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“Se la gente non è solidale con chi scrive bisognerebbe chiedersi se e quanto sia attendibile ciò che si scrive”. Ad affermarlo è il segretario del Sindacato Giornalisti della Calabria, Carlo Parisi, in riferimento alla dichiarazione, rilasciata all’Ansa dal giornalista Giuseppe Baldessarro, redattore de Il Quotidiano della Calabria, secondo il quale, in Calabria, “purtroppo non abbiamo strutture che ci difendono: Ordine e sindacato sono assolutamente assenti”.
Nel rammentare che “Ordine e Sindacato dei giornalisti non sono circoli culturali dediti alla presentazione e alla promozione di libri”, Carlo Parisi evidenzia che, “soprattutto, non vanno confusi con la magistratura e le forze di polizia, cui compete la lotta alla criminalità”.
“Compito dell’Ordine dei giornalisti e del Sindacato – sottolinea il segretario del Sindacato dei Giornalisti della Calabria – è quello di rappresentare e dare voce alla categoria. Al Sindacato, in particolare, competono la tutela e la difesa dei giornalisti e, dunque, del loro sacrosanto diritto al lavoro in condizioni dignitose che, guarda caso, proprio nel giornale in cui lavora Baldessarro non vengono contrattualmente rispettate. Anzi, a corrispondenti e collaboratori, spesso, vengono addirittura negate.
Stupisce, dunque, che l’appello e l’auspicio di far crescere i giovani giornalisti “autorevoli, professionali, sempre impeccabili”, quale “unica via per il futuro” in una terra difficile come la Calabria, arrivi da un collega che dovrebbe sapere meglio di tanti altri come i giovani giornalisti vengono “allevati”: senza stipendi degni di tale nome, senza tutele previdenziali e assistenziali e, nel migliore dei casi, pagati con 6 euro e 50 lordi a pezzo.
Vergogne che il Sindacato non solo ha, più volte, denunciato pubblicamente e nelle sedi competenti, ma ha fattivamente perseguito assistendo i colleghi di Baldessarro, esasperati da situazioni di autentico sfruttamento. Prova ne è che, appena il 17 gennaio scorso, l’Assemblea dei giornalisti del suo stesso giornale, aveva proclamato lo stato di agitazione e affidato al Cdr una giornata di sciopero, “constatato il perdurare di inadempienze da parte dell’editore”, con una nota sibillina pubblicata sul giornale, nella quale non si specificava che le inadempienze altro non erano che il mancato pagamento di una mensilità arretrata, della tredicesima e delle croniche spettanze ai collaboratori che viaggiano mediamente con un anno di ritardo”. Senza parlare degli orari di lavoro e della situazione contributiva.
Circa i rapporti con la politica, “il Sindacato dei giornalisti, di tutti i giornalisti della Calabria – incalza Parisi – è stato l’unico soggetto a puntare il dito contro situazioni e comportamenti delle pubbliche amministrazioni, smascherando selezioni e concorsi a dir poco equivoci. Di certo, senza il minimo timore di scontrarsi con il potente di turno”.
Un’ultima precisazione: “Al Sindacato dei giornalisti – conclude il segretario regionale della Fnsi – non spetta, né avremmo il potere di farlo, il compito di eliminare la «zona grigia». Il nostro compito è, semmai, quello di eliminare la «zona nera», quella del lavoro sommerso, non tutelato, non riconosciuto, ampiamente presente, purtroppo, nella nostra regione e marcatamente riscontrabile, lo ripeto, anche nel giornale del collega Baldessarro”.
Una realtà “inaccettabile – conferma Parisi – che lo stesso Baldessarro, in qualità di componente del Comitato di redazione del Quotidiano della Calabria (dal giugno 2009 al febbraio 2010), ovvero di sindacalista, avrebbe dovuto denunciare e combattere. A meno che Baldessarro non ritenga che professionalità, autorevolezza, indipendenza e dignità dei giornalisti siano gentili concessioni degli editori”.
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