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Sarà presentato venerdì 27 gennaio alle ore 18.30 presso l’Hotel Excelsior di Reggio Calabria il romanzo di Giuseppe Falcomatà, La vendetta immobile. Interverranno il deputato PD e scrittore Walter Veltroni, e i giornalisti Attilio Bolzoni e Carmine Fotia, insieme all’autore e all’editore Franco Arcidiaco. La lettura scenica dei brani sarà curata dal Teatro Calabria diretto da Rodolfo Chirico e Rina Postorino.
Nel romanzo il protagonista è Riccardo, un giovane professore di Storia al King’s College di Londra. Un’angoscia incomprensibile lo tormenta e lo costringe a tornare a casa, in una città del Sud Italia, da dove è andato via molti anni prima. Dovrà fare i conti con il suo passato, con fantasmi che credeva sepolti per sempre, e soprattutto con una città che si è presa la parte più importante della sua vita: suo padre.
Ha le tinte fosche del giallo, l’atmosfera cupa di un noir, un mistero da scoprire, una morte da comprendere. Eppure è una storia vera. Che la città conosce bene. Non si tratta di una biografia, e non è neanche un’autobiografia.
Facile ravvisare nel racconto dell’esordiente scrittore e politico di Reggio Calabria le linee di una vicenda personale che è anche imprescindibilmente intrecciata con la vita e la memoria della comunità reggina. Le azioni politiche di Italo Falcomatà, sindaco negli anni tra il 1993 e il 2001, hanno inciso profondamente sul volto di una città ferita e sprofondata in un baratro di degrado e abbandono.
Ma quella narrata nel romanzo non è solo la storia di una bella parabola politica con un finale tragico. È una storia tutta nostra, di un sud che non conosce riscatto e che si avvita su se stesso ad ogni tentativo di cambiamento.
I bassi attacchi di delegittimazione, l’accanimento giudiziario, le maldicenze continuate anche dopo la sua morte restituiscono il quadro di una vicenda tutta italiana, attuale, stridente, che coinvolge tutti e inchioda le coscienze a riflettere sulla società che si è capaci di esprimere.
Esemplificate in personaggi iperbolici e opportunamente romanzati, le forze negative che tramano contro l’azione del sindaco, con l’inganno, il tradimento, la cieca e ottusa violenza della legge, sono una sorta di allegoria, simboli delle fere che assediano e stroncano il mite professore.
Dal racconto di un figlio che, senza pudore e con coraggio, ci restituisce immagini personali anche molto intense e dolenti, una storia che prende al cuore e allo stomaco, che aiuta a capire e a non dimenticare.
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