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Una nuova ricetta per lo shopping dettata da Federdistribuzione: far scattare i saldi invernali sabato 2 gennaio, in anticipo di tre giorni sulla data prevista. E riesplode la guerra dei saldi. Una proposta che divide il mondo del commercio e accende la discussione sull’anticipazione delle vendite a prezzi ribassati.
Secondo un indirizzo approvato dalla Conferenza unificata delle Regioni e delle Provincie autonome, nel marzo del 2011, per mettere fine alla giungla delle date di partenza fra una regione e l’altra, è stata decisa un’unica data di partenza valida per tutt’Italia: il 5 gennaio.
Federazione Moda Italia, rappresentata dal Presidente Renato Borghi, subito si è detta contraria alla proposta: «La posizione iperliberista di Federdistribuzione è una evidente aggressione nei confronti di quel dettaglio tradizionale indipendente che noi rappresentiamo, di quel multibrand che con grandissima fatica ha resistito in questi anni difficili».
Sulla stessa lunghezza d’onda anche Olivia Morabito, Presidente del gruppo Federmoda Reggio Calabria: «Una decisione del genere non farebbe altro che mettere in ginocchio le imprese – ha affermato la Morabito -. I saldi andrebbero fatti a fine stagione, così si annullano le opportunità legate agli acquisti natalizi. È importante fissare regole che valgano per tutti, su saldi e vendite promozionali».
Una battaglia che vede contrapposte da una parte la grande distribuzione e consumatori, dall’altra i commercianti. A tal proposito, secondo il Presidente Morabito è sempre più necessario trovare un compromesso tra le esigenze dei clienti e delle imprese, magari fissando una data per l’avvio dei saldi a fine di gennaio.
Anche il numero uno di Confcommercio Reggio Calabria, Giovanni Santoro è contrario all’avvio anticipato dei saldi 2016: «Rappresentano un elemento di penalizzazione per l’intero settore commerciale. Con i saldi, sempre più anticipati, assisteremo ad una contrazione delle vendite nel mese di dicembre, nel periodo natalizio che dovrebbe essere tra i più redditizi per i nostri commercianti».
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