Reggio Calabria, Polimeno (PA.C.E.) su immigrazione

PA.CE.

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Quando una civiltà deve affrontare un problema é bene che, dopo aver considerato i suoi diversi aspetti, cerchi di risolverlo sulla base dei valori e dei principi presenti nella sua cultura. Questo vale anche per quel particolare problema attuale che é l’immigrazione.
Uno dei principi presenti nella nostra tradizione, al quale il mondo occidentale dovrebbe fare sempre riferimento, é quello di riconoscere sempre la dignità personale di tutti gli uomini, una delle tesi fondamentali del Cristianesimo.  L’essere persona comporta tutta una serie di diritti individuali (alla libertà, lavoro, salute, istruzione e così via) sino a quello che la società sia organizzata in funzione ed al servizio dell’uomo.
Un altro principio é quello della complementarità degli individui: c’é chi teme che l’arrivo in Europa d’immigrati provenienti da più parti sia una minaccia per l’identità culturale dell’Occidente. La storia ha, invece,  ampiamente dimostrato quanto siano state sempre importanti le relazioni tra i popoli ed i loro scambi culturali.
Comprendere gli altri ed aprirsi ad essi é come comprendere un’altra persona e stabilire con essa un rapporto reciprocamente proficuo, tenendo presente che nessuna civiltà incarna pienamente lo spirito umano; essa é una parte del tutto che può vivere in forma più intensa, più autentica, più compiuta, integrandosi con le altre. Bisogna convincersi che quando si perseguono fini comuni il fatto che sia diversa la lingua, l’etnia, la religione ha una importanza relativa: il problema oggi non é quello di imporsi ma quello di subordinare gli interessi particolari di ciascuno ai fini comuni, la volontà di progettare insieme il futuro.
Progettare significa oggi utilizzare bene la novità rappresentata dalla immigrazione, un esodo che, pone tutta una serie di problemi che vanno risolti: tra essi quello che riguarda l’acquisizione e l’assimilazione , da parte degli immigrati di quanto sia necessario perché essi possano integrarsi nel nostro contesto socio-economico; dove integrazione non deve significare adattamento passivo ma attiva partecipazione alla vita civile ed al lavoro. Uno degli strumenti dell’accoglienza deve essere una struttura che si occupi anche della formazione di base degli immigrati, della loro prima qualificazione in apposite istituzioni di addestramento. In questo processo di formazione professionale l’immigrato dovrebbe essere aiutato a scoprire le motivazioni proprie di una società industriale; dovrebbe acquisire le attitudini al rapporto interpersonale, alla collaborazione ed al lavoro di gruppo; dovrebbe apprendere i termini più importanti del linguaggio tecnico e, infine, acquisire le abilità pratiche necessarie per svolgere un lavoro con professionalità.
Molti storici, sono giunti alla conclusione che l’inizio del Terzo millennio sarebbe stato caratterizzato dallo scontro tra i Paesi industrializzati, opulenti, e quelli poveri; ebbene é da miopi non vedere che proprio l’immigrazione può essere il provvidenziale modo di attenuare la tensione, ridurre la possibilità che quel terribile scontro si verifichi, ed é in questa ottica che l’evento di cui ci stiamo occupando va considerato.
Ben venga dunque quanto può contribuire alla normalizzazione di un fenomeno che nella sostanza é la replica della emigrazione di tanti europei che hanno portato in America le loro capacità creative e produttive; ben venga qualsiasi organizzazione in grado di mettere ordine, di razionalizzare, di finalizzare, di rendere proficuo per tutti  il continuo e drammatico arrivo di persone che hanno bisogno di aiuto e di lavoro.

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Author: Maria Cristina Condello

Maria Cristina Condello ha conseguito la laurea Magistrale in "Informazione, Editoria e Giornalismo" presso L'Università degli Studi Roma Tre. Nel 2015 ha conseguito il Master di Secondo Livello in "Sviluppo Applicazioni Web, Mobile e Social Media". Dal 2016 è Direttore Responsabile della testata giornalistica ntacalabria.it

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