Reggio Calabria, sbarco del 6 novembre: fermati 2 scafisti

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A conclusione di serrate indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria, Direzione Distrettuale Antimafia, nella mattinata del 7 novembre la Squadra Mobile reggina ha sottoposto, d’iniziativa, a fermo di indiziato di delitto 2 cittadini ucraini gravemente indiziati di essere stati al comando dell’imbarcazione sulla quale viaggiavano i cittadini extracomunitari sbarcati a Roccella Jonica nella serata del 6 novembre u.s., dopo essere stati soccorsi in mare da un’unità della Capitaneria di Porto.

Ai migranti fermati, S. O. cl’ 89 e B. V. cl’ 96, entrambi di nazionalità ucraina, la Direzione Distrettuale Antimafia ha contestato i delitti di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, essendosi associati tra loro e con altri soggetti allo stato non identificati, al fine di commettere una serie indeterminata di delitti volti a procurare l’ingresso illegale nel territorio dello Stato Italiano (art. 12, commi 1, 3 lett. a), b) e d), 3 bis e 3 ter del D.lgs. n. 286 del 1998), avvalendosi a tal uopo di mezzi di trasporto terreste e navale, con ripartizione di ruoli e compiti, allo scopo di:
• reclutare soggetti interessati ad entrare illegalmente, via mare, in Italia, dietro pagamento di somme di denaro (corrispettivo del prezzo del viaggio);
• organizzare ed eseguire, unitamente ad altri soggetti, in tutte le fasi, il successivo trasferimento verso l’Italia, attraverso una rete organizzativa costituita da uomini e mezzi di trasporto terrestri, per raggiungere le località di mare di partenza (turche) e navali per effettuare la traversata del Mar Mediterraneo in direzione delle coste italiane;
• assumere – i soggetti stranieri sottoposti a fermo di indiziato di delitto – il ruolo di scafista e/o addetto al governo dell’imbarcazione utilizzata per il trasferimento in Italia degli immigrati clandestini.

Ai due soggetti fermati, sono stati, altresì, contestati i reati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina (artt. 110 c.p. e 12 co. 3 lett. a, b, c e d, co. 3 bis e 3 ter D. Lgs. 286/1998) perché, in concorso tra loro e con altri soggetti allo stato non identificati, conducevano dalle coste turche verso il territorio dello Stato italiano un’imbarcazione a bordo del quale viaggiavano i migranti giunti al porto di Roccella Jonica in occasione dello sbarco predetto, procurando in tal modo l’ingresso illegale di stranieri nel territorio dello Stato, privi di cittadinanza italiana e di titolo per risiedere permanentemente sul territorio nazionale.

Con le aggravanti, per i soggetti resisi responsabili dei delitti sopra indicati,
-di aver consentito l’ingresso in Italia di più di cinque persone;
-di aver esposto le persone trasportate a pericolo per la vita o per l’incolumità;
-di aver sottoposto le persone a trattamento inumano o degradante;
-di aver commesso il fatto allo scopo di trarre profitto, anche indiretto.

Nello specifico, dalla ricostruzione dei fatti operata dagli investigatori della Squadra Mobile, è emerso che i migranti che erano a bordo di un barcone in legno in cattivo stato d’uso, dopo aver pagato una somma di denaro pari ad un importo medio di circa 4.000 dollari americani agli organizzatori del viaggio, sono partiti dalla Turchia – per la precisione dal porto di Antalya – circa 5 giorni prima di essere soccorsi, affrontando il viaggio senza sufficienti scorte di cibo ed acqua, ed in precarie condizioni igienico-sanitarie.

Nel corso dell’attività di indagine, inoltre, è stato sequestrato denaro di diverse valute ed altro materiale ritenuto utile per il prosieguo delle indagini, al fine di identificare gli organizzatori, i finanziatori e gli altri complici del traffico di esseri umani.

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