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Riceviamo e pubblichiamo:
“Loro vogliono farci neri come il carbone e noi li boicottiamo, invitando i reggini e i calabresi a non acquistare i loro prodotti.
Riteniamo che la lotta contro la centrale a Saline Joniche e lo scempio del nostro territorio vada condotta su più livelli. C’è quello politico-istituzionale, dove la Provincia di Reggio Calabria e numerosi enti locali stanno facendo la loro parte, esprimendo apertamente la propria opposizione al progetto della Sei e isolando i “cavalli di troia”, i quisling collaborazionisti e i lacché prezzolati. Quello tecnico e giudiziario, dove va contestata la decisione del Ministero dell’Ambiente che ha scavalcato la volontà espressa dalle amministrazioni territoriali competenti. C’è, inoltre, non meno importante, il livello della mobilitazione democratica di massa, che deve montare e coinvolgere in maniera unitaria la popolazione, i movimenti e le associazioni, a partire dal Consiglio provinciale aperto e dall’assemblea pubblica a Montebello della prossima settimana.
A questi fronti è possibile, anzi è necessario, aggiungerne un altro, ugualmente efficace. Un fronte che si basa su pratiche ben oliate e temute dai potenti di turno: il consumo critico, uno strumento che consegna ai cittadini-consumatori il coltello dalla parte del manico e trasforma le case di ognuno di noi in micidiali trincee. Il meccanismo è molto semplice: significa, semplicemente, farsi furbi quando si compiono gli acquisti, non mettendo nel carrello della spesa i prodotti di alcune aziende. Chiamiamo le cose con il loro nome, si tratta di un vero e proprio boicottaggio.
Loro ci inquinano, sventrano la nostra terra, minacciano la salute della collettività, sfruttano la fame di lavoro dei nostri giovani, tentano di comprare le amministrazioni, e noi lasciamo sugli scaffali i loro marchi. Se a farlo sono solo alcune decine di persone cambia poco o nulla, ma se a praticare il consumo critico, il boicottaggio, sono decine di migliaia di cittadini motivati, allora la pressione economica diventa notevole. Lo sanno bene le multinazionali americane e israeliane. A mali estremi, estremi rimedi: è arrivato il momento di far sentire il fiato sul collo anche alle aziende svizzere, compatriote della Rätia Energie-Repower- Sei che vuole portare il carbone a Saline, e ai marchi che, direttamente o indirettamente, hanno sposato il loro progetto.
L’elenco delle aziende da “attenzionare” è lungo: dalla Nestlé (oggetto già da anni di campagne di boicottaggio, che in Italia controlla anche Buitoni, Motta, Alemagna, Perugina, ecc.) alla Roche e la Novartis (farmaci), dai formaggi Emmental alla Victorinox (coltelli multiuso), dall’Adecco (agenzia di lavoro) alla banca Credit Suisse. Si tratta delle più note, ma sono decine e decine le multinazionali con sede in Svizzera e per scovarle basta fare una semplice ricerca su internet. Assieme a queste invitiamo, invitiamo a praticare il consumo critico anche nei confronti di un marchio molto noto e “caro” (in tutti i sensi) agli italiani e, soprattutto, ai reggini e i calabresi: la Gianni Versace s.p.a. Uno dei maggiori azionisti (con circa il 30% delle quote), nonché deputato del Pdl, Santo Versace, nei giorni scorsi si è espresso in maniera entusiastica sul progetto della centrale a carbone, sconfessando anche la linea tenuta (almeno ufficialmente) dal suo partito a livello locale. Facendo a meno degli abiti e gli altri prodotti di quella firma si darà un chiaro segnale in difesa dell’ambiente e della salute e, in più, ci guadagnerà anche il portafogli.
Lanciamo un appello a tutti i soggetti impegnati nella lotta contro la centrale a carbone, affinché il boicottaggio venga propagandato e praticato su vasta scala. E’ un’arma pacifica, legale ed efficiente che, assieme alle altre azioni messe in campo dalle istituzioni locali e i movimenti, può far molto male a chi intende calpestare il nostro territorio”.
Santo Gioffré,
Assessore alla Cultura
Provincia di Reggio Calabria
Omar Minniti,
Capogruppo Prc/Fds
Provincia di Reggio Calabria
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