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di Giovanni Alvaro
Pochi giorni fa il ministro Passera ed altri nel governo avevano suggerito di cancellare il progetto ponte, non più una priorità per il Paese, con un impegno di spesa di 300 ml. per pagare la conseguente penale.Adesso il consiglio dei ministri proroga di 2 anni i termini per approvare il progetto definitivo ed avanza alcune esigenze. La scelta merita qualche approfondimento perché essa pur contenendo delle sfide presenta delle incognite.
La decisione, comunque, affronta sostanzialmente tre problemi: 1° – verificare la fattibilità tecnica, 2° – conoscere le effettive condizioni finanziarie e 3° far accettare al Contraente generale una nuova procedura “tramite la sottoscrizione di un atto aggiuntivo al contratto vigente” che riduca la ‘penale’ al “rimborso delle sole spese effettuate con una maggiorazione limitata al 10%”.
Ma andiamo per ordine. Sul primo punto, la pretesa del Governo di verificare la fattibilità del Ponte suona come offensiva per i tanti esperti (italiani e non) che vi hanno lavorato. Il Governo, se dovesse imboccare questa strada, dovrà, per forza di cose, farlo alla faccia del risparmio finanziario, come ci imporrebbe la situazione economica presente, arruolando decine di tecnici per studiare le carte già prodotte ed approvate, perdere altro tempo e tanto denaro. Questo punto rappresenta un’incognita non indifferente.
Sul secondo punto, è più che giusto e sacrosanto chiedere alla Stretto di Messina di finalizzare un piano di project financing che, nella realtà, la Stretto di Messina avrebbe dovuto già averlo da tempo. Comunque la sfida deve essere raccolta perché bisogna riuscire ad aggregare una proposta seria sul reperimento dei finanziatori stranieri mettendo con le spalle al muro qualsiasi governo. L’attuale fa bene a chiedere soluzioni finanziarie che siano coerenti e serie, e noi ci aggiungiamo che bisogna bruciare i tempi.
La decisione del governo dimostra le incertezze di chi non avendo compreso del tutto la valenza del Ponteper l’economia italiana e il Mezzogiorno, continua a ragionare ignorando la capacità antirecessiva di un’opera che è anello dell’alta velocità e saldatura dei percorsi TEN che eviteranno di far transitare le navi attraverso le colonne d’Ercole. L’opera deve essere vista in un contesto regionale e non locale, come abbiamo scritto diverse volte. L’investimento, fatto di capitali privati, darebbe impulso a tutta la nostra economia con un effetto a catena sulla struttura economica, ancor più importante adesso vista la fase di crisi economica e di assoluta incapacità di questo governo a politiche di spesa espansive.
Sul terzo punto, infine, si ha l’impressione che tutto sia finalizzato a far sottoscrivere all’Eurolink l’ipotesi di una penale irrisoria che, essendo sottoscritta dall’interessato, bloccherebbe qualsiasi contenzioso successivo evitando gli strali della Corte dei Conti per il danno erariale che non è di 300 milioni come il Governo aveva ipotizzato, ma addirittura (conti di Milano Finanza) di oltre 1,1 miliardo. Si tratta di una clausola capestro che, se accettata, liquiderebbe quella che viene considerata l’assicurazione del Ponte dalla catastrofe della sua non realizzazione.
La sua sottoscrizione farebbe credere che all’Eurolink siano stati garantiti (?) “interventi infrastrutturali immediatamente cantierabili” e “che presentino una funzionalità autonoma e siano compresi nel progetto generale”. Il Governo risolverebbe uno dei problemi ma non chiuderebbe l’eventuale contenzioso dei privati espropriandi bloccati nelle vendite o che impauriti dall’esproprio hanno svenduto le loro villette. Da parte nostra staremo dalla parte di chi ha subìto un danno, anche perché noi avremmo subito una beffa.
* Comitato Ponte Subito
** Università di Messina, Harvard University
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