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Riceviamo e pubblichiamo:
Nel corso del periodo di gestione commissariale del Comune di Reggio Calabria abbiamo richiesto e sollecitato in più occasioni un incontro per rappresentare le precarie ed insostenibili condizioni in cui siamo costretti ad operare e per conoscere quali interventi erano stati attivati dall’amministrazione al fine di : a – completare i lavori del centro agro alimentare; b – regolarizzare la posizione degli attuali operatori; c – costituire il soggetto preposto alla gestione della struttura mercatale; d – avviare misure di sostegno agli operatori perchè affrontino la difficile fase di avvio dell’attività nel nuovo sito e per incoraggiare la presenza della grande distribuzione e di altri settori complementari al commercio dell’ortofrutta.
Nessun riscontro è stato dato alle nostre pressanti richieste che hanno avuto eco anche sulla stampa locale.
La vicenda presenta inquietanti aspetti.
A valutarla sotto il profilo sociale non vi è dubbio che l’operato della Pubblica Amministrazione è criminogeno con ipotizzabili responsabilità penali soprattutto la dove fosse attendibile il contenuto della relazione della commissione di accesso che ha prodotto lo scioglimento del Consiglio Comunale di Reggio Calabria.
Infatti la Commissione di accesso rileva, a pagina 71 della relazione, che gli assegnatari dei magazzini di via Aspromonte si erano trasferiti autonomamente ed arbitrariamente presso la nuova area mercatale alla fine del mese di novembre 2011 ed addebita alla Amministrazione Comunale dell’epoca la responsabilità di non avere assunto tempestivamente alcun provvedimento in merito a tale vicenda palesemente illegale.
La relazione della commissione sottolinea, inoltre, come sia grave il comportamento della Amministrazione che soltanto nel maggio 2012 avvia procedure negoziate, per l’espletamento dei lavori di completamento dell’area mercatale di “Mortara di Pellaro”, che qualifica di estrema urgenza pur se a distanza di molto tempo dal trasferimento di fatto degli operatori.
Rileva, ancora, che alcuni operatori commerciali risultano contigui a sodalizi criminali attivi in città.
Tale presunta acquiescenza della Amministrazione Comunale, verso attività e situazioni illegali, concorre a sanzionare l’istituzione comunale con la pena dello “scioglimento” ed i suoi rappresentanti con la declaratoria di incandidabilità.
La terna commissariale quali interventi ha adottato, a distanza di quasi un anno dal suo insediamento, per ripristinare la legalità?
Nessuno!
Ancora una volta la colpevole tolleranza di una situazione illegale si ritorce in un danno irreversibile per la categoria dei commercianti ortofrutticoli e produce il messaggio che per necessità si può vivere ed operare nella illegalità.
Un comportamento che oggi non siamo più disposti, Noi operatori, ad accettare.
Non siamo più disponibili ad essere vittime e corresponsabili di situazioni che portano al degrado sociale ed economico della nostra città ed alla rovina delle nostre aziende.
Altro fatto grave ed inspiegabile è rappresentato dalla decisione dell’amministrazione comunale di destinare la struttura di via Aspromonte ad altre funzioni privando, così, la città di spazi destinati alle attività commerciali all’ingrosso di prodotti ortofrutticoli ed imponendo, nei fatti, l’utilizzo illegale della struttura di Mortara.
Una tale decisione ha interrotto formalmente un servizio pubblico determinando omissioni riguardanti doveri di controllo e vigilanza volti alla tutela della concorrenza e della sicurezza alimentare oltre ad avere violato un rapporto contrattuale con le aziende ivi operanti.
Invero il servizio pubblico, il cui regolamento è stato adottato con deliberazione del Commissario Prefettizio n. 699 del 13 agosto 1959, era di fatto insufficiente ed inadeguato tant’è che da oltre venti anni l’Amministrazione Comunale cerca soluzioni alternative attraverso la costruzione di una nuova struttura in contrada Mortara.
La storia di un appalto del 1996 che prevedeva un importo complessivo a base d’asta di euro 22 milioni, di un rapporto rescisso nel 2010 quando erano stati realizzati soltanto il 40% dei lavori, di un arbitrato che riconosce alla ditta appaltatrice la somma di euro 26 milioni oltre ad altrettanti già incassati negli anni, di una grande opera incompiuta alla cui ombra si è consumato un ingente sperpero di danaro pubblico.
Il tutto mentre la fatiscente struttura di via Aspromonte peggiorava al punto da divenire invivibile.
Le condizioni di inidoneità della stessa vengono acclarate dalla delibera di Giunta comunale n.105 del 18 marzo 2011 approvata dal Consiglio Comunale con delibera n. 28 del 29 giugno 2010. Infatti nella parte motiva della delibera si legge che la struttura “presenta insufficienza degli spazi mercatali e carenze strutturali e sanitarie che rendono problematico l’espletamento delle operazioni commerciali aggravate dalla circostanza che, insistendo su un’area a ridosso del centro storico cittadino, si generano difficoltà viarie di accesso e di sosta dei mezzi adibiti al conferimento e dei mezzi degli acquirenti che hanno determinato l’allontanamento dei flussi commerciali verso altri centri meglio organizzati dal punto di vista strutturale e logistico, con conseguente grave danno economico per gli operatori economici del mercato” tanto da rendere “oneroso ed antieconomico qualsiasi intervento di riqualificazione complessiva dell’attuale struttura”. Ed è la stessa Giunta Comunale che con delibera n. 27 del 24 febbraio 2011 nel riproporre l’esezione del canone per l’anno 2011, ribadiva le motivazioni della deliberazione dell’anno precedente ed affermava che tanto veniva disposto perché era prossimo “il trasferimento presso la nuova struttura mercatale di Mortara”.
Le aziende degli operatori mercatali reggini per le riconosciute responsabilità della Amministrazione Comunale hanno subito danni economici rilevanti al punto che i loro bilanci, ormai da anni costantemente passivi, hanno determinato fallimenti, cessazione e/o ridimensionamento delle attività con grave pregiudizio dei patrimoni personali dei titolari.
L’economia cittadina ed i consumatori pagano anche loro il prezzo della dissennata gestione di un servizio pubblico comunale allo stato attuale formalmente sospeso e con i dipendenti comunali preposti alla gestione del servizio, inattivi.
Per queste valutazioni gli operatori:
– proclamano lo stato di agitazione al fine di attivare ogni utile iniziativa perché in tempi brevissimi si ponga fine alle attuali condizioni di abusivismo;
– decidono di adire le vie legali per ottenere il risarcimento dei danni subiti;
– promuovono una serie di incontri con la Regione, la Provincia, la Camera di Commercio e la Prefettura le cui risultanze verranno sottoposte al vaglio dell’assemblea per le ulteriori determinazioni.
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