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Riceviamo e pubblichiamo:
Durante la XXI giornata FAI di Primavera del 23 E 24 marzo 2013 abbiamo fatto osservare alla delegazione FAI che una delle due colonne rinvenute a Lazzaro tra i ruderi della villa romana sarebbe stata trasportata in via delle Rimembranze a Motta SG presso il monumento dedicato ai minatori di Motta San Giovanni. Visto, tra l’altro, che l’importante reperto non ha alcuna attinenza con il monumento dei minatori, la delegazione FAI si era impegnata a rappresentare tale circostanza nelle sedi opportune affinché si valutasse che la colonna fosse ricollocata nel sito ove sarebbe stata rinvenuta.
A fronte di tale richiesta riportata anche dagli organi di Stampa la dott.ssa Enza Triolo affermava: “ Chi ha proposto la trafugazione della colonna verso Lazzaro, oggi nel parco delle Rimembranze; dovrebbe sapere che: La colonna non fu portata da Lazzaro al Parco delle Rimembranze; ma che era stata posta nella piazza della Chiesa Ditteriale di Santa Caterina V.M., in contrada omonima, nel centro storico di Motta San Giovanni, due secoli fa, e ci sono testimonianze storiche, su quanto affermo. Alla distruzione della chiesa avvenuta l’ultima volta nel 1953 dopo l’alluvione che investì il territorio mottese, il Sindaco Catanoso la fece riporre dove oggi è stato realizzato il Parco delle Rimembranze, la base non appartiene alla colonna ma era la macina di un vecchio frantoio del centro storico di Motta San Giovanni. Perciò ricordo ai miei concittadini che chiedono la trafugazione della colonna verso Lazzaro, che con tale richiesta, operano con il cancellare due secoli della storia del nostro Comune. Inoltre le proposte effettuate, riguardo alla colonna, con lo scopo di richiedere fondi per la valorizzazione dei beni archeologici del territorio di Lazzaro; devono essere fatte senza recare danni al nostro patrimonio culturale, ricordatelo cari concittadini. Allora proprio per la tutela del patrimonio culturale del territorio mottese e della nostra storia mi verrebbe da dire: La Colonna del Parco delle Rimembranze NON SI TOCCA…!””
La dott.ssa nella sua risposta omette di dire da dove sia giunta realmente a Motta quella colonna. Esiste una nota ad un articolo del compianto prof. Carmelo Turano nel quale si parla della villa di Leucopetra e dove lo stesso Turano riferisce di avere saputo direttamente dal preside prof. Davide Catanoso, già sindaco di Motta, al quale proprio la dott.ssa Triolo si riferisce, che in tale villa furono rinvenute ben due colonne, una delle quali trasferita a Motta proprio all’inizio del 900 e che tale colonna è stata posta proprio nella piazzetta antistante la chiesa di S. Caterina citata proprio dalla dott.ssa Triolo, E’ scritto in modo chiaro che le colonne furono rinvenute a Lazzaro e che una delle quali fu trasferita a Motta.
Voglio evidenziare che l’azione della scrivente associazione non è circoscritta ai soli beni culturali di Lazzaro, ancor prima di richiamare l’attenzione su tale tematica, abbiamo richiesto al Ministro dei beni e Attività culturali che fossero adottati interventi a tutela di un inestimabile patrimonio architettonico in completo stato di abbandono ovvero il Castello Santo Niceto, che nel mese di luglio 2012 un incendio, passato stranamente inosservato, si è sviluppato all’interno della fortezza recando notevoli danni. E’ stato richiesto come primo e inderogabile intervento la verifica della stabilità di quelle opere murarie lato Nord non ancora bonificate che a seguito di forze esterne (grandi piogge potrebbero fortemente inibire il terreno e indebolire le fondamenta, assestamenti di terreno, forze sismiche) potrebbero crollare provocando danni irreversibili alla struttura stessa. In tal caso nessun finanziamento potrebbe permettere di recuperare quanto demolito, soprattutto la storia di questa meravigliosa terra. Giova evidenziare, ma questo è superfluo sottolinearlo soprattutto a chi si occupa professionalmente di beni culturali, che non si tratta di togliere qualcosa alla splendida cittadina di Motta SG, bensì di restituire alla storia quello che è stato tolto. Se è stato tolto. A tal fine abbiamo chiesto alla Soprintendenza ai Beni culturali di Reggio Calabria di voler disporre le opportune verifiche per accertare se la colonna in questione sia riconducibile ad una delle due colonne rinvenute nel sito archeologico di Lazzaro e in caso affermativo disporre la ricollocazione della stessa ove rinvenuta. Chi segue l’azione svolta dal comitato torrente Oliveto e dall’ANCADIC sa benissimo che si agisce al di là di campanilismi, con l’obiettivo di apportare un contributo alla risoluzione dei problemi ovunque essi siano.
Vincenzo CREA
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La dott.ssa non omette di dire da dove sia giunta realmente a Motta San Giovanni la colonna, visto che nella sua nota riportata solo in parte in questo articolo menziona la stessa nota del prof. Carmelo Turano oltre alle memorie storiche locali, voleva solo tracciare e far conoscere un’altra sosta che la colonna fece prima di approdare al Parco delle Rimembranze, e parte di notizie storiche omesse nel precedente articolo pubblicato dall’Associazione il 24 marzo 2013 su costaviola, motivo per cui rivolse una nota provocatoria all’Associazione, perché quest’avvenimento fa parte della storia e della cultura del popolo mottese. La stessa dott.ssa umilmente valuta sia inutile fare verifiche sulla provenienza della colonna viste le numerose fonti archivistiche e memorie storiche esistenti, di cui quest’ultime testimoniano che è stata trasportata nei primi anni del Novecento a Motta San Giovanni con l’ausilio di un carro trainato da buoi, con delle motivazioni culturali ben precise quali: porla come monumento nella piazza della chiesa Ditteriale S. Caterina V. M., come in un museo all’aperto, in memoria della cultura storica della popolazione mottese, per questo la sua trasposizione da Lazzaro a Motta San Giovanni non rientra in un caso di importazione, esportazione e trasferimento illecito di beni culturali, ma fu una decisione presa in quegli anni dall’Amministrazione e popolazione locale.
Anche nell’Antiquarium a Lazzaro di Motta San Giovanni nel pannello descrittivo realizzato dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria, per i resti del Mausoleo, vi sono notizie sulla provenienza della colonna posta nel Parco delle Rimembranze. Allora le risorse necessarie per verifiche sulla provenienza, possano essere applicate in un progetto di tutela del sito archeologico di Lazzaro viste le condizioni in cui versa, invece che disperderle. Inoltre la dott.ssa si permette di fare un’osservazione all’Associazione: ciò che è avvenuto nei primi anni del Novecento è storia e si deve avere il rispetto di un fatto storico, che va riportato correttamente soprattutto nell’ambito di una richiesta di recupero e valorizzazione di un bene. Inoltre, è vero l’Associazione ha richiesto interventi di tutela anche per la “Fortificazione di Santo Niceto”, che non è un castello come erroneamente definito da molti, con la verifica della stabilità delle opere murarie della struttura sul versante Nord non ancora consolidate. Tali richieste sono un bene per il territorio perché supportano le continue sollecitazioni per un progetto di consolidamento fatte dal 2007 fino ad oggi dall’Arch. Prof. Francesca Martorano dell’Università Mediterranea, che ha eseguito rilievi,studi e pubblicazioni sulla fortificazione già dal 1987 e seguito i precedenti due interventi di recupero e restauro che sono terminati nel 2005 e nel 2007, la quale ha denunciato più volte alle autorità competenti il cattivo stato di conservazione della cinta muraria e il palazzo Nord e della precarietà della loro conservazione, per cedimenti del terreno ad opera degli effetti causati dagli agenti atmosferici, e della necessità di opere di consolidamento. Quindi con tutto il rispetto per il Comitato del Torrente Oliveto e l’ANCADIC e degli obiettivi che perseguono, soprattutto nella tutela e nella valorizzazione dei beni culturali si deve operare nel modo più opportuno con approfondita raccolta di tutte le informazioni riguardanti il caso, per accogliere i giusti e opportuni consensi soprattutto da parte dei concittadini favorevoli a risolvere i problemi del loro Paese, attenti al benessere del loro territorio e dei beni culturali presenti in esso.