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Se non provvede l’uomo, ci pensa la natura. Nella mattinata dello scorso due marzo si è abbattuto su Lazzaro un temporale che è durato qualche minuto in più del consueto, tanto è bastato alle acque torrentizie per trasportare a mare gran parte dei rifiuti anche pericolosi che sono stati depositati nel corso degli anni negli alvei fluviali dei Torrenti San Vincenzo e Oliveto di Lazzaro e che gli Enti competenti non hanno provveduto a smaltire in discarica.
Oggi la natura ha risparmiato fatica e notevoli risorse finanziarie, purtroppo arrecando per colpa dell’uomo irreversibili danni all’ambiente e alle acque marine. Con riferimento al torrente Oliveto, gran parte del materiale spianato nell’alveo fluviale e gran parte degli alti cumuli di materiale da sbancamento che nel corso dell’intervento del nuovo depuratore comunale sono stati posizionati lungo l’alveo è stato trasportato a mare. Infatti le impetuose acque torrentizie, che nella fase di maggiore intensità della piena si sono avvicinate alla sede ferroviaria e a quella stradale (ponte stradale e ferroviario), hanno scavato il letto fluviale provocando smottamenti dell’alveo notevolmente innalzato rispetto al piano originario di campagna, facendo emergere i rifiuti interrati e le varie tubazioni. In particolare i due alti terrapieni costituiti da rifiuti anche pericolosi, posti lungo la foce del Torrente nel corso di un intervento eseguito nel 2008 dall’Amministrazione Provinciale di Reggio Calabria, sono stati in gran parte erosi dalle acque torrentizie determinando lo scalzamento delle tubazioni di scarico del depuratore.
Si deve porre in risalto che il Sindaco del Comune di Motta San Giovanni su specifica richiesta del Dipartimento Politiche dell’Ambiente della regione Calabria, attivato da questa associazione, riferiva, tra l’altro, che alla conclusione dei lavori di posa della condotta fognaria (che non si sa quando e se finiranno) verranno eseguiti lavori di pulizia del tratto terminale del torrente Oliveto.
Le acque torrentizie evidentemente non hanno potuto aspettare o forse non erano a conoscenza di tale decisione. Mi chiedo come sia stato possibile, soprattutto nel periodo delle piene, pensare di depositare tutto quel materiale lungo l’alveo, pur avendo il Primo cittadino e la stessa Amministrazione provinciale riconosciuto la pericolosità del Torrente Oliveto e la necessità di intervenire con le modalità della somma urgenza.
Mi domando altresì come gli Organi di vigilanza e controllo, sebbene avvisati, abbiano potuto tollerare e continuare a tollerare tale situazione di gravissimo rischio per la popolazione. Si deve ripetere che a ridosso e in destra orografica del torrente insiste un popoloso villaggio “La Piramide” abitato anche d’inverno.
Se la situazione alla foce appare grave, ancora più preoccupante si presenta a monte E’ improcrastinabile un intervento di messa in sicurezza del torrente e fermare immediatamente i lavori nell’alveo relativi alla costruzione del Nuovo depuratore. Resta da dire che si fanno opere violando le legge e poi, ogni anno puntualmente alla prima pioggerellina si parla di “disastri naturali”, si invoca lo stato di calamità e si chiedono soldi allo Stato. Invece dovremmo chiedere lo “stato di calamità INnaturale” e per riparare i danni chiedere i soldi a tutti quelli che negli anni presenti e passati sono stati la causa di tali calamità, soprattutto a coloro che nelle rispettive posizioni hanno autorizzato o tollerato le opere che si sono rivelati i presupposti per i disastri che annualmente si verificano.
Vincenzo CREA
Referente unico dell’ANCADIC Onlus
Responsabile e coordinatore del territorio nazionale
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