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Riceviamo e pubblichiamo:
Sento doveroso intervenire nella polemica in corso sulla questione della centrale a carbone a Saline Joniche, come dirigente sindacale della FIOM-CGIL, ribadendo la posizione ufficiale della Camera del Lavoro di Reggio Calabria-Locri, contraria al progetto di costruzione della centrale elettrica a carbone nel sito dismesso della ex Liquichimica di Saline Joniche, posizione espressa interpretando oltre che il volere della stragrande maggioranza della popolazione locale e delle amministrazioni interessate, anche il semplice buon senso.
Mi trovo assolutamente contrario alle motivazioni dichiarate dalla FILTCEM-CGIL che esprimono una valutazione positiva sulla costruzione della centrale, considerando le nuove tecnologie sicure e, quindi, non inquinanti per l’ambiente circostante e giustificando la positività dell’operazione con la ricaduta occupazionale nel territorio.
Oggi è necessario chiedersi quale modello sia maggiormente opportuno per uno sviluppo sostenibile del territorio, o ancora meglio delle vocazioni naturali di un territorio, e sicuramente la centrale proposta non interpreta questa domanda, ma sicuramente interessi altri, molto distanti da quelli del luogo e che certo non possono avere il nostro sostegno.
La Calabria oggi produce già molta energia elettrica, più di quella necessaria ai suoi bisogni, e se mai fosse necessario, perché non pensare a sistemi rispettosi dell’ambiente, come il solare, e poi perché non pensare a quel sito come un luogo di bonifica ambientale vista la grande quantità di veleni già presenti sia sul terreno che nel suo mare, un grande laboratorio virtuoso che potrebbe innescare attività di recupero del territorio, bonifica dai veleni sversati e affondati, trattamento dei rifiuti in una logica di riciclo e riutilizzo, attenzione al dissesto idrogeologico, con interventi di manutenzione del territorio e di controllo delle acque per una loro gestione razionale e soprattutto pubblica.
Queste ed altre soluzioni concordate e suggerite dalla popolazione sicuramente darebbero molta più occupazione stabile e duratura, funzionale ai bisogni. Credo che oggi sia questo un futuro possibile per i nostri territori, e non queste opere “calate dall’alto” con interessi diversi da quelli del territorio come la storia ci insegna, e come anche il ponte sullo stretto di Messina dimostra.
La CGIL non è un sindacato corporativo che interviene a tutela degli interessi di pochi ma si confronta con la società che chiede di rappresentare, si batte e organizza le lotte a tutela dei diritti di tutti, e non solo dei propri iscritti, non solo degli occupati ma di tutti compresi i migranti senza tutele, ed è per questo che fa parte con pari dignità del variegato fronte del no alla centrale a carbone come a quello del no al ponte sullo stretto, allo stesso modo con cui difende i diritti dei lavoratori messi in discussione da questo modello di sviluppo lo stesso che oggi ci ruba il futuro e ci impone scelte inaccettabili.
Raffaele Signoriello
Segreteria FIOM-CGIL RC-LOCRI
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