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A conclusione di serrate indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria, la Squadra Mobile reggina ha sottoposto a fermo di indiziato di delitto un cittadino tunisino (classe 1992) con l’accusa di essere uno degli scafisti che hanno condotto l’imbarcazione sulla quale viaggiavano i 332 cittadini extracomunitari, sbarcati al porto di Reggio Calabria il 4 settembre u.s.
Nello specifico, al soggetto fermato è stato contestato il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina (art. 110 c.p. e 12 co. 3 lett. a, b, c e d, co. 3 bis e 3 ter D- Lgs. 286/98) per avere, in concorso con altri soggetti allo stato non identificati, condotto dalle coste libiche verso il territorio italiano un’imbarcazione di fortuna, priva di bandiera, a bordo della quale erano stipati i migranti giunti in questo capoluogo dopo essere stati tratti in salvo dalla nave “Phoenix”, procurando in tal modo l’ingresso illegale in Italia di stranieri, privi di cittadinanza italiana e di titolo per risiedere permanentemente sul territorio nazionale.
Allo stesso sono state contestate le aggravanti di aver consentito l’ingresso di più di cinque persone;
-di aver esposto le persone trasportate a pericolo per la vita o per l’incolumità;
-di aver sottoposto le persone a trattamento inumano o degradante;
-di aver commesso il fatto allo scopo di trarre profitto, anche indiretto.
All’esito del giudizio, il G.I.P. presso il Tribunale di Reggio Calabria ha convalidato il fermo a carico del 23enne ed ha emesso nei suoi confronti la misura della custodia cautelare in carcere.
Proseguono le indagini per l’identificazione degli organizzatori, dei finanziatori e degli altri complici del traffico di esseri umani.
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