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La vergogna avrebbe dovuto spingerli a nascondere le loro aspettative, ma la speranza di ottenere finalmente quel che non sono riusciti a realizzare, con l’azione politica, non gli ha consentito di dissimulare la loro vera propensione liberticida. Hanno atteso, infatti, spasmodicamente la decisione del Consiglio dei Ministri sullo scioglimento del Consiglio Comunale di Reggio Calabria, convinti che ormai fosse giunta l’ora per brindare ad una nuova era. Ma così non è stato ed è sperabile che così non debba essere neanche in futuro.
Si possono avere valutazioni diverse sul come sia stata amministrata una città, si può condividere o dissentire dalla ‘propaganda’ sul cosiddetto ‘modello Reggio’, o sul ‘modello decreto Reggio’ ma è semplicemente vergognoso percorrere le strade impervie della criminalizzazione collettiva, vestendo tra l’altro i panni del garantismo, e lavorare per ottenere la sospensione della democrazia privando una comunità di 180.000 abitanti degli organismi democratici previsti dalla legge con la formula dell’inquinamento mafioso, ultima spiaggia rimasta ad una sinistra incapace di sviluppare politiche e proposte decenti, ma tesa ad illudersi di poter risalire la china e ritornare protagonista.
A scanso di equivoci dico subito che nessuno può verosimilmente sostenere, e fra questi non ci sono anch’io, che tra i Consiglieri Comunali (di maggioranza e di opposizione) di una città infestata di mafia e di ‘ndranghitismo, non vi possa essere chi ha ricevuto aiuto e sostegno per la propria elezione, e/o che non si sia macchiato di sostegno ad interessi ‘non puliti’, ma la strada per colpire chi si è macchiato di reati non può essere quella di ‘estendere’ le responsabilità individuali facendo di tutta l’erba un fascio.
Ma anche nel caso di responsabilità personali bisogna andare con i piedi di piombo, perché già, in passato, è successo che venisse crocifisso qualche Consigliere Comunale (facendogli patire carcere e ignominia) per vederlo successivamente, ma dopo molti anni, pienamente riabilitato. E nessuno gli ha chiesto scusa. Pretendere che oggi si usi la scure dello scioglimento del Consiglio è antidemocratico e incivile, roba che può essere richiesta e sostenuta dai nipotini di Stalin e dai cattocomunismi, loro succubi, che sconoscono la lotta politica, il confronto e lo scontro delle idee e delle scelte conseguenti.
Il Governo, che già aveva profondamente sbagliato a far insediarela Commissioned’accesso, bloccando o ritardando, indirettamente, l’azione amministrativa della Giunta Comunale, è sperabile che sia capace di resistere alle pressioni nazionali dell’armata Brancaleone, e abbia il coraggio di sostituire il processo criminalizzante dell’intera Calabria, che lo scioglimento di Consigli Comunali, senza soluzione di continuità, determina, con attenzioni concrete sul suo futuro e il suo sviluppo.
In questa direzione va marcata anche la cecità di una maggioranza, che non ha saputo contrastare lo stillicidio di scioglimenti, avvenuto in varie parti della Regione, con motivazioni inesistenti o molto forzate, convinta che bastavano ‘codici etici’, da sventolare in ogni occasione, per potersi difendere dagli attacchi di una sinistra votata all’uso strumentale delle scelte giudiziarie elevate a totem da super venerare. Si è caduti così nella trappola di chi ha abdicato al proprio ruolo affidandosi solo all’azione della Magistratura .
Giovanni ALVARO
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