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“Passeggiando sul lungomare di Lido di Camaiore, nella Versilia lucchese, è inevitabile scorgere il lungo pontile, culminante con una rotonda con bar, protendersi sul mare verso l’orizzonte di ponente. Ma la particolarità della struttura è costituita dalle due statue poste sui due lati dell’imboccatura, sulla passeggiata a mare. Si tratta della riproduzione dei due Bronzi di Riace: un insopportabile, sgradevole pugno nello stomaco. I motivi di sconcerto rispetto all’iniziativa tanto grottesca quanto inopportuna sono diversi. In primo luogo emerge la modesta fattura complessiva della riproduzione, che le rende meno slanciate nel tronco, meno rifinite nei dettagli e con alcune parti anatomiche sproporzionate come le mani e le natiche; segue la presenza di una targhetta illustrativa posta sul prospetto delle basi in travertino dei due manufatti in cui emergono in alto, rispettivamente, il logo dell’azienda realizzatrice e la dicitura “Bronzi di Riace Statua A (il Giovane)”affermano in una nota congiunta Sezioni Italia Nostra di Reggio e di Valdinievole. “Fusione in bronzo patinato realizzata come da originale con denti d’argento, labbra, capezzoli e palpebre in rame e occhi in marmo. Cm 205 h”. In basso, a chiudere il pannello, i dati dell’azienda di Pietrasanta con i recapiti telefonici ed e-mail. Di fronte ad una simile iniziativa emergono delle questioni che vanno ben oltre l’aspetto tecnico della realizzazione delle due copie e l’insensata scelta del loro utilizzo come arredo urbano, ma che riguardano, principalmente, la sussistenza o meno delle autorizzazioni necessarie per la riproduzione e per la loro collocazione in quel contesto ambientale completamente avulso dalle vicende storiche delle due statue,ella valenza artistica delle stesse e dall’inesistenza di qualsiasi finalità di valorizzazione e di ricaduta positiva per il territorio di provenienza. Vanno evidenziate -proseguono- l’assenza nella targhetta esplicativa di qualsiasi datazione e di descrizioni di carattere storico-artistico, l’inesattezza dell’indicazione dell’altezza, che nel caso della statua A è di cm 198 e non di 205, come riportato, e, infine, alcun riferimento riguardo la loro sede espositiva presso il Museo nazionale di Reggio Calabria. Ciò che si evince, invece, dal cartello è che si tratta di una mera operazione pubblicitaria della ditta che ha realizzato le due copie. Ci chiediamo, pertanto, se la Soprintendenza archeologica della Calabria e il Ministero dei Beni culturali e Paesaggistici siano a conoscenza di tale iniziativa, se ne abbiano autorizzato la riproduzione e con quali eventuali prescrizioni sul loro utilizzo, in osservanza ai comma 1 degli articoli 107 e 108 del Decreto Legislativo 22 gennaio 2004, n. 42. Se le Amministrazioni comunale e regionale ritengano di intraprendere azioni a tutela di due opere dal valore artistico e storico assoluto, che il mondo ci invidia e che costituiscono i beni più rappresentativi del patrimonio culturale cittadino e regionale unitamente alla prestigiosa sede che li ospita. C’è da rimanere indignati non solo nel vedere oltraggiate la bellezza e il valore storico-artistico dei due Bronzi, ma ancora di più per il degradante ruolo al quale sono state destinate le due riproduzioni, di semplice ornamento di una struttura di passeggio balneare, in totale spregio a qualsiasi principio di rispetto sia nel nostro caso particolare sia più in generale riguardo il valore intrinseco di un’opera d’arte, della sua immagine, della sua storia, della sua fruizione. Infine -concludono- va anche considerato il danno diretto ed indiretto che tale iniziativa determina, per quanto sopra esposto, alla comunità di Reggio Calabria e di tutta la Calabria”
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