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Oggi a San Luca (RC) ha avuto luogo la cerimonia di inaugurazione della nuova caserma dei carabinieri.
La cerimonia è stata preceduta dalla deposizione di una corona d’alloro alla lapide intitolata al Brigadiere Carmine TRIPODI, ubicata in località Ponte Cocuzza.
Alla cerimonia hanno partecipato le Autorità civili e militari della Provincia; il senatore Nitto Francesco Palma sottosegretario di stato al Ministero dell’Interno ed il comandante Interregionale Carabinieri “Culqualber” Gen.C.A. Lucio Nobili.
Segue il discorso del Comandante Provinciale, Col. Pasquale Angelosanto:
Autorità, gentili ospiti,
con il permesso del signor Comandante Interregionale, Generale di C.A. Lucio NOBILI, desidero innanzitutto porgere un sentito ringraziamento al signor Sottosegretario di Stato Senatore Nitto Francesco PALMA, a S.E. il Prefetto, a S.E. Rev.ma il Vescovo di Locri-Gerace, al Presidente del Consiglio Regionale della Calabria, agli Onorevoli Senatori e Deputati, ai signori Magistrati, ai colleghi delle Forze di Polizia e delle Forze Armate, qui convenuti a testimoniare, con la loro presenza, il riguardo rivolto all’Arma dei Carabinieri e alla comunità di San Luca.
Ringrazio i Sindaci intervenuti – per la vicinanza dimostrata – e saluto i Gonfaloni dei loro Comuni, unitamente a quelli della città di San Luca, della Regione e della Provincia.
Un fraterno saluto rivolgo ai delegati del COBAR, ai colleghi non più in servizio dell’Associazione Nazionale Carabinieri e ai rappresentanti delle Associazioni Combattentistiche e d’Arma, sempre pronti a condividere i momenti salienti della vita della nostra Istituzione in provincia.
Oggi inauguriamo la nuova caserma, che da poche settimane ospita la Stazione Carabinieri di San Luca, e contestualmente la intitoliamo al Brigadiere Carmine TRIPODI, che ne fu comandante. Ai suoi familiari va il mio deferente saluto e in particolare al padre Antonio, qui presente, che porta appuntata sul petto la medaglia d’oro al valor militare, e alla nipote, signorina Carmela TRIPODI, madrina di questa cerimonia.
Un riverente pensiero rivolgo ai caduti dell’Arma nell’adempimento del dovere, tra i quali ricordo gli Appuntati Antonino FAVA e Vincenzo GAROFALO, il Brig. Antonino MARINO e gli Appuntati Stefano CONDELLO e Vincenzo CARUSO, vittime della protervia mafiosa nel territorio di questa provincia.
L’Arma è qui presente dal 1862, allorquando la Stazione venne istituita, alle dipendenze della Compagnia di Reggio Calabria e dell’allora Luogotenenza di Gerace (entrambe sottoposte alla Divisione di Catanzaro), ad appena un anno dalla proclamazione dell’Unità d’Italia, della quale abbiamo poco tempo fa celebrato il 150° anniversario.
Nella sua lunga storia, la Stazione Carabinieri non è stata – e a maggior ragione non lo è ai giorni nostri – soltanto un presidio avanzato di legalità in un territorio che è sovente evocato come una roccaforte della ‘ndrangheta, ma è ancor prima un segno tangibile dell’attenzione che le istituzioni rivolgono a questa collettività e che trova oggi conferma nell’inaugurazione della nuova caserma.
È nella direzione di vicinanza alle istanze e ai bisogni di questa terra, di affrancamento da un’immagine spesso solo associata a luoghi comuni di segno negativo, che si muovono gli intenti delle istituzioni, pienamente condivisi dall’Arma dei Carabinieri.
A tal proposito, ringrazio per l’attenzione riservata alle esigenze logistiche dell’Arma, il Signor Ministro delle Infrastrutture, la cui ferma volontà di realizzazione del presidio ha consentito di superare le molteplici e dure difficoltà che nel corso degli anni si sono presentate, e il grande impegno del Prefetto e del Provveditore Interregionale Sicilia-Calabria alle Opere Pubbliche, i cui uffici e funzionari incaricati tanto hanno lavorato, unitamente al Sindaco dott. Sebastiano GIORGI. Per ultimo, non priva di segnalazione è l’opera dell’impresa PELLEGRINO e delle sue maestranze per il lavoro svolto, iniziato nel 1995, portato avanti non senza difficoltà, più volte interrotto e terminato nel 2010.
La realizzazione di quest’opera non è un caso isolato.
Infatti, altri importanti interventi infrastrutturali sono stati ultimati o stanno per esserlo a Locri, sempre ad opera del Provveditorato, a Gioia Tauro, Marina di Gioiosa Jonica e Rosario Valanidi di Reggio Calabria, ove beni sottratti alla criminalità mafiosa sono destinati a ospitare nostri comandi, con un’operazione resa possibile grazie all’Agenzia Nazionale dei beni sequestrati e confiscati e al fattivo interessamento dei suoi funzionari che, per questo, pubblicamente ringrazio.
Si tratta di realizzazioni importanti, conseguite per corrispondere al bisogno primario della sicurezza, facendo in modo che le forze preposte alla sua tutela possano operare in condizioni adeguate di funzionalità e decoro.
Di altissimo significato e valore è l’intitolazione della caserma al Brigadiere Medaglia d’Oro al Valor Militare Carmine TRIPODI, che di questa Stazione è stato comandante dall’8 gennaio del 1983 sino alla sua uccisione, avvenuta proprio qui a San Luca, in località “ponte Cocuzza”, il 6 febbraio del 1985, ventisei anni or sono.
Il Brigadiere Carmine TRIPODI fu militare coraggioso, di eccellenti qualità morali e professionali, con spiccato senso del dovere e del sacrificio. In precedenza, aveva prestato servizio prima come capo equipaggio al Nucleo Radiomobile della Compagnia di Bianco (RC) e poi come comandante della Squadriglia di Motticella di Bruzzano Zeffirio (RC), distinguendosi sempre per lealtà e dedizione.
Queste sue qualità fecero subito ipotizzare che il movente dell’azione delittuosa era da ricercarsi nelle straordinarie attività operative che il Sottufficiale aveva condotto in merito ai sequestri di persona a scopo estorsivo, in quegli anni numerosissimi, che avevano portato in queste contrade all’individuazione di otto covi ed all’arresto di quaranta persone. Proprio il giorno prima della sua morte, aveva reso testimonianza innanzi al giudice istruttore del Tribunale di Napoli per le indagini svolte sul sequestro dell’ingegnere Carlo DE FEO.
Ancor prima, il Brigadiere TRIPODI si era distinto per l’abnegazione con cui aveva condotto indagini su altri sequestri di persona, che gli era valso il tributo di un encomio solenne del comandante della Legione Carabinieri di Catanzaro; ed ancora, per la partecipazione alle indagini che avevano portato alla cattura di latitanti, esponenti di primo piano della ‘ndrangheta, ed alla denuncia di appartenenti alle cosche dominanti di San Luca.
Tutto ciò aveva contribuito a elevare la figura del comandante della Stazione Carabinieri a simbolo della presenza dello Stato.
Le indagini condotte dalla Magistratura di Locri e dall’Arma, convinte che gli autori e mandanti del crimine fossero da ricercare tra i mafiosi delle cosche implicate nei sequestri di persona, sui quali il Sottufficiale aveva proficuamente investigato, non consentirono di individuare i responsabili.
Benché il delitto insoluto rappresenti ancora una ferita aperta per l’Arma, il sacrificio del Brigadiere determinò negli apparati investigativi la presa di coscienza a operare forme di contrasto più efficaci e coordinate, la cui impostazione è ancora oggi seguita dai militari dell’Arma che hanno idealmente raccolto, in contrada “ponte Cocuzza” di San Luca, lo stendardo portato con onore dal Brigadiere Carmine TRIPODI.
Oggi, l’imperativo categorico di noi Carabinieri in servizio è dunque quello di onorare la sua memoria e il suo sacrificio, con l’impegno di dedicare ogni sforzo in favore della comunità di San Luca per la sua sicurezza, per essere degni della sua eredità morale.
Questo è il significato profondo dell’odierna cerimonia, che ha consentito di riunire in un ideale abbraccio i familiari del nostro Brigadiere e l’Arma dei Carabinieri, con a fianco le Istituzioni, i cittadini e i giovani delle scuole di San Luca, con i quali d’ora in poi condivideremo il ricordo del nostro eroe silenzioso, appartenente – come già nel 1879 indicava il “Galateo del Carabiniere” – a “questa famiglia, che conta martiri ed eroi, tanto più grandi quanto modesti essi furono; conta uomini che spesero la loro vita, tutta quanta adoperandosi per bene altrui e che ne ebbero per solo compenso la scienza d’aver fatto il proprio dovere”.
Grazie
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