San Pasquale, la vallata delle antiche civiltà

La sala dell'Ebraismo

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La sala dell'Ebraismo
La sala dell'Ebraismo

Riceviamo e pubblichiamo:

Il quotidiano Calabria Ora del 14/09/2011 ha dedicato un articolo al parco archeologico di Bova M., a firma di Antonio Sorrenti, dal titolo Archeoderi, l’abbandono del museo all’aperto, nella quale l’articolista presenta una situazione di presunto degrado e di abbandono del parco stesso.  In qualità di Delegato alla Cultura del Comune di Bova Marina sento il dovere di chiarire alcuni aspetti, utili a dare una visione veritiera delle cose.

Il tema sollevato da Calabria Ora, in sé mi sembra di grande rilevanza, poiché mette in luce un punto di debolezza del “sistema Calabria” in tema di beni culturali. La nostra terra, infatti, è ricca di testimonianze archeologiche che però, in gran parte, non sono fruibili dai visitatori (compresi importanti siti della stessa città di Reggio), a causa della mancanza delle risorse economiche necessarie per la gestione. I siti archeologici, in particolare, per la sola manutenzione e vigilanza, richiedono ingenti investimenti, senza contare poi la promozione, le manifestazioni culturali, ecc.. In questi anni, il problema è diventato di cogente attualità, poiché la Regione ha concesso cospicui finanziamenti per il recupero di importanti aree. Di recente il tema è stato portato all’attenzione dell’assessore regionale alla Cultura Caligiuri, nel corso di un incontro con i rappresentanti dei luoghi archeologici calabresi. La domanda proveniente da più parti è stata: “Siamo lieti di poter recuperare i nostri beni culturali, ma, una volta completate le opere, con quali risorse terremo aperti i siti?”.

Da uomo di cultura qual è, l’assessore Caligiuri, aveva già considerato il problema ed ha preannunciato la prossima pubblicazione di un bando che finanzierà specificamente progetti per la gestione dei beni culturali. Per comprendere l’importanza della questione faccio l’esempio del parco di Bova M.: oltre 3 ettari di terreno (che per taglio dell’erba, pulizia e manutenzione necessita di una squadra di operai costantemente dedicata), 3 poli fruibili dai visitatori: gli scavi dell’area sinagogale, l’antiquarium e il Centro Documentazione (quest’ultimo, distante dagli altri, strutturato su 2 piani e in diverse sale).

Per la sola vigilanza, ogni qual volta si apre il parco, è necessaria la presenza di un minimo di 4 persone. Ma con quali risorse un piccolo comune può fare fronte a un simile impegno? E a fronte di quali incassi?

Forse con l’irrisorio ricavo del biglietto di ingresso? In particolare, poi, un comune come Bova M., che ha ereditato dalla passata amministrazione un debito di oltre 8 milioni di euro! Nel nostro caso, un discorso a sé merita la caffetteria che, effettivamente, non è, nè può essere in funzione ogni qual volta è aperto il parco, a causa dei costi gestione. Per la sua funzionalità anche al di fuori delle attività del parco, invece, è stato indetto regolare bando di gara nel giugno u.s., andato purtroppo deserto, sempre per motivi di sostenibilità economica.

Discutere serenamente di queste problematiche, dunque, è senz’altro proficuo, poiché può servire a stimolare ulteriormente le istituzioni (regionali, provinciali, ma anche nazionali, che ad ogni finanziaria tagliano risorse ai beni culturali) per un impegno serio a sostegno di strutture che, per loro stessa natura è davvero difficile che possano godere di autonomia economica. Il rischio è che rimangano chiuse (come, purtroppo, avviene per molti siti calabresi), vanificando così anche l’impegno economico profuso per il loro recupero.

Venendo allo specifico dell’articolo dedicato a Bova M., la prima riflessione che mi è venuta in mente nel leggerlo è l’insegnamento di un  monaco della Santa Montagna che diceva: Ciascuno vede ciò che ha dentro. L’uomo dall’animo lindo vede il bene che c’è nelle cose, l’uomo travagliato tende a vedere il peggio ovunque…. Credo che quest’insegnamento possa spiegare come si possa entrare in un luogo che conserva, con il dovuto riguardo, testimonianze di 9000 anni di storia e sentirsi in dovere di dedicare un’intera pagina di giornale parlando delle ragnatele, del posto dove il custode parcheggia l’auto o del faro del sentiero rotto!

La condizione in cui il parco di Bova Marina è tenuto può essere testimoniata dalle migliaia di persone che lo hanno visitato, mossi da amore per la nostra terra e dalle sete di conoscere le sue antiche radici. Archeoderi, infatti, ospita preziosi reperti cha vanno dal neolitico all’età del bronzo, all’epoca greca e romana, fino ai rari reperti ebraici con l’importante mosaico, che guidano il visitatore – che vi entri con animo scevro da animosità personali, come di norma avviene – in un viaggio affascinante che lo conduce fino al cuore dell’identità della nostra terra.

Stanti le difficoltà su descritte, Archeoderi rappresenta un caso per nulla frequente nel panorama calabrese, poiché, fin dal giorno stesso della sua inaugurazione, avvenuta il 27-6-2010, è rimasto aperto al pubblico, ininterrottamente nei periodi estivi e delle grandi festività, e a richiesta nel resto dell’anno. Questo sistema ha permesso l’accesso al parco a migliaia di visitatori, scolaresche, associazioni culturali e cittadini.

Numerose e di alto profilo, inoltre, sono state le manifestazioni  culturali organizzate al suo interno e presso il Centro di Documentazione: in appena un anno, 5 mostre d’arte (2 di ceramica, due fotografiche e una di pittura), un concerto musicale, convegni che hanno visto la partecipazione di personalità del mondo accademico nazionale ed internazionale, come F. Costabile, Direttore della Scuola di Alta Formazione in Archeologia e Architettura della Città Classica, J. Robb, prof. di Preistoria dell’Europa, Università di Cambridge e direttore del Cambridge Archaelogical Journal, L. Foxhall, prof. di Archeologia Greca, Università di Leicester (Regno Unito), D. Yoon, prof. di Storia Medievale/Romana, Società Americana di Numismatica, M. Chesson, prof. di Preistoria, Università di Notre Dame, Indiana (USA), P. Lazrus, prof. di Uso del Territorio nei Tempi Storici, Università di St. John’s (USA), K. Michelaki, prof. di Tecnologia della Ceramica, Arizona State University, N. Wolff, prof. di Preistoria, Università di Boston, e numerose altre personalità.

Il parco, inoltre, è stato sede di svolgimento della Settimana della Cultura Neoellenica, realizzata con il patrocinio dell’Ambasciata di Grecia a Roma, e della Giornata di Primavera 2011 del FAI, che ha visto la partecipazione di circa 500 studenti e docenti. Interessante è stata, nel corso di questa manifestazione, l’esperienza di studenti che, opportunamente preparati, hanno fatto da cicerone ai loro compagni e agli altri visitatori, nonché l’esperienza della cucina ebraica presso la caffetteria. Ancora, il parco ha visto presentazioni di libri, di film, oltre, ovviamente alla celebrazione della Giornata Europea della Cultura Ebraica del 2010 e del 2011, con la partecipazione di valenti studiosi ed esperti.

Ultimamente, sabato 24 settembre., ha avuto luogo un altro importante seminario di studi, nel corso del quale il prof. G. Cordiano dell’università di Siena e la sua equipe hanno presentato i risultati di 15 anni di ricerche sulle aree di confine tra le poleis di Reggio e Locri. A parte la mole di incontri culturali, poi, sempre nel parco, sono stati realizzati due corsi di formazione per i volontari che operano al suo interno, curati da prestigiose realtà: il primo da Italia Nostra ed il secondo dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria, tenuto dalla responsabile del parco dott.ssa E. Andronico. A tale riguardo, vorrei sottolineare il ruolo di primaria importanza che riveste ed esercita con attenzione la Soprintendenza, diretta dalla dott.ssa S. Bonomi, che vigila e autorevolmente interviene ogni qual volta lo ritenga necessario, e che mai permetterebbe che il parco fosse abbandonato al degrado!

Anche se sono parte interessata, reputo tutto ciò che è stato realizzato fin’ora a Bova Marina un piccolo miracolo. Le difficoltà da affrontare, infatti, sono enormi. Come è stato possibile, dunque? Il segreto è stata la capacità di mettere in moto delle energie nel campo del volontariato, con la partecipazione di un’associazione di giovani (dal bel nome Filoxenìa) che sostiene le attività con spirito di sacrificio e passione, di una direzione generale per la pianificazione delle attività culturali, di singoli cittadini, disponibili per il parco 365 giorni l’anno, della collaborazione dell’AFOR per la manutenzione esterna, della Protezione Civile (Associazione ANPANA-GEPA) per l’assistenza e la vigilanza durante tutte le manifestazioni ed una grande fede da parte dell’Amministrazione Comunale, che vede nella cultura l’unica strada che può fare uscire la Calabria dal tunnel del degrado.

Ovviamente, non siamo così ingenui da pensare che un sistema basato essenzialmente sul volontariato possa garantire una funzionalità ottimale, o una tenuta a lungo termine, ma grazie ad esso abbiamo due grossi vantaggi: in primo luogo, il parco non è affatto in abbandono ed è perfettamente fruibile, in secondo luogo riteniamo che l’esperienza fin qui maturata rappresenti un importante capitale da spendere non appena saranno sbloccate le risorse annunciate dall’assessore Caligiuri, così come per altri progetti che abbiamo già avviato. E’ in quest’ottica che l’Amministrazione Comunale, sotto la direzione della Soprintendenza per i Beni Archeologici, nella persona della Responsabile di zona dott.ssa R. Agostino, con il sostegno economico della Provincia di Reggio e la fattiva collaborazione del Consorzio di Bonifica, col suo Presidente Caridi, si è fatta carico di indagare un altro sito, in abbandono da circa 15 anni, posto poco a monte del parco, nella zona di Panagulla, che sta rivelando delle straordinarie sorprese: imponenti strutture di epoca romana (dal I sec. a.C. al V d.C.), con tracce di materiale ceramico greco del IV sec. a.C. a mio avviso, dopo questi ritrovamenti la vallata del San Pasquale, con i suoi reperti greci, romani, ebraici e bizantini ha svelato il suo vero nome: la vallata delle antiche civiltà.

Ma, forse, per taluni tutte queste cose non vanno dette, perché vanno contro gli “ordini di scuderia” che da 3 anni vogliono Bova M., ad ogni costo, luogo di degrado e di abbandono. Ci sono uomini che, con la gratitudine dei beneficati, ubbidiscono a tali ordini e uomini liberi, che giudicano rettamente dopo aver visto con i propri occhi. Chiunque, da uomo libero, vuole sapere cos’è realmente Archeoderi, dunque, venga e veda (per tutto il periodo invernale il parco è aperto per appuntamento, anche per piccoli gruppi, contattando il comune di  Bova Marina).

Tito Squillaci

Delegato alla Cultura e Lingue Minoritarie

Comune di Bova Marina

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Author: Cristina

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