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Sette mesi fa la rivolta dei braccianti immigrati, oggi un progetto per la nascita di un centro di accoglienza a loro destinato. A Rosarno, il paese in provincia di Reggio Calabria giunto alla ribalta delle cronache per la rivolta dei migranti del gennaio 2010, verrà realizzato un centro di formazione al lavoro per agevolare l’inserimento sociale delle persone immigrate regolari. Lo prevede un progetto presentato dall’amministrazione comunale e approvato nell’ambito del Programma Operativo Nazionale Sicurezza per lo Sviluppo – Obiettivo Convergenza 2007-2013.
Rosarno e l’intera piana di Gioia Tauro soffrono in realtà da molto tempo le contraddizioni di un territorio dove vivono e lavorano moltissimi migranti, spesso in condizioni di sfruttamento e degrado. Molti di loro coinvolti negli episodi di inizio anno avevano il permesso di soggiorno, ma lavoravano in uno stato di semi schiavitù nelle campagne della piana e nei cantieri edili. Un serbatoio di braccia a cui spesso accede la malavita organizzata con una preoccupante diffusione del fenomeno del caporalato. Le indagini della procura di Palmi, avviate dopo la rivolta di gennaio, hanno evidenziato che i braccianti stranieri impiegati nella raccolta degli agrumi percepivano 22 euro al giorno per lavorare dalle 10 alle 14 ore. I datori di lavoro pagavano 1 euro a cassetta per la raccolta dei mandarini e 50 centesimi per le arance. I caporali, a loro volta, incassavano la somma di 10 euro su ogni lavoratore e 3 euro da ogni immigrato per accompagnarli nei luoghi di lavoro. Chi si ribellava veniva minacciato, a volte picchiato.
Con lo stanziamento di 2 milioni di euro del Ministero dell’Interno e dell’Unione Europea si intende recuperare un’area confiscata alla criminalità organizzata e trasformarla in una struttura capace di ospitare servizi a favore dei migranti. Con l’integrazione e l’inserimento lavorativo, infatti, si migliorano le condizioni di vita degli stranieri e si combatte quel senso di xenofobia nei cittadini che nasce dalla paura e dal sospetto. Il progetto presentato dal Comune rientra nell’Obiettivo 2.5 del PON Sicurezza “Migliorare la gestione dei beni confiscati” e coinvolge un’area collocata in una posizione particolarmente felice perché in prossimità del centro abitato e ben collegata e servita da autobus di linea. Quindi facilmente accessibile da tutto il territorio della Piana. Sull’area sorgono un fabbricato di circa 400 metri quadri con un’altezza di 7 metri e un piccolo fabbricato limitrofo a due piani. Le cattive condizioni di conservazione suggeriscono la demolizione e ricostruzione.
A lavori terminati si avranno tre grandi spazi: quello per l’intrattenimento e supporto scolastico dei bambini, lo spazio dedicato agli sportelli sociali e quello per la formazione professionale con aule e laboratori. “Sarà un punto di forza per Rosarno e per lo Stato” dice l’ingegner Maria Carmela De Maria, referente del progetto per il Comune. I lavori per la realizzazione del centro inizieranno ad ottobre.
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