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E’ passata poco più di una settimana da quando, nella seduta del Consiglio Comunale di Vibo Valentia, dello scorso 3 febbhraio, il consigliere De Filippis rivendicò la sua appartenenza dichiarandosi “Fascista” correggendosi subito dopo in “Fascista democratico”.
Dopo una dichiarazione del genere non sono mancate le immediate e legittime proteste da parte dei Compagni della Sezione PdCI di Vibo che erano presenti al Consiglio Comunale. Grazie a loro si è sollevato lo scandalo che altrimenti sarebbe passato inosservato.
Ma le proteste coinvolgono anche, e soprattutto, il presidente del suddetto consiglio che ha preferito redarguire il pubblico per la reazione, piuttosto che censurare il consigliere del Pdl per la gravità delle sue affermazioni.
Un presidente del consiglio comunale deve essere garante di tutti i consiglieri e, soprattutto, della Costituzione, e dei cittadini tutti che rappresenta. Un presidente che tace in seguito a così gravi affermazioni non ha il diritto di continuare a sedere sulla poltrona più alta del consiglio perché tacendo si è reso complice di un reato.
Ma, come dice il proverbio, non c’è due senza tre. Ed infatti, per completare la compagnia di giro è arrivato in soccorso l’assessore Scianò, quello del buco comunale di 10 milioni di euro, che in una trasmissione radiofonica, dopo aver espresso la sua solidarietà al consigliere comunale, ha bollato l’antifascismo come roba vecchia e superata, come se quei valori non fossero invece permanenti ed universali.
In tal senso potremmo ricordare l’analoga vicenda di Reggio Calabria, laddove l’Assessore Tuccio per offendere il premio Oscar Roberto Benigni lo tacciò di essere “ebreo e comunista”. Ovviamente questi aggettivi erano declinati in maniera offensiva, utilizzando il più becero razzismo. D’altronde Tuccio prima di aderire al PdL era nell’Msi prima e in An poi, come Scianò e De Filippis. Lo stesso percorso del loro capo Scopelliti in partiti che hanno sempre espresso, con orrido orgoglio, i loro caratteri xenofobi e razzisti.
Ma si sa cambia tutto per non cambiare niente. Gratta gratta il pidiellino e viene fuori la sua reale natura.
Questi personaggi che offendono i caduti della Resistenza che hanno lottato per la libertà e la democrazia sono l’espressione di una destra reazionaria, becera e prepotente, che in Calabria sta distruggendo la Regione e le principali città che governa.
Basti ricordare a tal proposito la situazione drammatica e fallimentare in cui versano città come Reggio Calabria e Vibo Valentia dopo la cura assidua imposta dai governi di destra che le hanno portate in pieno dissesto, dilapidando e saccheggiando le risorse pubbliche.
Senza dimenticare in tutto questo quello che ha la responsabilità massima e principale e cioè il Presidente della regione e Coordinatore Regionale del PdL Giuseppe Scopelliti che, non pago di aver trascinato nel baratro la città di Reggio Calabria, affondandola in una mare di debiti e di disavanzo, continua dallo scranno regionale a praticare nelle sue uscite l’arte degli annunci, delle false promesse e della contraffazione pensando che il giochetto possa sempre riuscire.
Infatti, dopo aver imbrogliato i reggini adesso si pensa di poter imbrogliare i calabresi. Ma ormai tutti cominciano a capire la vera natura fascista e la grave incapacità amministrativa di tali personaggi. Del resto sono i sondaggi di istituti accreditati a dire chiaramente che Scopelliti è in pesante perdita di consenso e di credibilità ed ha iniziato la sua parabola discendente.
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