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Dall’inizio del 2014, con l’operazione Mare Nostrum in corso, sono circa cinquantamila i migranti giunti dalle coste del Nord Africa nell’Italia Meridionale. Si tratta di uomini, donne, spesso bambini non accompagnati, segnati dalle violenze subite sia nei luoghi da cui fuggono, sia durante il lungo viaggio intrapreso per raggiungere l’Europa. Ma quanti sono quelli che non sono mai arrivati, i cui corpi finiscono seppelliti in fondo a quell’infinito cimitero chiamato Mediterraneo? Nel tratto di mare reso ancora più pericoloso dalle truffe degli “scafisti” e dalle paure della “Fortezza Europa”.
Ma ci sono altri modi per ricordare e per ripartire. La tappa reggina del progetto “1200Km in bici per i Fantasmi di Portopalo” promosso dall’associazione “Viandando” in collaborazione con “Libera” è un’occasione per far memoria e leggere in un altro verso le ultime cronache reggine. Sono 283 i corpi che giacciono nel relitto F-174, da 17 anni in fondo al mare senza sepoltura, nelle acque del Canale di Sicilia a largo di Portopalo. Vittime di una tragedia del mare che si è consumata la notte di Natale del 1996.
L’obiettivo dell’iniziativa è quello di percorrere in bicicletta 1.200 km con partenza il 2 agosto da San Severo in Puglia e arrivo a Portopalo il 23 agosto, dopo un giro in 23 tappe lungo le coste italiane. Si tratta di un percorso ciclistico pensato per sensibilizzare le istituzioni europee sulla necessità di recuperare il relitto.
Oggi 18 Agosto i ciclisti arriveranno alle ore 11.30 in città e saranno accolti presso la Sanitaria Sant’Elia a Condera dal coordinamento cittadino delle associazioni aderenti a Libera e da Tiberio Bentivoglio. Sarà un momento che vogliamo vivere anche noi dell’Arci in ricordo delle vittime di ieri e di oggi e dei tanti viaggi della speranza interrotti tragicamente. Sarà anche occasione per confrontarsi con i cittadini e le associazioni sul ruolo che negli ultimi tempi ha assunto Reggio come punto geografico di transito per i migranti.
C’è infatti chi in questi giorni ci sta provando. In vista delle elezioni comunali e regionali le provocazioni si intensificano. Dal tenore di alcune prese di posizione deduciamo che sicuramente può far comodo a qualcuno dipingere Reggio, e la sua provincia, come una realtà razzista e xenofoba. Il “mondo virtuale”- visto che molte critiche sono state esternate comodamente sui social network- descrive una situazione ai margini della tenuta sociale, cittadini sul piede di guerra contro i migranti, paura di epidemie e contagio, di spese folli verosimilmente sostenute con le casse comunali per garantire un po’ di dignità a gente in fuga da guerre e oppressioni, violazioni dei diritti umani, ingiustizie e ineguaglianze. Nulla di più falso nella maggioranza dei casi.
I fatti testimoniano tutta un’altra storia. Migliaia di migranti stanno transitando anche dalla nostra città. Quello che non si dovrebbe dimenticare è che da loro questa tappa sarà ricordata solo come il primo punto di accoglienza, idoneo a riprendere il proprio viaggio di libertà alla ricerca di un futuro possibile.
La realtà parla chiaro. Quante sono le storie di “ordinaria” accoglienza che stanno scrivendo negli ultimi mesi i cittadini reggini? A partire da Pellaro, dove un intero quartiere si è stretto nei mesi scorsi attorno al Palazzetto dello Sport temporaneamente adibito a dimora per migranti; passando da Villa San Giovanni dove i volontari del Comitato di Solidarietà dei Migranti, per mesi, ogni sera, si sono dati appuntamento alla stazione ferroviaria per garantire un transito dignitoso ai fratelli, siriani e non, partiti dalla Sicilia verso il nord Italia e l’ Europa, per arrivare infine ai tanti volontari impegnati nei centri di accoglienza temporanei allo Scatolone e alla palestra del Boccioni.
Sono i volti degli attivisti delle associazioni laiche e religiose della città, del Coordinamento della Caritas, del personale della Questura, dei medici di turno nelle strutture e soprattutto di tanti cittadini che si stanno prodigando generosamente rispondendo alla domanda “ma io che posso fare?”, portando indumenti, alimenti, scambiando qualche parole in un balbettante inglese.
Sono le storie degli operatori dei progetti Sprar che da Riace a Villa San Giovanni, da Stignano ad Ardore, Gioiosa Ionica, Laganadi, Condofuri e tanti altri centri della provincia di Reggio Calabria sono impegnati in percorsi di inclusione sociale per migranti. Cronache di quotidiana e straordinaria convivenza.
Tuttavia questa “accoglienza” rischia di perdere il suo intrinseco significato, se privata del senso autentico dell’accogliere, tipico della cultura della nostra terra e dei valori sociali e politici che ci contraddistinguono come cittadini consapevoli. Chi come noi è impegnato a fianco e tra i migranti sa bene che ogni azione nasconde dietro una scelta, un’idea. Queste idee sono libere, fanno crescere la società, ci aiutano a concepire il mondo in un’ottica non ristretta al “chilometro più bello d’Italia”.
Ci rendono ogni giorno consapevoli che l’impegno è innanzitutto coerenza, coraggio, voglia di cambiamento. Ma soprattutto queste scelte ci responsabilizzano: da utilizzatori di vecchie e nuove “casse del mezzogiorno” scegliamo di progettare, di creare, di condividere. Rafforzati dal coraggio che i migranti di ieri e di oggi ci insegnano: quello di concepire un’idea di futuro e di lottare per costruirla.
Anche se le dinamiche dell’accoglienza non sono ineccepibili e nonostante sia necessario a monte un cambiamento profondo delle politiche europee che determinano le relazioni tra sponda Nord e Sud del Mediterraneo, non possiamo che accogliere favorevolmente l’analisi proposta dal candidato a Sindaco per il centro sinistra Giuseppe Falcomatà sul ruolo che la Città Metropolitana potrà rivestire per inserire le singole esperienze in un quadro più armonico e strutturato.
Ma noi dell’Arci, che un futuro diverso lo vogliamo costruire, in questo strano agosto scegliamo di essere fieri della generosità dei nostri concittadini, quelli che non dimenticano gli usi della gente di Calabria, che ad ogni forestiero usava ripetere “Entrate e favorite”.
Reggio razzista? No Reggio bella, gentile e accogliente.
ARCI REGGIO CALABRIA
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