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Riceviamo e pubblichiamo da Anna Arcudi, Restauratrice
“La stele dedicata a Giovanni Pascoli è stata oggetto di vandalismo da parte di ignoti che l’hanno sfregiata con una vernice spray disegnando su di essa un simbolo anarchico.
Solo alcuni giorni dopo due giovani donne sono intervenute sulla stele per rimuovere il segno sovrammesso.
E’ di qualche anno fa il libro di Salvatore Settis “Azione Popolare” .Cittadini per il bene comune. Un libro importante che ribadisce con chiarezza il ruolo dei cittadini nella salvaguardia dei “beni comuni”, riflette sul ruolo delle class-action come strumenti pratici d’azione popolare di lotta per la tutela dei diritti, alla salute, all’istruzione, ma anche al diritto alla cultura e alla memoria di una città, di una regione, di un intero paese. Settis afferma “Il punto di partenza, per iniziare a cambiare le cose, è ritrovare la capacità di indignarci – e quindi di sperare –, senza rifugiarci in una colpevole indifferenza.
Credo che il gesto delle due giovani donne nasca probabilmente da un atto d’indignazione nei confronti di un Bene Comune deturpato, da un desiderio d’impegno civile e probabilmente dalla poca fiducia nei confronti delle istituzioni preposte alla tutela. Così come i migliaia di apprezzamenti ricevuti sul social network Facebook partecipano presumibilmente di un medesimo sentire.
Ma questo gesto, seppur animato da buone intenzioni, non costituisce il modo corretto di agire. E
ritengo utile cogliere questa occasione per riflettere su come si debba tradurre la volontà d’impegno per il cambiamento in azioni pratiche. E’ necessario sottolineare con forza che gli interventi pratici, tecnici, di tutela dei Beni Comuni, e nello specifico dei beni culturali, sia affidata sempre a personale specializzato. E’ un richiamo alla necessità di competenza, come modo d’agire qualificato e riflessivo, che richiede una conoscenza approfondita nell’approccio e nel metodo, una formazione specialistica, per la conoscenza dei materiali, senza la quale si corre il rischio di causare danni. Non ci si può improvvisare restauratori, come aggiungerei non ci si può improvvisare specialisti in nessuna delle professioni. Nel caso specifico la pulitura dei graffiti vandalici sulle superfici artistiche è da anni oggetto di studi nel mondo del restauro e della conservazione ed esistono appropriati metodi e prodotti al fine di eliminarli senza lasciare tracce e aloni come invece è avvenuto nel caso della stele, a seguito dell’intervento delle due ragazze, che hanno utilizzato un prodotto non specifico per la pulitura della scritta ( dalle foto pubblicate su Facebook appare nelle loro mani un generico sgrassatore commerciale).
Il travertino è un materiale estremamente poroso, ed i residui del colore spray, solubilizzato ma non eliminato completamente dalle due giovani , sono andati a intaccare più profondamente la pietra, depositandosi all’interno dei pori e delle microcavità della materia. Il colore disciolto è stato assorbito dallo strato superficiale rendendo adesso ancor più complicato l’intervento di pulitura. Inoltre il prodotto utilizzato (troppo aggressivo per la superficie) ha intaccato quella che si definisce patina, ossia uno strato sottilissimo superficiale che costituisce la “pelle” della materia, segno del passaggio dell’opera nel tempo.
Paradossalmente l’azione delle giovani per il bene comune si traduce in un danno maggiore. Una superficie d’interesse storico non può essere trattata, anche se con nobili finalità, come un muro qualsiasi. Credo che a nessuno verrebbe in mente di occuparsi della pulitura del Colosseo o di andare personalmente a ripristinare i danni accorsi alla fontana del Bernini a seguito degli atti vandalici procurati dagli ultras olandesi ( ricordo che è stata avviata dagli olandesi stessi una raccolta fondi per il restauro del bene per riparare ai danni dei loro concittadini). Probabilmente, e questo è un passaggio importante su cui riflettere, non si è conferito alla stele la dignità di superficie storica, che come tale va curata da personale specializzato.
Ripulire un’aiuola della via Marina non è la stessa cosa che potare una magnolia centenaria.
L’azione civile avrebbe potuto orientarsi nel sollecitare le istituzioni preposte o sensibilizzare ad un’azione collettiva per un nuovo restauro del bene.
La stele dedicata a Giovanni Pascoli era stata recentemente restaurata grazie all’iniziativa del Lions Clubs International Reggio Calabria Rhegion che ne aveva sponsorizzato l’intervento. Un esempio virtuoso di cittadinanza attiva che seguendo l’iter giuridico previsto, si era rivolto alle istituzioni preposte alla tutela del bene, riuscendo in pochi mesi a inoltrare la pratica e concludere il restauro, eseguito dalla sottoscritta e condotto sotto l’Alta Sorveglianza della Soprintendenza, attenta e tempestiva nel seguirne le fasi ed i risultati. La salvaguardia del bene comune ha bisogno di competenza, ed il primo atto necessario è il saper riconoscere quello che non è possibile fare direttamente, perché non si è in grado di farlo, e per cui è necessario coinvolgere le opportune competenze.
Esorto chiunque abbia a cuore i monumenti ed i beni culturali della città di non agire autonomamente per il bene delle opere stesse. L’indignazione e la volontà di azione che si stanno mobilitando in queste ore in città possono essere veicolate nella maniera corretta”.
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