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L’assemblea cittadina dei Comunisti Italiani ha rieletto all’unanimità Ivan Tripodi segretario cittadino dei Comunisti italiani.
L’assemblea, svoltasi alla presenza del segretario provinciale Lorenzo Fascì e di quello regionale Michelangelo Tripodi, ha anche eletto l’esecutivo cittadino del PdCI che affiancherà Ivan Tripodi ed è composto da 3 donne e 4 uomini, vale a dire: Laura Bertullo, Rita De Lorenzo, Silvia Martino, Franco Milasi, Silvio Napoli, Himmanuel Rinciari e Antonino Valenti. Una scelta voluta anche per promuovere una classe dirigente di donne, giovani e professionisti che sono, da tempo, una parte fondamentale del partito.
L’assemblea cittadina del PdCI, accanto alle decisioni organizzative, ha rappresentato un momento di discussione ed elaborazione politica rispetto alla drammatica situazione che sta vivendo il Comune di Reggio a causa del malgoverno del PDL di Scopelliti e Arena.
Nell’introduzione ai lavori Ivan Tripodi ha evidenziato che la relazione degli ispettori del Ministero delle Finanze che quantifica in circa 170 milioni di euro il debito del Comune, rappresenta la certificazione ufficiale e inequivocabile del fallimento del “modello Reggio”. Infatti, la montagna di debiti non lascia spazio ai tentativi, meschini e infantili che pure vi sono, di negare perfino l’evidenza: è tragicamente crollato, sotto le macerie dei debiti, il sistema di potere di Scopelliti che ha distrutto e affondato la città.
E’, adesso, necessaria una svolta politica, etica e morale che deve passare attraverso la costruzione, anche a Reggio, di un Bilancio Partecipato che, partendo dal basso, dia voce alle istanze dei territori e delle periferie. La situazione è pesantissima: le recenti dichiarazioni del collaboratore di giustizia Moio consegnano un quadro desolante di Reggio, città nella quale la ‘ndrangheta candida, vota ed elegge nelle Istituzioni i suoi referenti politici. Purtroppo, fatto gravissimo, questo sarebbe accaduto anche a sinistra.
Infatti, lo stesso collaboratore di giustizia ha candidamente affermato che alle scorse elezioni regionali vi sarebbe stato un impegno della cosca Tegano a favore del consigliere regionale Nino De Gaetano (“lo abbiamo aiutato tantissimo” ha testualmente detto), il transfuga che da qualche settimana è passato nelle file del PD senza però aderire, chissà per quali nobili motivi…., al suo gruppo regionale, nonostante sia stato accolto in pompa magna dal Capogruppo regionale del PD, preferendo la partecipazione ad un gruppo civetta che rappresenta un’offesa alla decenza e alla morale. Fatti gravi ed enormi che impongono al PD una riflessione seria e approfondita per non buttare a mare le battaglie antimafia e per la legalità degli ultimi anni.
Dopo l’introduzione vi è stato un ricco dibattito con numerosi e qualificati interventi che hanno portato un rilevante contributo al miglioramento delle proposte politiche del PdCI.
E’, quindi, intervenuto il segretario provinciale Lorenzo Fascì il quale ha ricordato il notevole rafforzamento del Partito, evidenziato nel recente Congresso provinciale, che rappresenta il segnale per la costruzione di una nuova classe dirigente che, in un imminente futuro, dovrà ricostruire la città dalle macerie del Pdl e di Scopelliti.
Ha concluso i lavori il segretario regionale Michelangelo Tripodi, il quale ha rilanciato l’urgenza di un forte impegno nella battaglia per la legalità che, nella città di Reggio, deve obbligatoriamente partire dal taglio netto del rapporto tra il Comune e le società miste che – anche, come testimoniato dall’inchiesta della Procura reggina denominata “Archi” che portò all’arresto di un socio “occulto” della Multiservizi – sono, nei fatti, un coacervo di interessi e un grumo di malaffare.
“Pertanto – ha detto Michelangelo Tripodi -, è necessaria una svolta urgente e profonda. In tal senso, il PdCI proporrà, in primis al centrosinistra cittadino (partiti, forze sociali, associazioni, laboratori culturali e singole personalità) lo svolgimento, ai sensi dello Statuto comunale, di un Referendum per chiedere l’uscita del Comune da tutte le società miste e il ritorno alla gestione diretta dei servizi con la contestuale salvaguardia di tutti i posti di lavoro, nessuno escluso. Chiudere le società miste significa spendere meno, garantire più efficienza nei servizi , colpire al cuore il sistema di potere di Scopelliti e recidere le infiltrazioni della ‘ndrangheta”.
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