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«Identità territoriale e integrazione potrebbero sembrare due tematiche contrastanti, ma in realtà sono strettamente connesse». Tiziana Catalano, psicologa e presidente di “L’Esperide”, ha aperto così il convegno organizzato al Palazzo storico della Provincia sul tema “Società e nuovi valori tra identità territoriale e integrazione”. « La provocazione che vogliamo lanciare in quest’occasione, come un seme che possa germogliare sul territorio della nostra provincia, – ha continuato la presidente Catalano– riguarda proprio l’antitesi apparente di due argomenti. Il primo è l’identità territoriale attraverso la quale costruiamo la nostra forza sociale; il secondo è l’integrazione, che diventa un problema solo nel momento in cui gli diamo la possibilità che lo diventi, al contrario è una risorsa che rafforza la personalità sociale e quindi il senso di appartenenza al territorio, spiegando l’indissolubile congiunzione tra i temi». L’Esperide è un’associazione no-profit presente sul territorio da dodici anni, ed è il centro di mediazione familiare accreditato dalla regione Calabria e dal Centro di Giustizia minorile. Si occupa di organizzare eventi ed incontri di formazione per promuovere la crescita sociale e proporre momenti di riflessione sempre in sinergia con enti pubblici e privati , in questa occasione ha organizzato l’incontro in collaborazione con Unicef (rappresentato dal presidente del comitato provinciale di Reggio: Pietro Marino) e Opera Nomadi (Giacomo Marino).” Ma per sottolineare l’importanza della memoria e della conoscenza del proprio territorio e meglio apprezzarne le peculiarità in modo da poterci lavorare costruendo dei punti di forza è intervenuto il presidente dell’Ente Parco dell’Aspromonte Giuseppe Bombino , che ha spiegato :«Se vi è un carattere di quest’epoca che è interessante valutare è la dismissione culturale alla quale siamo stati indotti. Confondere l’integrazione culturale con l’omologazione è un errore che va corretto affrontando una nuova epoca, quella della riscoperta dell’altro. Il ritratto più innovativo dell’identità è nascosto in quello più antico e storico. Noi calabresi siamo stati la porta di transito di millenni di storia e l’esperimento vivente di ciò che significa “integrazione”». Considerando la rilevanza dei temi che vi ruotano attorno, di identità territoriale è opportuno parlare perché di questo concetto, denso di implicazioni e dai risvolti concreti, se ne faccia un uso consapevole sia in relazione all’ eredità e ai pregiudizi che si porta dietro, sia in relazione ai nuovi significati che gli possono essere attribuiti. «L’integrazione deve farci ragionare su percorsi di ricostruzione che dovrebbero essere presi in carico prioritariamente dall’attività governativa – ha commentato il rappresentante dell’Unicef Marino– per consentirci di poter garantire opportunità ad altri. E’ quello che facciamo noi quotidianamente concentrando il nostro impegno sulla tutela dei bambini. Dietro la porta dell’Unicef si presentano dei bisogni che poi è necessario soddisfare e sarebbe il caso che la politica si riappropriasse del suo ruolo garantendo se non altro delle reti di supporto». La prima tra le implicazioni sociali riguarda la necessità che l’integrazione appartenga alla natura stessa dei popoli, che rimangono legati alle proprie culture identitarie tradizioni, ma in un senso più ampio inclusivo di un comune e rinnovato senso civico. «Il problema è capire cos’è l’identità- ha concluso Giacomo Marino– perché non esistono identità separate e qualunque cultura nasce dalla contaminazione tra culture stesse. Le barriere che il concetto di “etnia” ci pone, producono delle scelte sociali e politiche che devono essere corrette per favorire l’integrazione». Particolarmente apprezzata per gli spin off che ha offerto al dibattito è stata la presenza di Emanuela Berlingeri, di origine Rom, che ha raccontato la propria storia legata alla volontà di costruirsi un riscatto sociale slegato dal marchio negativo che la società le ha voluto imprimere per nascita sul volto e sull’anima. Lei è un’operatrice agrotecnica, diplomata, che attraverso il lavoro ed il suo impegno quotidiano cerca di dimostrare a se stessa prima, e poi agli altri, che l’integrazione è possibile solo se si vuole. Il pubblico, numeroso e attento fino alla fine, ha augurato con un caloroso applauso e con un abbraccio virtuale che possa essere un sereno Natale anche per Gianluca Berlingeri e Loredana Bevilacqua, che dal 21 ottobre vivono in macchina con quattro bambini, il più piccolo dei quali ha tre anni. «Siamo stati sfrattati da una casa in zona Rione Marconi- hanno spiegato i coniugi- anche se siamo regolari assegnatari di un’abitazione. Il Natale si avvicina, i bimbi continuano ad andare regolarmente a scuola, ma le notti sono fredde in quella macchina».
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