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Nei giorni scorsi è diventata ufficiale e certa la notizia, che già circolava da tempo, del trasferimento di Ferdinando Aiello, già dirigente cosentino del Partito della Rifondazione comunista, eletto consigliere regionale nella lista PdCI – PRC, nella formazione politica di Sinistra Ecologia e Libertà, che per il valore e il significato dati ad essi dal compagno Nichi Vendola non può rischiare d’assomigliare ad una zattera, che imbarchi i naufraghi nel gran mare dell’opportunismo e del trasformismo con ancora il bottino sulle spalle.
Tale è il caso inquietante del consigliere regionale Ferdinando Aiello, che porta a SEL quello che non gli appartiene e che gli è stato conferito da tante compagne e tanti compagni, che si sono battuti con generosità, coraggio, entusiasmo, per fare superare alla lista PdCI-PRC lo sbarramento del 4%, con il raggiungimento dello scranno in Consiglio regionale, nel quale SEL non era riuscita ad entrare, nonostante l’alleanza con i socialisti, non avendo raggiunto il 4% dei voti.
Ora, poiché evidentemente non si può trasmettere in donazione ciò di cui non si è legittimamente possessori, la prima cosa, che doveva fare Ferdinando Aiello, e che noi chiediamo con forza, era questo: dimettersi da consigliere regionale.
E questo avrebbero dovuto chiedergli fin da subito i dirigenti del suo ex partito, cioè Rifondazione comunista, a partire dal Segretario Regionale di quel Partito, che invece si è chiuso in un silenzio tanto rumoroso da appalesarsi come vera e propria complicità nei confronti di un comportamento tipicamente trasformista che deve essere apertamente e chiaramente condannato, così come noi del PdCI facciamo senza reticenze e senza remore.
Ma ormai dimettersi è una parola dismessa a differenza dell’opportunismo marcio e del trasformismo immortale e immorale, che non sono stati mai patrimonio dei comunisti italiani, e che, quando si sono manifestati, sono stati subito stroncati alle radici con provvedimenti severi e rigorosi.
Ed è davvero incredibile il comportamento tenuto dai vertici regionali del PRC che, avendo scelto la linea di non dare conto a niente e a nessuno, non hanno sentito neanche il dovere etico e politico di invitare il transfuga alle dimissioni, condannandone, al contempo, la condotta ignobile sotto il profilo etico e politico.
Tuttavia Aiello, non solo non si è dimesso dal posto di Consigliere Regionale che continua ad occupare abusivamente, ma ritiene di poter continuare a gabbare i comunisti e i cittadini calabresi mantenendo in piedi una doppia appartenenza: in Calabria ha comunicato che sta con SEL mentre al Consiglio Regionale invece risulta ancora appartenente al Gruppo denominato “Federazione della Sinistra”, senza che l’altro consigliere regionale abbia nulla da dire ma anzi con il suo pieno consenso, visto che non pare per nulla turbato dal congedo, senza saluti, di Ferdinando Aiello dal PRC, ma non dalla carica elettiva alla quale lo hanno chiamato le liste congiunte PdCI-PRC.
Ma non potrebbe essere altrimenti ove si tenga conto del fatto che come si suol dire “il pesce puzza dalla testa”: infatti, il Segretario Regionale del PRC è impegnato a continuare nella pratica furbesca ed ormai scoperta in cui da una parte mantiene il posto di Segretario Regionale e dall’altra avalla comportamenti così gravi tanto da far ipotizzare che ciò non è il frutto del caso ma bensì di un’incertezza di fondo sulla sua stessa appartenenza al PRC e d’altronde gli ostacoli insormontabili che lo stesso ha frapposto alla sviluppo della Federazione della Sinistra confermano questa valutazione.
Tutto questo ovviamente senza mollare il gruppo del Consiglio Regionale per evidenti e note ragioni.
Come mai avviene tutto questo? Quali sono le ragioni recondite di tali comportamenti inqualificabili politicamente e censurabili sul piano isitutuzionale? Quali sono le intese particolari che sono state stipulate tra i due consiglieri regionali?
La verità è che siamo di fronte ad un vero e proprio scandalo frutto di un’operazione grave e opportunistica, tutta legata alla gestione privatistica del personale, delle strutture e delle risorse finanziarie del gruppo consiliare.
Ed infatti, qualcuno già dice che ci sono più di 38.000 ragioni per giustificare comportamenti così politicamente discutibili e censurabili.
Noi pensiamo invece che non ci può essere nessuna benché minima possibilità di avallare un modo di fare politica che rappresenta tutto il contrario dell’etica e della moralità.
Vorremmo sapere sia da Aiello che da SEL come si possa giustificare questa doppia appartenenza, dettata esclusivamente da motivazioni poco nobili che non possono essere assolutamente tollerate.
E’ davvero incredibile che finora il Presidente del Consiglio Regionale non abbia ritenuto di assumere un’iniziativa per fare chiarezza e per garantire il massimo di trasparenza all’istituzione Consiglio Regionale ed all’uso delle risorse finanziarie.
Né questo solo: Ferdinando Aiello, in combutta con il Segretario regionale del PRC, gestisce personale, strutture e risorse che avrebbero dovuto essere utilizzate e gestite collegialmente dai due partiti che hanno dato vita alla lista PdCI-PRC e che dovevano servire per costruire la Federazione della Sinistra in Calabria come da accordo nazionale e regionale. Tutto ciò come sappiamo è naufragato per il comportamento grave, offensivo e provocatorio tenuto dai due consiglieri regionali che si sono ridotti a una gestione ristretta e privatistica del personale, delle risorse e delle strutture.
I Comunisti Italiani della Calabria sono fortemente preoccupati per quanto è avvenuto e sono ancora più convinti di prima di aver fatto la scelta giusta quando hanno deciso di sospendere in Calabria la Federazione della Sinistra.
Siamo consapevoli che questa situazione, provocata dai due consiglieri regionali, ha determinato e determina una vera e propria paralisi nella battaglia di opposizione oggi più che mai necessaria per dare forza e voce ai ceti deboli ed ai lavoratori ed ai giovani calabresi e per contrastare il governo Scopelliti che con le sue scelte dimostra di essere pericoloso ed antipopolare. Ciò suscita inquietudine e sgomento nel popolo di sinistra.
Ma fino a quando Rifondazione Comunista non farà chiarezza al proprio interno, a cominciare dai propri vertici regionali, non sarà possibile alcun processo unitario perché prima ancora della politica ci sono principi e valori fondamentali come la lealtà, la collegialità, la pari dignità, l’etica e la moralità che in un rapporto unitario non possono assolutamente mancare, come invece oggi mancano nel rapporto con il PRC della Calabria.
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