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Come la Rete Antirazzista Calabrese aveva abbondantemente preannunciato è arrivata la proroga, per tutto il 2012, dello “stato di emergenza” per l’accoglienza dei nostri fratelli migranti. Continua cosi la situazione “emergenziale” che permette di agire in deroga di qualsiasi controllo e legge, con i migranti bloccati in pseudo-centri di accoglienza disseminati per il nostro territorio in situazione di precarietà e incertezza.
Una decisione che conferma il totale disastro organizzativo e l’approssimazione del Governo nell’affrontare il delicato tema dell’accoglienza dei profughi i cui costi stanno ricadendo, come avevamo più volte preannunciato, sui territori locali e sui migranti stessi.
Sono in 26.395, al 3 ottobre 2011, i profughi inseriti nel Piano accoglienza varato dal ministero dell’Interno la scorsa primavera per far fronte all’emergenza Nord Africa. Disseminati nelle regioni italiane sulla base del rapporto: mille migranti ogni milione di abitanti. Per ogni adulto lo Stato gira ai gestori delle strutture fino a 46 euro per gli adulti e fino a 80 euro per i minori. Ogni giorno, per l’emergenza, si spendono circa 1,2 milioni di euro.
Tratto distintivo di questo modello di gestione dell’emergenza è stato il ricorso allo strumento del trattenimento dei migranti all’interno di luoghi che, seguendo le indicazioni di Agamben, potremmo definire “spazi di indistinzione giuridica”; spazi che assumono la configurazione di campi che funzionano al di fuori del quadro giuridico ordinario e governati da un regime di stato d’eccezione.
Il Piano per la gestione dei profughi, messo a punto dopo la dichiarazione dello stato di emergenza sul territorio nazionale, prevede in Calabria l’accoglienza di 1634 immigrati.
Secondo la Protezione Civile regionale la Calabria “ospita” attualmente 1000 migranti, per lo più in ex alberghi dismessi in cui i migranti vengono ammassati a centinaia, mentre nulla ci è dato sapere circa le modalità di individuazione delle strutture in cui sono stati deportati i profughi ne dei criteri seguiti nella scelta degli enti gestori e nell’affido dei relativi servizi. Completo silenzio anche sulle modalità con cui vengono erogati servizi fondamentali quali l’assistenza sanitaria e legale, connessi a diritti umani inviolabili, e che anzi spesso non vengono garantiti affatto. Un giro di affari spaventoso condotto sulla pelle di uomini e donne che chiedono democrazia, rispetto dei diritti umani e sviluppo sociale dopo aver lasciato guerre, persecuzioni, affrontato i trafficanti di uomini, il deserto e il mare, visto morire parenti e amici ed oggi si trovano ad essere smistati, al pari di pacchi ingombranti, da un albergo all’altro, secondo logiche affaristiche che nulla hanno di umanitario. Una gestione securitaria e razzista dell’accoglienza e un giro di affari vertiginoso di cui, in Calabria, si fa garante/esecutore il presidente Scopelliti (vista la sua proverbiale capacità di far quadrare i bilanci..) attraverso la protezione Civile regionale. Tutto questo nel totale disinteresse da parte della pseudo-opposizione regionale e di quei politici che si collocano all’opposizione ma, che con il loro silenzio, si rendono complici di chi sta giocando con i destini di uomini e donne consegnati ad un limbo di assoluta incertezza, sia sotto il profilo umano che giuridico.
Come se non bastasse intorno ad alcuni centri d’accoglienza si è sviluppato un florido mercato del lavoro nero: i migranti, senza reddito né prospettive, diventano facili vittime di lavoro insicuro e sottopagato senza che nessun sindacato denunci la cosa.
Come rete antirazzista, nonostante l’assordante silenzio del mondo politico e sindacale, continueremo questa solitaria battaglia al fianco dei migranti che vivono sul nostro territorio, vittime di ricatti e soprusi quotidiani da parte di personaggi di dubbia moralità e competenza.
Continueremo a vigilare perché gli siano riconosciuti i diritti fondamentali, come la tutela legale necessaria per scongiurare il rischio concreto di essere rimpatriati, ma soprattutto lotteremo assieme ai migranti per l’ottenimento di un permesso di soggiorno indispensabile per poter decidere liberamente della propria esistenza e per superare l’attuale quadro normativo xenofobo e razzista (dalla Turco-Napolitano alla Bossi-Fini) che costruisce scientificamente clandestinità e ricattabilità.
Rete antirazzista calabrese
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