Questo post é stato letto 22850 volte!
L’undicesima serata del contest “Tabularasa”, realizzato dai direttori di Strill.it Giusva Branca e Raffaele Mortelliti, ha trattato i temi dello stato della ricerca e dell’arte in Italia. In un Circolo “Polimeni” di Reggio Calabria molto affollato, protagonisti dell’incontro sono stati l’astrofisica cosentina Sandra Savaglio, l’artista messinese Antonio Presti ed il dirigente del settore cultura Regione Calabria Massimiliano Ferrara.
“Ho un forte legame con la Calabria – ha esordito Savaglio – dato che in questa terra ho compiuto tutto il mio ciclo di studi. Ci sono, tuttavia, tanti giovani scettici che mi chiedono della mancanza di sbocchi professionali: dico loro che fare ricerca sull’universo, osservare da dove siamo venuti e cosa faremo, è un’esperienza fantastica. Armarsi di buona volontà è il primo passo.
Prima di arrivare all’istituto di Monaco, ero ricercatrice all’osservatorio di Roma. Ottenni il posto in Baviera scalzando la figlia di una persona che lavorava nell’osservatorio astrofisico romano. Il padre ci rimase così male che persi il lavoro a Roma, dovetti rifare l’esame ed infine essere accusata di truffa per averlo rivinto; ma andò tutto bene, per cui potei trasferirmi finalmente a Monaco.
Quest’episodio riaffiorò nel 2003, quando, ad un giornalista del Time, raccontai ogni dettaglio scatenando il finimondo: di certo parlar male della ricerca dà fastidi. Ricordo che una volta, infatti, venni chiamata da La7 dove era ospite il presidente dell’istituto nazionale dell’astrofisica, il quale accusò pubblicamente la mia persona di atteggiamento ondivago in quanto non riuscivo a decidere, secondo lui, se tornare in Italia o meno.
Mi dava molto fastidio essere criticata da un personaggio che dal punto di vista scientifico e professionale mi era di gran lunga inferiore; e per di più riceveva due maxistipendi, uno per essere direttore dell’istituto, l’altro di docente universitario. Alla fine ebbi ragione di dubitare sulle sue qualità: dovette dimettersi perchè, su 18 osservatori italiani, 17 chiesero le sue dimissioni”.
E allora su quale strada procede il nostro Paese? “Io sono una persona molto positiva: nel secolo scorso – ha proseguito – si stava molto peggio. Ma oggi la società soffre perchè vuole avere sempre di più. Le conseguenze di questa avidità sono la frustrazione e la depressione dei cittadini. Se non ci muoviamo, rimarremo indietro rispetto a superpotenze emergenti come Cina ed India che, nel momento in cui acquisteranno la piena democrazia, saranno molto temibili”.
“Fare arte è un atto di resistenza” ha detto Presti. “A S. Stefano di Camastra, a Messina, inaugurai nel 1982 un museo d’arte contemporanea di sculture all’aperto. In quell’anno – ha proseguito – morì mio padre ed ereditai una grande azienda di appalti pubblici. Ma quando intesi il contesto malaffaristico ed ai limiti della legalità in cui si viveva, capì che non ero adatto. E allora sia per il ricordo di mio padre sia per distaccarmi definitivamente da quel sistema, decisi di donare i miei beni all’arte: diedi aiuti economici a Pietro Consavo che creò una grandissima scultura in cemento armato. Era la mia strada: e così nacque ‘Fiumara d’arte’. Nel 2002 denunciai l’allora presidente della Regione Sicilia Cuffaro per lo stato di abbandono in cui versavano gli oggetti artistici. L’ente regionale fu costretto a legiferare per rendere ‘Fiumara d’arte’ un museo regionale”.
“Dopo, – ha continuato – mi sono trasferito nel quartiere di Catania ‘Librino’, il solito quartiere periferico, utile ad essere serbatoio di voti per la politica, ma privo di piazze ed attività commerciali e ricreative. Per tali zone – ha sottolineato – io non parlo di recupero, ma di rispetto, perchè è da quello che nasce il futuro. Lì abbiamo creato un’opera monumentale chiamata ‘la porta della bellezza’, un bassorilievo in terracotta di un km, la quale ha trasformato un muro cittadino in una porta per il futuro.
Attualmente stiamo portando avanti la creazione di un archivio storico-antropologico di trentamila persone del quartiere da mettere sulle facciate delle case di Librino; i residenti non si diranno: ‘sono a rischio’ ma ‘sono bello’, quindi degno di ‘fare’ per essere consapevole. Questo museo fotografico – ha ironizzato – non verrà di certo dedicato al Comune di Catania, ma eminentemente ai capibastone ed ai figli dei capimafia, per mostrar loro la bellezza di quelle persone”. Per quanto riguarda ciò che si può fare per cambiare rotta, Presti ha suggerito che “bisogna reiniziare abbandonando tutti quei politici che stanno impoverendo il pianeta esercitando la dittatura della paura. Bisogna credere nell’utopia; essa è realizzabile anche se il sistema non vuole si concretizzi. Serate come ‘Tabularasa’ vengono realizzate per svegliarci dall’assopimento”.
“Il racconto della Savaglio è specchio di un Paese in crisi” ha affermato il dirigente regionale Massimiliano Ferrara. “Nel settore della ricerca, abbiamo ritardi tali da portare a fughe di cervelli in massa. All’estero i budget per la ricerca sono molto alti e consentono di creare gruppi di lavoro che sostengano l’azione coralmente. Da un punto di vista percentuale, infatti, la fuga dei cervelli in Italia è molta alta. Il sistema universitario italiano – ha continuato – si è ingessato in baronie per cui un giovane ricercatore ha grandi difficoltà economiche. Negli Usa, l’efficiency wage promuove le capacità di un ricercatore coadiuvandole con una buona retribuzione”.
A fine serata sono state mostrate le foto delle opere create da Antonio Presti, soprattutto attraverso l’utilizzo del cemento armato.
Questo post é stato letto 22850 volte!