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E’ entrato nel vivo “ReActionCity Women”, il progetto che mette insieme una serie di realtà istituzionali e sociali a sostegno della coop di donne in difficoltà “SoleInsieme” nella realizzazione di un laboratorio sartoriale in un bene sequestrato alla ‘ndrangheta, anche attraverso il coinvolgimento della cittadinanza e dei detenuti della casa circondariale reggina, che lavoreranno alla ristrutturazione. Dopo settimane di attività coordinate tra partners e makers, ecco l’apertura di quello che non sarà un semplice cantiere, avvenuta mercoledì. «Stiamo lavorando con il tavolo di partenariato con i soggetti coinvolti per portare avanti con entusiasmo e responsabilità questo nostro importantissimo progetto» ha dichiarato la consigliera di parità Daniela De Blasio, mentre con la coordinatrice del progetto ReActionCity Consuelo Nava, Pensando Meridiano, “SoleInsieme”, “Agape”, Provincia, Comune, Tribunale, Confindustria e Confcommercio, proprio ieri, si è tenuta un’altra riunione operativa. Quindi, la riunione di mapping nel Laboratorio della Città (in)differente, tra i “social”, gli “urban” , i “testimonial” e gli “sponsor makers” che daranno un contributo diretto o indiretto a “ReActionCity Women”, avutasi oggi al fine di stabilire come animare il “cantiere evento”, una tattica di innovazione sociale urbana che è stata salutata dagli esperti «come il primo modello di buone pratiche sui beni sequestrati e confiscati, un esempio per Reggio Calabria ma non solo», come ha assicurato lo stesso Mario Nasone.
Infatti per i locali in via Possidonia 53 non si tratta di un cronoprogramma di lavori tipico di una ristrutturazione edilizia, ma di partecipare alle fasi dei lavori, chiamando la cittadinanza a conoscerne l’evoluzione. Un modo per seguire come procede la realizzazione del laboratorio sartoriale, ma anche acquisire consapevolezza del significato di una simile azione-reazione di coesione in città, con eventi collettivi.
I “makers” coinvolgeranno i cittadini in momenti di informazione, socialità e scambio, ancora la pratica dello “sharing community”, per sapere di più del progetto, ma anche per consentire la riflessione sui temi-obiettivo dello stesso: il protagonismo delle donne, il rapporto tra lavoro e pratiche inclusive, il significato del riscatto dei beni sequestrati e confiscati, la costruzione di una visione di città coraggiosa e legale, le pratiche di scambio di microeconomie attraverso quello delle risorse e delle attività, la partecipazione delle giovani generazioni, i modelli di riqualificazione sostenibile e autocostruita dei beni. Vi sarà anche lo spazio per chi vorrà proporre iniziative di supporto al progetto, creatività e laboratori di recycle.
Le tattiche del “cantiere evento” e dell”azione Recycle” saranno animate e coordinate dall’associazione Pensando Meridiano con i makers della rete ReActionCity woman e con le donne della coop “Sole Insieme”.
«Tutte le iniziative verranno comunicate e condivise per attivare la massima partecipazione e per coinvolgere nella sfida della nostra coop più cittadini possibili» ha dichiarato Giusy Nuri.
I lavori sono iniziati e fuori del bene è stato affisso un banner che ne segnala l’impresa, «non un cantiere qualsiasi» per i giovani architetti di Pensando Meridiano.
«Si tratta ancora di un’impresa collettiva. Ecco come si può agire con processi di trasparenza e sostenibilità sui beni sequestrati, che rappresentano un cospicuo patrimonio collettivo della città ed in quanto tali dovrebbero coinvolgere nel sentimento di riscatto tutta la comunità e non solo l’affidatario che ne gestisce l’uso. L’azione sui beni sequestrati alle mafie come bene comune ha valore sociale quanto più diviene di significato collettivo» è il pensiero della professoressa Consuelo Nava.
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