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Il linguaggio della benzina è quello che contraddistingue un’ampia fascia della mentalità del malinteso senso della giustizia. Se il vicino mi da fastidio gli brucio la macchina; se un concorrente apre un’attività che mi può danneggiare gli brucio la macchina; se il medico sbaglia la diagnosi gli brucio la macchina; se la mia compagna mi lascia le brucio la macchina.
Per fortuna ci si limita alla macchina perché in questi giorni abbiamo appreso che la benzina viene usata anche ad uccidere per gelosia. Ma a Gerace è un costume di nuova importazione, proprio qualche giorno fa raccontavo come questo paese fosse rimasto indenne da fenomeni di delinquenza organizzata proprio per il carattere mite e rispettoso della persona e della proprietà da parte dell’intera popolazione. Nessuna testa calda in giro, nessuna prevaricazione ma un attento controllo sociale attraverso le convenzioni relazionali.
Oggi leggo sulla stampa le dichiarazioni di politici e non che parlano di intimidazione mafiosa e di nuovo colpo della criminalità organizzata. Mi viene difficile da considerare il gesto di spregio operato nei confronti di questa comunità, o solo nei confronti di qualche suo rappresentante, come un gesto di tale portata.
Sembra più logico, ma solo per un ragionamento ed in mancanza di alte informazioni, ricondurre la cosa ad un gesto vendicativo di una persona più che di un’organizzazione. Spiace solo che la comunità abbia a patire una battuta d’arresto nel percorso di modernizzazione. Di seguito le immagini del sogno e quelle della realtà.
Solo con la vigilanza dei cittadini e la difesa delle istituzioni si può arginare la cultura della benzina.
Arturo Rocca
Osservatorio Ambientale Diritto per la Vita
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