dagli investigatori della Squadra Mobile e dai militari della Guardia di Finanza, è emerso che i migranti che erano a bordo dell’imbarcazione condotta dai soggetti fermati, dopo aver pagato una somma di denaro agli organizzatori dei viaggi illegali verso le coste italiane, sono partiti dalle coste del citato Paese nord africano, nella notte tra il 4 ed il 5 maggio u.s., viaggiando per diverse ore, sino alle prime luci del giorno, stipati sul natante, senza alcuna dotazione di bordo per l’emergenza ed a tutela dell’incolumità personale.
Agli stessi profughi, inoltre, durante tutta la navigazione e prima di essere soccorsi dall’unità navale della Guardia Costiera Norvegese, non è mai stato fornito cibo, né acqua, né altri generi di conforto.
All’esito del giudizio, il GIP presso il Tribunale di Reggio Calabria ha convalidato i fermi e disposto la misura cautelare in carcere nei confronti degli scafisti fermati.
Proseguono, pertanto, le indagini per l’identificazione degli organizzatori, dei finanziatori e degli altri complici del traffico di esseri umani.
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