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Un viaggio con le immagini per raccontare l’Italia. Quell’Italia che ha sofferto, ha lottato, ha subito devastazioni naturali, sopportato la ferocia e la rabbia di uomini pronti ad uccidere per i propri ideali.
Quell’Italia che ha vinto le sue battaglie sociali, che è riuscita a far valere i suoi diritti ma piange tanti, troppi figli ammazzati da guerriglie, bombe e scontri. Un Paese che, nonostante tutto e tutti, ha saputo rialzarsi e ricostruirsi.
E’ la nostra Italia. Al circolo del tennis “Rocco Polimeni” prende forma la terza serata del Contest “Tabularasa 2011 – Lo Scandalo” con “L’Italia attraverso le evoluzioni del costume. Percorso con immagini” sviscerato dal giornalista e direttore de “L’Europeo” Daniele Protti. Ad accompagnare il giornalista in questa inedita avventura di immagini, gli organizzatori del Contest Giusva Branca e Raffaele Mortelliti, tanti cittadini e i rappresentanti dei 3 club service Rotary, Distretto 2100 Rotary Reggio Calabria, Rotary Reggio Calabria Nord, Rotary Reggio Calabria Sud, l’Accademia del Tempo libero, International Inner Wheel Club.
Un percorso di immagini che “ricostruiscono” un decennio difficile per il nostro Paese, gli anni ‘60/’70 caratterizzati da profondi cambiamenti. Un travolgente viaggio nella memoria, nella storia attraverso foto in bianco e nero che riescono a raccontare molto di più delle parole, perché “è importante ricordare quello che abbiamo alle spalle, ci fa capire i problemi che, quotidianamente, viviamo” – dice Protti.
“Il decennio degli anni ‘60 è un periodo storico in cui assistiamo alla ricostruzione dell’Italia, degli edifici, delle fabbriche e tutto ciò è stato fatto da un flusso migratorio che dal Sud è salito al Nord – afferma il direttore de “L’Europeo”. Sul led passa la prima foto del 1960 che mostra proprio la ricostruzione del dopoguerra. E’ il 24 giugno del ‘65 e a far impazzire i giovani di quel tempo ci pensa la band britannica dei Beatles.
“La musica – continua Protti – fa parte della nostra storia, è parte integrante del nostro percorso culturale”. Poi i grandi cambiamenti sociali: donne che chiedono il divorzio nel 1962, la moda e i primi stilisti che si affermano con le loro creazioni nel Paese, ma anche uomini che si sono impegnati per la comunità come il grande educatore don Lorenzo Milani tratto nella sua scuola di Barbiana (Firenze).
“Don Lorenzo è stato una figura controversa nella Chiesa cattolica negli anni ’50 e ’60 e fu l’autore del libro “Lettera ad una professoressa” che ha segnato il mondo cattolico e non. Oggi, – postilla il giornalista Protti – è rivalutato per il suo impegno civile nell’educazione dei poveri e per il valore pedagogico della sua esperienza di Maestro”.
Nel 1966 alcuni studenti del Liceo Parini creano un giornale scolastico chiamato “La Zanzara” nel quale viene riportata un’inchiesta sull’amore. Si solleva un polverone che si conclude in un’aula di tribunale: i 3 studenti infatti, vennero incriminati e processati per offesa alla religione. Le immagini ripercorrono i momenti più salienti del popolo italiano e alla fine degli anni ’60 abbiamo un’Italia “molto più sorridente, un’Italia che spera e desidera. E’ un’Italia che ha un grosso dinamismo” – dice Protti.
Ne sono una dimostrazione i successi musicali che raccontano un’epoca, una generazione che ha voglia di cambiare. Sono gli anni del Piper, gli anni di Patty Pravo ma anche gli anni delle prime occupazione come quella nel Novembre del 1967 dell’Università Cattolica. Anni cruenti caratterizzati non solo dal divertimento, dalla ribellione di giovani pronti a rompere gli schemi, ma anche dalla bombe. Era il 12 dicembre del 1969, quando una bomba a piazza Fontana mise in ginocchio la società civile: 17 morti e 84 feriti è il bilancio di quell’atto criminale. Al Sud, invece è l’estate del 18 luglio 1970 a passare nella storia con i moti di Reggio Calabria.
Il giornalista e direttore de “L’Europeo” mostra uno spaccato di una storia del Paese che sembra tanto lontano a noi ma in realtà ancora ci segna. Portiamo il peso degli anno ’70 dove a segnare una comunità ci pensano le bombe e gli omicidi. Era il 1971 quando la giornalista Oriana Fallaci intervista uno dei leader della rivolta di Reggio Calabria, Ciccio Franco, e sempre in quell’anno a Segrate (Milano) venne trovato il cadavere di Feltrinelli: una morte avvolta nel mistero.
Le Brigate Rosse, gli scontri con la Polizia, la violenza che serpeggia nelle strade, nelle scuole, l’aumento della benzina e la seguente crisi petrolifera. Ma l’Italia fa i conti anche con il terremoto del Friuli nel 1976 “anche se, nella storia dei terremoti italiani, questo – afferma Protti – è stato il meno devastante perché in due anni si è ricostruito tutto grazie anche al fortissimo impegno dei terremotati”.
E poi ancora bombe, come quella in via Fatebenefratelli a Milano (17 maggio del 1973) messa da un presunto anarchico Gianfranco Bertoli; a piazza della Loggia a Brescia (28 maggio del 1974); la strage di Peteano; la bomba sul treno Italicus, gli scontri con la polizia, l’uccisione dell’agente Custra a Milano. In quegli anni la paura aveva preso il sopravvento e ne è una dimostrazione la foto di una Milano deserta alle 9 di sera. Ma su tutte le immagini si impone quella sulla morte dello stagista Aldo Moro.
“Un mistero che ancora oggi non è stato chiarito – dice Protti – era il 16 marzo 1978, giorno della presentazione del nuovo Governo guidato da Giulio Andreotti e, quella mattina in Via Fani, il segretario della democrazia cristiana la sua Fiat 130 fu intercettata da un comando delle Brigate Rosse all’incrocio tra Via Mario Fani e Via Stresa.
In quella via c’erano 11 brigatisti travestiti e appostati. Moro e la sua scorta cambiavano ogni mattina itinerario ma come mai quella mattina le Brigate Rosse erano lì tutte belle organizzate? Chi ha dato la notizia che Moro e la sua scorta sarebbero passati da Via Fani? Perché Vallanzasca ha fatto 40 anni di galera mentre gli assassini di Moro ne avranno fatti 16, 17? Gli anni 70 sono gli anni più bui della nostra storia, anni caratterizzati da misteri che non sono stati mai chiariti e uno di questi è quello di Moro”. Misteri ma anche grandi personaggi che hanno segnato il panorama musicale, artistico di un’Italia che muoveva i suoi primi passi anche nel mondo dello spettacolo.
Prima di congedarsi dal suo pubblico il giornalista si sofferma sulla “logica perversa dell’individuo di stare sempre o di qua o di là, una logica che è iniziata proprio negli anni 70”. “E’ una logica dello schieramento mentale, della semplificazione, del rifiuto della complessità dei problemi. Questa logica va combattuta. Recuperare la nostra storia è uno dei primi passi da fare. E’ vero che ci sono cose e fatti complessi ma documentarsi è fondamentale e solo così si può sapere la verità”.
Ma cosa ci portiamo di quegli anni? Secondo Protti “ci portiamo il processo di semplificazione cioè siamo convinti che tutto sia facile ma in realtà non lo è”. Il viaggio si chiude con la foto della copertina dell’ultimo numero de L’Europeo.
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