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Il 25 aprile Festa della Liberazione abbiamo festeggiato i dieci anni di occupazione. Un traguardo importante per una realtà come la nostra che nell’estremo Sud rappresenta la possibilità di vivere e condividere secondo modelli altri, e non quelli che il “sistema” ci impone. Sicuramente una tappa significativa per un’esperienza che, a Reggio Calabria, la nostra città, la città dei “Boia chi Molla”, ha dato fastidio a parecchi e suscitato diversi episodi di intolleranza.
E infatti in questi dieci anni ne abbiamo viste e subite tante, dagli attentati incendiari, ai raid vandalici, dalle svastiche vergate sui muri, ai manifesti inneggianti alla nostra morte. Azioni affatto piacevoli, ma di certo messe in conto quando abbiamo deciso di dar vita a questa esperienza. Azioni comunque la cui origine è stata sempre chiara.
Oggi invece siamo costretti a denunciare una stranissima sequenza di fatti che purtroppo vedono protagonista il nostro spazio, una serie di piccoli “incidenti”, che visti singolarmente possono anche apparire sciocchezze, ma che così concentrati nel tempo rappresentano per noi un subdolo tentativo di intimidirci, di farci desistere, di far chiudere questa realtà.
Stiamo parlando di azioni di sabotaggio di vario tipo, come la rottura sistematica di lampioni e plafoniere, la colla messa nei lucchetti, la devastazione dei rifugi della colonia felina, la rottura di vetri e diversi tentativi di effrazione. Fino all’ultimo triste caso, alla vigilia del Primo Maggio e della giornata di festa organizzata al Cartella, quando abbiamo ritrovato la porta della cucina completamente divelta, le scorte di cibo e bevande acquistate per l’iniziativa saccheggiate e anche parte delle attrezzature audio rubate.
In un periodo di crisi, è fuor di dubbio che il numero di furti aumenti, ma queste dinamiche, queste tempistiche, non sono certo collegabili a chi ruba per bisogno: sono atti intimidatori, sgarri da mafioso di infimo grado, fatti per colpirci.
Il tentativo è quello di farci mollare, questo è chiaro, quello che ancora ci sfugge è il perché di tutto ciò. Forse perché questa struttura, ormai punto di riferimento non solo per attivisti e simpatizzanti ma anche per la gente del quartiere, è diventata troppo appetibile per chi desidera trasformarla in bar, pizzeria, luogo di profitto. Forse perché, anche se siamo uno spazio liberato, non consentiamo che all’interno si possa spacciare o perseguire i propri interessi. O forse perché lo vorrebbero vedere abbandonato come un tempo, e non attivo e vissuto attraverso corsi di italiano gratuiti per stranieri, cineforum, presentazioni di libri, concerti, rappresentazioni teatrali, mercati contadini equi e solidali: tutto questo senza mai chiedere soldi pubblici e contando esclusivamente sulla pratica dell’autogestione.
Questa situazione sta rappresentando per noi un grosso costo, sia in termini economici che di tempo sottratto ad altre iniziative in campo, per questo abbiamo deciso di lanciare la campagna “Io sto con il Cartella”, alla quale chiediamo a tutte e tutti di aderire. Nei prossimi giorni, nell’ambito di questa campagna, organizzeremo una serie di iniziative benefit alle quali vi chiediamo di partecipare e di promuovere.
Perché chiunque abbia compiuto questi ignobili gesti, pensando di poterci stancare, disilludere, desistere, si sta sbagliando di grosso: la Resistenza è nel nostro DNA e non molleremo di certo!
“Voi non potete fermare il vento, gli fate solo perdere tempo”
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