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L’atto aziendale dell’ASP di Reggio Calabria, con i suoi cervellotici provvedimenti, non garantisce i LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) e sancisce di fatto un’interruzione di pubblico servizio.
La dott.ssa Squillacioti, nella foga di accontentare il capo e spinta da una parte all’altra nella continua rincorsa a gratificare la pletora di clienti che popolano il centrodestra e che sono legati agli interessi lucrosi, e spesso inconfessabili, esistenti nella sanità pubblica e privata, si dimentica totalmente di quelli che sono i problemi reali della sanità nella provincia di Reggio Calabria e assume atti aziendali che si rivelano uno peggiore dell’altro.
L’ultimo atto aziendale presentato in ordine di tempo rappresenta un ulteriore attacco alla sanità pubblica e ai diritti degli ammalati.
E’ come la toppa che è peggiore del buco: dietro il paravento del piano di rientro e delle ristrettezze finanziarie si nascondono le più vergognose operazioni clientelari che mai siano state realizzate nella sanità reggina che, ancora più di prima, continua ad essere terreno di conquista delle lobby affaristiche e dei gruppi di potere, come dimostrano anche le recenti indagini della magistratura reggina, vedi indagine denominata operazione “Reggio Nord”, ecc., che hanno scoperchiato il pentolone delle illegalità, degli intrecci e degli interessi sporchi che si annidano nella sanità reggina.
Quello che sta avvenendo è davvero sconcertante.
Il rapporto quattro posti letto ogni mille abitanti è stato completamente cancellato nella provincia di Reggio Calabria, mentre in altre realtà provinciali si attribuiscono i posti letto che non vengono assegnati a Reggio.
Le unità operative complesse compaiono e scompaiono a seconda dell’appartenenza del primario: se è un amico allora gli lasciamo la struttura complessa anche senza posti letto, se non lo è peggio per lui.
Nel comprensorio della Locride si registra una vera e propria falcidie di posti letto e di servizi.
Ma, il dato più clamoroso e più negativo riguarda la Piana di Gioia Tauro, dove a fronte di circa 600 posti letto spettanti ne vengono assegnati poco più di 200, cioè circa il 30 % di quanto stabilito dalla legge. Ciò significa che in quel territorio i 160.000 cittadini residenti avranno meno diritti rispetto agli altri cittadini della Calabria e avranno minori servizi e minori prestazioni, tanto che non saranno sicuramente garantiti i Livelli Essenziali di Assistenza e si potrebbe prefigurare un interruzione del pubblico servizio. Lo stesso discorso si può fare per la Locride.
Credo che ad ogni persona di buon senso sorge spontanea la domanda: ma dove sono andati a finire i posti letto della Piana di Gioia Tauro e della Locride?
Basta fare una rapida ricognizione sul quadro regionale e si vedrà che sono stati utilizzati in altre aree e in altri territori, nella sanità pubblica ma soprattutto nella sanità privata, creando una disparità di trattamento ed una sperequazione chiaramente inaccettabile in un campo così sensibile e delicato come quello della salute delle persone.
A questo punto è necessario cambiare profondamente l’atto aziendale dell’ASP di RC, introducendo radicali modifiche e aprendo, innanzitutto, il confronto con il territorio, con le amministrazioni comunali e con i rappresentanti delle organizzazioni sociali e sindacali per mettere in campo uno strumento che sia davvero utile e capace di rispondere ai bisogni sanitari dei cittadini.
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