Ridare ossigeno al diritto allo studio in Calabria, rinnovato appello dei vincitori del Concorso DS

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Rinnovato appello dei vincitori del concorso a Dirigente Scolastico della Calabria , al Presidente della Regione Calabria e all’Assessore Regionale Caligiuri, ai Presidenti e agli assessori P.I. delle Province Calabresi e al Direttore Regionale dell’U.S.R. Calabria.

Con la lettera aperta del 20 settembre 2012, il comitato dei vincitori del concorso a Dirigente Scolastico della Regione Calabria aveva ricostruito e chiarito, rispettando la cronologia degli eventi, l’impatto negativo delle disposizioni contenute sia nella legge n. 111/2011 (art. 19 comma 4 e 5) di conversione del D.L. n. 98/2011, sia nelle successive disposizioni della legge n. 183/2011 di stabilità per il 2012.

Si ritiene pertanto superfluo ritornare sui punti esaustivamente esposti nella sopra citata comunicazione, ad eccezione di alcuni importanti chiarimenti.

E’ utile infatti evidenziare meglio che la pubblicazione del D.L n. 98/2011, datata  6 luglio,

precede, sia pure di poco, quella del bando di concorso per il reclutamento di Dirigenti Scolastici indetto ai sensi del D.D.G. 13 luglio 2011, pubblicato sulla G.U. n. 56 del 15 luglio 2011.

 

In data 13 luglio quindi gli “addetti ai lavori” avevano già contezza dei “nuovi” parametri di dimensionamento della rete scolastica e pertanto la stima dei 108 posti messi a bando per la Regione Calabria aveva (certamente non con precisione millimetrica, trattandosi appunto di una previsione-proiezione) tenuto ponderatamente conto dell’impatto dei nuovi criteri dimensionali.

Eppure, i 108 posti – come già evidenziato nella precedente lettera aperta – sembrano essere letteralmente e completamente “evaporati” ad inizio dell’anno scolastico 2011/2012. E questo con gli effetti già ampiamente evidenziati sia in termini di garanzia effettiva del diritto costituzionale allo studio (oggi, più correttamente, in epoca di autonomia “diritto al successo formativo”) sia di chance occupazionali qualificate e strategiche in una regione “povera” anche culturalmente (che proprio alla risorsa-scuola dovrebbe affidare “in primis” il compito del riscatto e della qualificazione culturale e formativa delle nuove generazioni) sia di presidio della legalità in ambiti diffusamente contaminati da culture deviate e devianti.

Troppo spesso, nell’articolato mondo della scuola – e non solo – la logica della frammentazione degli interessi ha portato a contrapposizioni disgreganti. Le attuali richieste dei vincitori del concorso, svincolandosi da questa ratio, intendono invece puntare i riflettori su interessi sociali più ampi, che privilegiano anzitutto la garanzia dei diritti dello studente e delle famiglie, ampiamente riconosciuti dal nostro ordinamento, anche se talvolta tutelati solo in astratto.

Abbiamo continuato a seguire, pertanto, con vivo interesse tutte le notizie che gravitano intorno al pianeta-scuola, in particolare: il recente incontro sul dimensionamento scolastico dell’Assessore regionale On. Caligiuri con gli assessori alla P.I. delle province calabresi e, sempre sullo stesso tema,  il comunicato della DIR-PRESIDI-SCUOLA del 30 settembre 2012, sul nuovo dimensionamento scolastico nella Regione Puglia.

Dalla lettura di tali documenti si evidenzia che:

  • il dialogo istituzionale avviato nella Regione Calabria si propone di aggiornare le linee guida regionali e, in particolare, di definire il numero massimo degli alunni per scuola, da porre alla base del dimensionamento scolastico, mentre dalla Conferenza Stato-Regioni si determinerà il numero delle dirigenze assegnate alla Calabria;
  • i lavori avviati nella Regione Puglia, a seguito delle indicazioni della Conferenza Stato-Regioni, puntano al completo recupero delle   istituzioni sottodimensionate e quindi prive, al momento ,sia di dirigente scolastico sia di direttore dei servizi generali e amministrativi.

In attesa di conoscere i parametri e gli orientamenti del nuovo dimensionamento scolastico per la Regione Calabria, abbiamo cercato di comprendere meglio quali dinamiche incidano (concretamente) sulla razionalizzazione della rete scolastica, a partire dalla dialettica Stato-Regioni.

Proprio questo punto sembra essere più di tutti gli altri lo snodo critico su cui concentrare la nostra attenzione.

Dalla lettura della sentenza n. 147/2012 della Corte Costituzionale si evince con chiarezza che:

–        i parametri del dimensionamento scolastico (limiti ottimali per il riconoscimento dell’autonomia e decurtazioni in deroga) sono di competenza regionale;

–        i parametri per la definizione degli organici (nello specifico numero delle dirigenze assegnate alle diverse regioni) sono di competenza statale.

L’intreccio di competenze evidenziato dovrebbe, evidentemente, privilegiare la prioritaria esigenza (locale) di “adattare” e “ottimizzare” funzionalmente la rete scolastica alle oggettive e comprovate esigenze: orografiche, culturali, linguistiche, sociali, del territorio, ovviamente nei limiti in cui ciò è  previsto e tutelato dalla vigente legislazione e nella logica di deroghe concesse anche “per compensazione numerica” tra diversi istituti.

La dialettica Stato – Regioni dovrebbe dunque, a nostro giudizio, seguire la dinamica che dal dimensionamento provinciale e regionale approda alla conseguente individuazione delle dirigenze, nella logica (ex lege) dell’endiadi autonomia-dirigenza scolastica.

Un’opposta logica consequenziale, dettata da pure esigenze di contenimento della spesa pubblica, porterebbe a mutilare (e in modo sostanziale) proprio quell’autonomia nella governance locale che il Titolo V della Costituzione intende promuovere e garantire.

Se, infatti, fosse in primis lo Stato ad assegnare (“calare dall’alto”) il contingente organico dei dirigenti scolastici alle Regioni, con ratio unilaterale, e se la politica scolastica di queste ultime fosse costretta ad “appiattirsi” sulla logica delle risorse disponibili, l’intero impianto delle garanzie costituzionali potrebbe collassare. Il condizionale è (purtroppo, nel nostro caso) un puro esercizio di ortodossia grammaticale, poiché l’attuale sofferenza dell’intera scuola calabrese è il frutto di un dialogo Stato-Regioni che fatica a trovare occasioni di armonico raccordo e di funzionale equilibrio tra esigenze diverse, nonché di condivisa individuazione delle legittime priorità.

Le 88 istituzioni scolastiche calabresi affidate alla reggenza di dirigenti scolastici, già impegnati nella gestione di altri istituti autonomi, in tempi in cui la scure della spending-review elimina anche la figura del docente vicario, oggi semplicemente “collaboratore” del dirigente, sembrano essere il risultato di una politica di “livellamento” dei bisogni istituzionali e locali alle esigenze statali di contenimento della spesa pubblica che, di fatto, pregiudicano i diritti costituzionalmente tutelati.

L’attuale forte disagio del 22% delle scuole calabresi potrebbe ripetersi, in astratto, anche nei futuri anni scolastici, se non cambia la politica di gestione del settore scolastico e se Stato e Regioni non recuperano una diversa modalità di confronto e di dialogo, più sensibile alla prospettiva dell’immateriale e irrinunciabile “capitale umano” che del puro “risparmio economico”.

Come vincitori di un concorso altamente selettivo e come futuri dirigenti sentiamo dunque il dovere di impegnarci, fino in fondo, in un compito che non punta soltanto a recuperare nei tempi necessari i posti messi a bando. L’intento più alto è quello di ridare ossigeno al diritto costituzionale allo studio, particolarmente in ambiti territoriali, come quello calabrese, in cui il valore aggiunto dell’istruzione può fare concretamente la differenza tra una vita sprecata nel vortice distruttivo dell’illegalità o ai margini della società produttiva e la valorizzazione della persona, finalizzata al benessere individuale e sociale.

Per questi motivi, chiediamo all’Assessore alla Cultura, Istruzione e Ricerca della Regione Calabria, On. Prof. Mario Caligiuri e agli Assessori delle cinque Province calabresi di adoperarsi fattivamente, per quanto di loro competenza nel:

  • favorire il recupero di autonomie e dirigenze, ipotizzando accorpamenti non solo in verticale ma anche in orizzontale, direzione in cui opera già la Regione Puglia;
  • superare le criticità del dimensionamento, nel passaggio tra organici di diritto e di fatto, operando ad esempio compensazioni tra le flessioni dei singoli istituti e prevedendo un’adeguata fascia di tolleranza per le contrazioni;
  • prevedere, oltre al limite minimo, anche un limite massimo di alunni, oltre al quale non è più assicurata (di fatto) la qualità del servizio, tenendo anche in debita considerazione le criticità rappresentate dalla mancanza sia di un middle-managment, stabilmente assegnato all’istituzione scolastica, sia di un docente vicario;
  • rendere effettivo il diritto all’assunzione dei 98 vincitori del concorso a dirigente scolastico nella Regione Calabria, assicurando, nell’anno in corso, l’espletamento delle residue attività di formazione, al fine di consentire un più razionale utilizzo delle competenze professionali acquisite;
  • assicurare la validità della graduatoria di merito per l’arco di tempo necessario ad assicurare l’immissione in ruolo di tutti i vincitori, considerando le criticità contingenti.

Distinti ossequi.

 

Firmato: Comitato Vincitori del concorso per Dirigenti Scolatici nella Regione Calabria.

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Author: Cristina

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