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Nella notte tra il 18 e 19.08.2010 tra Camini e Riace le FF.OO, intervenivano sulla SS 106 che costeggia il mare ove recuperavano complessivamente 122 clandestini (51 uomini, 36 donne e 35 bambini) giunti tramite un‘imbarcazione allontanatasi in precedenza dalle coste calabresi. I poche ore i clandestini venivano raggruppati ed indirizzati verso la Comunità terapeutica denominata “LA CHIMERA” sita in Contrada Ellera del Comune di Camini ove venivano soccorsi e rifocillati anche dal personale della protezione Civile di Roccella.
Durante le attività di recupero, esattamente alle ore 11.00 del 19.08.2010, veniva individuato un soggetto alto 1,80 mt circa, corporatura atletica, capelli biondi, la barba incolta che indossava una maglia scura con le maniche corte ed un paio di pantaloni scuri da tuta, asseritamente di origine ucraina il quale era nascosto all’interno di un fossato esattamente nelle adiacenze dello svincolo che conduce ai Comuni di Stilo Pazzano e Bivongi. Le caratteristiche somatiche del soggetto e il suo tentativo di sottrarsi alle ricerche immediatamente insospettiva i Carabinieri. Quindi lo straniero veniva, sottoposto a perquisizione personale e veniva trovato in possesso di uno zainetto di colore nero contenente: un potente binocolo, una torcia di colore verde impermeabile e perfettamente funzionate, una macchina fotografica e due telefoni cellulari.
Addensandosi su questa figura numerosi dubbi, rafforzatisi quando il predetto, unico ucraino tra i viaggiatori, appena giunto presso il centro di raccolta ha tagliato la barba, circostanza, si ritiene, univocamente riferibile ad evitare la sua identificazione, sono stati intrapresi ulteriori accertamenti finalizzati a comprendere pienamente il ruolo da questi svolto nel corso del trasporto e successivo sbarco anche in ragione del fatto che sia da pregressa attività di P.G. posta in essere dai Carabinieri (arresto in flagranza di reato di tre scafisti di nazionalità ucraina avvenuto il 18.11.2009), nonché da quanto documentato dalla cronaca dei giorni scorsi -che ha visto lo sbarco nelle coste crotonesi di altri immigrati sempre per opera di scafisti di nazionalità ucraina..
Quindi da una verifica dei cellulari in suo uso vi erano alcuni sms dai quali si poteva ipotizzare che terzi soggetti fossero a conoscenza che il suddetto si sarebbe recato in Italia senza, però rimanervi e quindi conclamando la sua responsabilità nel viaggio verso le coste Italiane.
La sussistenza di elementi indiziari a carico dell’unico cittadino straniero poi identificato in HERNOR Kiriee, nato a Kiev il 17.06.1984 e residente in San Pietroburgo, in ordine al reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina si stava sostanziando e, pertanto, si è proceduto interrogare numerose migranti i quali, l’hanno indicato come uno dei membri dell’equipaggio con il ruolo di “aiuto capitano”. In particolare, in relazione alle modalità di arrivo nello Stato italiano, hanno dichiarato di essere partiti dalla Turchia, a bordo di un’imbarcazione di piccole dimensioni in ragione del numero degli occupanti-122 tra uomini donne e bambini- e di aver viaggiato per 4 giorni rinchiusi in una stiva, privi di cibo e con l’acqua razionata. L’arrestato era uno dei quattro componenti dell’equipaggio, svolgeva le mansioni di “aiuto capitano” poiché somministrava agli atri extracomunitari l’acqua, vigilava affinchè permanessero, chiusi a chiave nella stiva, circostanza, in particolare, della quale si assicurava quando incrociavano altre imbarcazioni o mezzi aerei ed inoltre, a differenza degli altri, aveva libero accesso ad ogni parte del natante.
Anche in ordine allo sbarco le versioni sono state concordi, infatti, si è appreso che in gruppi di 15 persone venivano trasbordati per mezzo di un gommone (sottoposto a sequestro da personale della Tenenza della Guardia di Finanza di Roccella Jonica in collaborazione con la sezione operativa navale) tirato con delle cime rispettivamente dalla nave e dalla terra, a differenza degli altri tre componenti dell’equipaggio che si allontanavano sull’imbarcazione madre, HERNOR Kiriee rimaneva, inspiegabilmente sulla spiaggia. In vero per quanto dichiarato da alcuni ragazzi calabresi che allarmati dal vocio prodotto dai migranti, attenzionavano l’imbarcazione madre con una torcia è ipotizzabile che l’equipaggio abbia deciso di lasciare in tutta fretta le coste Italiane lasciando senza alcun scrupolo l’odierno fermato sulle spiagge calabresi.
Delle risultanze investigative emerse veniva informato il sostituto procuratore della Repubblica Rosanna Sgueglia che concordando pienamente l’ipotesi investigativa avanzata dai Carabinieri. in nottata emetteva un decreto di Fermo del cittadino Ucraino, che veniva tradotto al carcere di Locri.
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