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Per prima cosa, riteniamo gravissimo che questo ‘ndranghetista sia potuto scomparire. Indipendentemente da ciò che ha causato la sua scomparsa, è inaccettabile che questo episodio sia avvenuto!
Com’è possibile la scomparsa di una persona sottoposta a regime di sorveglianza? E come è possibile che, proprio per il ruolo svolto nelle vicende di questi ultimi anni – siano vere o meno le sue dichiarazioni di prima o di oggi – si sia potuto allontanare da un luogo protetto?
In più ci chiediamo come si possa promuovere il senso della Giustizia, con l’uso che si sta facendo di tale notizia della fuga, cioè, di Antonino Lo Giudice e delle sue dichiarazioni scritte e videoregistrate.
Fermo restando il diritto-dovere di cronaca – che non da oggi sosteniamo – ci domandiamo se il modo con cui le informazioni trasmesse sulla vicenda esprima solo l’intento d’informare, o – come spesso abbiamo denunciato pubblicamente – obbedisca alla logica del sensazionalismo o, peggio, a una specie di tifo per una squadra contro un’altra.
In ogni caso, riteniamo che il peggior danno che si può fare contro la Giustizia è gettare discredito verso le Istituzioni e, soprattutto, verso la Magistratura.
Purtroppo, all’interno della magistratura, emerge una spaccatura, che non è una divergenza di metodi e/o ipotesi investigative, ma una vera e propria battaglia personale.
Riteniamo questa situazione gravissima perché, oltre a macchiare un’Istituzione che riteniamo fondamentale per il futuro bene comune – soprattutto in questa città (dopo le vicende che hanno condotto allo scioglimento del Consiglio comunale, per il quale è stato importante il ruolo svolto dalla Procura) – non può non essere percepita come un duro colpo che contribuisce a rafforzare la sfiducia nelle Istituzioni.
Unici danneggiati da questa situazione siamo noi cittadini che, soprattutto in questi anni, abbiamo voluto credere nelle Istituzioni, e abbiamo scelto di metterci la faccia nella lotta contro la ‘ndrangheta, cominciando in modo deciso un percorso di risveglio della Coscienza Civile, personale e collettiva.
Apprezziamo la chiarezza delle parole del Procuratore De Raho, rese note dall’Ansa: «Lo Stato continua la sua opera senza condizionamenti. Strategie come queste non ci toccano minimamente. Continuiamo ad operare con la stessa unità che ha contrassegnato l’ufficio dal mio insediamento. La mafia o la ‘ndrangheta, nelle loro espressioni più avanzate si muovono con strategie particolarmente raffinate e tra queste c’è anche quella che vuole provocare separazioni o divisioni tra coloro che la contrastano, utilizzando di volta in volta strumenti che possono essere passivi o, invece, attivi, collusivi o concorrenti. Faremo tutte le indagini di nostra competenza».
Per questo gli rinnoviamo la nostra fiducia: troviamo le sue parole coerenti con quelle già rivolte a noi cittadini, sia a Gioia Tauro in occasione della manifestazione a sostegno di Nino De Masi, che nell’incontro del 3 maggio scorso col nostro movimento e in piazza Italia nell’incontro con Saviano, svoltosi il 15 maggio scorso.
Noi cittadini di Reggio abbiamo bisogno di continuare ad avere fiducia nella Magistratura e continueremo a sostenere il suo faticoso lavoro.
Gli chiediamo, inoltre, che ci rassicuri nuovamente con le parole pronunciate il giorno del suo insediamento, quando si è impegnato a ricostruire al più presto un clima coeso all’interno della Procura; noi ci auguriamo che questo clima possa emergere pubblicamente.
Il coordinamento del movimento ReggioNonTace
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