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«Ogni singola classe che si chiude, in un piccolo centro, è un altro passo verso lo spopolamento e il conseguente, gravissimo, impoverimento della comunità tutta». Così Monsignor Giuseppe Fiorini Morosini, Vescovo della diocesi di Locri-Gerace, commenta la situazione della scuola primaria di S. Ilario dello Ionio, illustratagli ieri dal sindaco della cittadina ionica Pasquale Brizzi e dal presidente del consiglio di circolo Renato Mollica, in rappresentanza dei genitori.
«La logica dei numeri è inaccettabile quando si parla di esseri umani, della formazione dei giovanissimi e delle difficoltà delle loro famiglie – continua l’alto prelato, da sempre sensibile alle problematiche legate al mondo della scuola -. Posso comprendere che l’azione amministrativa debba essere guidata anche da criteri di economicità, ma non possiamo non vedere il danno incalcolabile che, in questo caso, deriverebbe a un gran numero di famiglie e al paese intero».
Nonostante si sia in palese contrato con il dettato legislativo, infatti, a S. Ilario dello Ionio, nella scuola primaria sono state create ben due pluriclassi e ciò pur davanti al numero legale per la costituzione delle cinque singole classi e in presenza di alunni portatori di handicap. Contro quella che l’intero paese sente come una grave ingiustizia, si sono subito mossi i genitori, proclamando uno stato di sciopero permanente, e il sindaco Brizzi, con ripetuti appelli e recenti incontri con gli organi competenti. Sinora però si registra solo la rigida posizione del provveditorato.
«Bisogna rendersi conto che, quando si va verso lo smantellamento di una scuola, perché di questo infine si tratta, si produce un danno di portata incalcolabile per tutto il territorio – conclude Monsignor Morosini -. Le famiglie, i giovani sposi, in mancanza della possibilità di fruire il diritto allo studio, tenderanno a spostarsi, portando inevitabilmente allo spopolamento del piccolo centro e alla morte dello stesso. E la morte di una cittadina, portatrice di storia e valori, come sempre sono i piccoli centri, vuol dire la morte della storia, della memoria, e il sorgere di tantissimi nuovi e ben immaginabili problemi economici per i tanti costretti al trasferimento. Auspichiamo, quindi, che la situazione di S. Ilario venga rivista e risolta in breve tempo».
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