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Qualche giorno fa il bravo e coraggioso giornalista del Sole-24Ore Roberto Galullo ha, pubblicamente, denunciato, – nel suo seguitissimo blog denominato “Guardie o ladri” che si trova sul sito internet dello stesso Sole-24Ore – un grave episodio che lo ha visto incolpevole protagonista.
Infatti, Galullo ha “scoperto” che la Squadra Mobile e i Carabinieri di Reggio Calabria avrebbero inviato alla Procura di Catanzaro una dettagliata informativa, secondo la quale lo stesso Galullo, insieme ai giornalisti reggini Lucio Musolino e Paolo Toscano sarebbero influenzati nel loro lavoro dall’avvocato difensore del pentito Marco Marino, un collaboratore di giustizia che ha confutato molte tesi e dichiarazioni di Nino Lo Giudice, altro pentito.
Quindi, secondo questa bizzarra teoria, Galullo, Musolino e Toscano sarebbero i protagonisti di una sorta di complotto finalizzato a screditare le asserzioni di Lo Giudice.
A scanso di equivoci, Roberto Galullo ha dichiarato di non avere, assolutamente, mai conosciuto, né visto, in tutta la sua vita, il citato legale.
Emerge, quindi, un episodio assai grave ed inquietante, poiché si tratta di un fatto che ha pochissimi precedenti e che, soprattutto, non può avere alcuna giustificazione giudiziaria o di altra natura. Una vicenda da spy story che, però, guarda caso, va a ledere un diritto fondamentale e intoccabile della democrazia del nostro Paese, vale a dire la piena e assoluta libertà di stampa. Un diritto garantito dall’art. 21 della Costituzione Repubblicana che non può minimamente essere messo in discussione: l’informazione non si può, né si deve imbavagliare o addomesticare.
La denuncia di Galullo, stranamente ma anche volutamente, è passata sotto silenzio ed è stata totalmente ignorata. Un silenzio assordante che, secondo noi, merita la massima attenzione senza alcuna sottovalutazione.
Abbiamo appreso che il giornalista del Sole-24Ore d’intesa con il suo “robusto” editore ha formalmente scritto alla Procura di Catanzaro per denunciare il fatto e, soprattutto, ha chiesto che la sua missiva fosse inserita nel fascicolo processuale in questione, accanto alla citata informativa delle forze dell’ordine.
Certamente vicende come quella accaduto al dr. Galullo, a Musolino e a Toscano pongono serie riflessioni.
Dal nostro punto di vista, è necessario ricordare che la quotidiana e costante azione di denuncia, ferrea e documentata, che Roberto Galullo porta avanti sui fatti e i misfatti che accadono nella nostra realtà, provocano enorme fastidio al putrido e inquinato sistema di potere affaristico-mafioso che sta strozzando Reggio e la Calabria. Allo stesso tempo, non possiamo non rammentare che lo stesso Galullo è stato ripetutamente dileggiato, attaccato e definito, testualmente, “cialtrone” dal Presidente della Regione Scopelliti per il semplice fatto che svolge il suo dovere di giornalista non prezzolato che non fa sconti o favori a nessuno. Si tratta, infatti, di una voce autorevole e libera che certamente contrasta il tentativo, di stampo chiaramente fascista, finalizzato a creare il Pensiero Unico Scopellitiano, il “PUS” che ammorba e inquina la vita della Calabria.
Pertanto, quanto accaduto merita altissima allerta e vigilanza democratica.
Da parte nostra esprimiamo ai giornalisti Galullo, Musolino e Toscano la nostra piena e incondizionata solidarietà per un brutto e triste episodio che nella nostra Repubblica non dovrebbe avere alcun diritto di cittadinanza.
IL SEGRETARIO CITTADINO DEL PdCI DI REGGIO CALABRIA
Ivan Tripodi
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