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Dal 2 aprile ci sarà una nuova realtà nell’universo mediatico calabrese. II Dispaccio non sarà né nelle edicole né in tv, ma solo sul web. Una scelta consapevole dettata dalla convinzione che oggi l’informazione via in internet non è il futuro, ma il presente.
A dare vita a questo nuovo progetto, due giovani cronisti calabresi, Claudio Cordova, direttore della testata, e Alessia Candito, vice-direttore, che insieme ad una squadra di giovani redattori volontari promettono un’informazione “senza padroni e senza padrini”.
Una scelta di indipendenza che ha significato probabilmente maggiore lavoro e maggiore fatica, ma – dicono dalla redazione – “ci permette di affermare di avere un solo padrone: le notizie. Crude a volte, irritanti per alcuni, forse scomode per altri, speriamo utili per i più. Crediamo che l’informazione sia il cemento essenziale per la costruzione della società e abbiamo deciso di fare la nostra parte, scevri da ogni tipo di condizionamento. Tenteremo di essere una voce “fuori dal coro”, un giornale fatto di entusiasmo e di rigore, di passione ed equilibrio. Proveremo a raccontare ora dopo ora, giorno dopo giorno questa terra di confine, schiacciata da ndrangheta e compromessi, dal punto di vista di chi la vive, per dare voce non al potere ma a chi lotta per i propri diritti e per dare a questa regione un futuro diverso”.
Il perché di un nome
Quando nel 1878 Joseph Pulitzer diede vita al St. Louis Post-Dispatch probabilmente non immaginava che quelli sarebbero stati i primi passi di una rivoluzione che avrebbe travolto il giornalismo mondiale. Di certo però, Pulitzer aveva chiaro in mente che alla gente bisognava dare qualcosa di più, che l’informazione non poteva essere semplicemente appannaggio di pochi, selezionati intellettuali. Nel giro di dieci anni, il suo New York World, l’ennesima testata che nel giro di pochi anni avrebbe acquistato, sarebbe diventato il primo quotidiano degli Stati Uniti e il più diffuso fra gli immigrati, per i quali il Ny World era un appiglio solido al quale aggrapparsi in un Paese straniero.
Il progetto
A quello spirito e a quella straordinaria rivoluzione, Il Dispaccio oggi, in terra di Calabria, sceglie di ispirarsi. In una regione in cui le baronie economiche, politiche e criminali spesso viziano o stravolgono le informazioni in circolazione, il gruppo che ha dato vita alla nuova testata ha deciso di fare dell’indipendenza la propria caratteristica principale e la propria bandiera. Il Dispaccio nasce senza padroni di alcun genere alle spalle che ne finanzino l’attività. L’editore è l’associazione culturale “Quadrante Sud”, costituita dallo stesso nucleo fondatore della nuova testata e se continuerà la sua avventura, lo dovrà solo ed esclusivamente ai lettori e agli sponsor che sceglieranno di essere ospitati sulle sue pagine.
Quadrante Sud e IlDispaccio nascono e vivranno in simbiosi. Obiettivo principale della associazione – che si definisce antirazzista e si schiera in modo netto contro tutte le mafie e i loro referenti – è quello di portare un contributo di libera informazione e – di conseguenza – legalità, sul territorio calabrese, afflitto dalle ben note piaghe sociali che ne condizionano, se non ostacolano totalmente, la crescita. Un primo mattone di un progetto più vasto e articolato, che l’associazione e la testata hanno intenzione di declinare in futuro anche nelle piazze e nelle strade della regione. Una scelta di indipendenza che ha significato probabilmente maggiore lavoro e maggiore fatica, ma che permette alla redazione di avere un unico principio ispiratore: i fatti e le notizie.
Perché il web
La scelta del web non è casuale. Mentre la carta stampata continua il suo lento declino, aggiungendo perdite a perdite, il web corre. E cresce. Secondo il rapporto annuale del Pew Research Center’s Project for Excellence in Journalism (PEJ) che fotografa lo stato dei media americani le notizie che viaggiano on line, in un solo hanno fanno registrare una crescita del 17% nel numero di lettori. Non siamo negli Stati Uniti, ma la tendenza in Italia è la medesima. Non esistono rilevazioni precise sul numero di utenti italiani delle notizie sul web, ma i dati relativi all’orientamento degli investimenti pubblicitari sono sempre un buon indicatore. Per la prima volta l’anno prossimo gli investimenti sull’online supereranno quella su carta stampata. La previsione è di Carat, centro media di Aegis Group secondo cui il mercato della pubblicità salirà del 5,8 per cento rispetto al 6% del 2012. Una misura importante dell’interesse crescente nei confronti del web.
Ma per il gruppo del Dispaccio, a contare non sono semplicemente gli indicatori economici. Quella che la nuova testata si propone di fare è una battaglia per la costruzione di una nuova cultura dell’informazione: accessibile a tutti, immediatamente fruibile, più veloce, più immediata ma che non deve perdere nulla in qualità. È una guerra che si combatte quotidianamente in ogni angolo del mondo stravolto dall’irruzione di internet nel mondo dell’informazione e anche il Dispaccio vuole fare la sua parte. Il giornalismo on-line non è il futuro, ma il presente che viviamo e costruiamo quotidianamente, per questo il gruppo che ha dato vita alla nuova testata aderisce con convinzione al manifesto del web-journalism redatto dai blogger tedeschi, ai cui principi questo nuovo foglio elettronico si ispira.
Il manifesto del web journalism
1. “Internet è diverso” Il nuovo mezzo di comunicazione è molto differente rispetto agli altri media. Chi vuol lavorare nel campo dell’informazione deve adattare i propri metodi di lavoro alla realtà tecnologica di oggi invece di ignorare e contestare il mondo multimediale. Bisogna produrre prodotti giornalisti nuovi e migliori.
2. “Internet è un impero mediatico tascabile” Grazie a internet è possibile fare dell’ottimo giornalismo anche senza immensi investimenti. Il web riorganizza le strutture esistenti dei media abbattendendo gli antichi confini che esistevano tra giornali, televisione, radio etc.
3.”Internet è la nostra società e la nostra società è internet” Wikipedia, YouTube e i social network sono diventati una parte della vita quotidiana per la maggioranza delle persone nel mondo occidentale. I mezzi di comunicazione, se intendono sopravvivere alla rivoluzione tecnologica contemporanea, devono capire i legittimi interessi dei nuovi utenti e abbracciare le loro forme di comunicazione.
4. “La libertà di internet è inviolabile” Il giornalismo del XXI secolo che comunica digitalmente deve adattarsi all’ architettura aperta di Internet. Non è ammissibile che si limiti questa libertà in nome di interessi particolari commerciali o politici, spesso presentati come interessi generali. Bloccare parzialmente l’accesso a internet mette a repentaglio il libero flusso delle informazioni e il diritto fondamentale di informarsi.
5. “Internet è la vittoria dell’informazione” Per la prima volta grazie a Internet l’utente può scegliere realmente come informarsi e attraverso i motori di ricerca attingere a un patrimonio d’informazione immenso.
6. “I cambiamenti apportati da Internet migliorano il giornalismo” Grazie a internet il giornalismo può svolgere un’azione socio-educativa completamente nuova. Ciò significa presentare notizie in continuo cambiamento attraverso un processo inarrestabile. Chi vuol praticare il giornalismo deve essere stimolato da un nuovo idealismo e capire che le risorse offerte da internet sono un incredibile stimolo a migliorare.
7. “La rete richiede collegamenti” La rete è fatta di collegamenti. Chi non li usa si autoesclude dal dibattito sociale e ciò vale anche per i sitiweb dei tradizionali mezzi di comunicazione.
8. “Linkare premia, citare abbellisce” Chi fa giornalismo online deve offrire all’utente un prodotto sempre più completo. Linkare le fonti e citarle permette di conoscere direttamente e più ampiamente i temi di cui si dibatte.
9. “Internet è la nuova sede per il discorso politico” Il giornalismo del XXI secolo deve fare in modo che il dibattito politico si trasferisca sempre di più sulla rete così il pubblico potrà partecipare direttamente ai discorsi politici e dire la sua.
10. “Oggi libertà di stampa significa libertà d’opinione” I giornalisti non devono temere che la rete possa sminuire il loro compito di selezionare le notizie e informare. La vera dicotomia che invece internet realizza è quella tra il buon e cattivo giornalismo.
11. “Sempre di più: le informazioni non sono mai troppe” Sin dall’antichità l’umanità ha capito che più informazioni si hanno più è grande la libertà. Internet è il mezzo che può più di tutti può allargare la nostra libertà.
12. “La tradizione non è un modello di business” Come dimostra già la realtà odierna è possibile fare buon giornalismo su internet e guadagnare denaro. Non bisogna ignorare lo sviluppo tecnologico solo perché secondo alcuni distruggerà le aziende giornalistiche, ma bisogna avere il coraggio di investire e ampliare la piattaforma multimediale.
13. “Il diritto d’autore diventa un dovere civico su Internet” La rete deve rispettare il diritto d’autore, ma anche il sistema del copyright deve adattarsi ai nuovi modelli di distribuzione e non chiudersi nei meccanismi di approvvigionamento del passato.
14. “Internet ha molte valute” Il modo più tradizionale di finanziare i giornali online è attraverso la pubblicità. Altri modi per finanziare i prodotti giornalistici devono esseri testati.
15. “Cio’ che è in rete rimane sulla rete” Il giornalismo del XXI secolo non è più qualcosa di transitorio. Grazie alla rete tutto rimane nella memoria degli archivi e dei motori di ricerca e ciò fa in modo che testi, suoni e immagini siano recuperabili e rappresentino fonti di storia contemporanea. Ciò stimola a sviluppare un livello qualitativo sempre migliore.
16. “La qualità resta la più importante delle qualità” Le richieste degli utenti sono sempre maggiori. Perché un utente resti fedele ad un particolare giornale online, quest’ultimo deve garantire qualità e soddisfare le richieste del lettore senza rinunciare ai propri principi.
17. “Tutto per tutti” Internet ha dimostrato che l’utente giornalistico del XXI secolo è esigente e nel caso di un dubbio su un articolo è pronto a studiare la fonte per essere maggiormente informato. I giornalisti del XXI secolo che il lettore cerca non sono quelli che offrono solo risposte, ma quelli che sono disposti a comunicare e a indagare.
Chi siamo
Claudio Cordova (direttore): Giornalista e scrittore, sono nato a Palmi (Reggio Calabria) 26 anni fa e, dopo gli inizi di carriera in cui mi sono occupato di calcio, ho spostato la mia attenzione sulla cronaca nera e sulla cronaca giudiziaria. Argomenti che, in una terra come la Calabria, fanno quasi sempre rima con ‘ndrangheta. Proprio nel tentativo di dare un contributo a quella che definisco “la mia Patria”, ho scritto il libro-inchiesta “Terra Venduta – Così uccidono la Calabria – Viaggio di un giovane reporter sui luoghi dei veleni” sul traffico di rifiuti tossici e radioattivi. Credo nel giornalismo d’inchiesta, un giornalismo che stia dalla parte dei più deboli e proprio con questo spirito dirigerò “Il Dispaccio”.
Alessia Candito (vice-direttore): Giornalista professionista, fotografa e video maker, freelance per condizione più che per vocazione, collaboro con diverse testate nazionali come Narcomafie, Lettera43 e Liberazione. Sono nata a Reggio Calabria 29 anni fa e da qualche mese ci ho fatto ritorno dopo aver girovagato, per lavoro e diletto, in Italia ed Europa e aver lasciato il cuore tra America Latina e Medio Oriente. Ho sempre considerato i lunghi anni passati in giro per il mondo come la necessaria preparazione per affrontare la mia terra e i suoi atavici problemi – primo fra tutti la ndrangheta -con tutta la professionalità e l’esperienza necessaria. Ci ho provato con la videoinchiesta “Gnura ndrangheta: alle radici dell’Impero” e continuo a provarci quotidianamente nei pezzi, nelle inchieste, nelle storie che firmo. Nasco cronista di esteri appassionata di frontiere inquiete, ma ho scelto di tornare in Calabria per raccontarla dalla trincea della cronaca giudiziaria e d’inchiesta. Anche a chi non ha nessuna voglia di stare a sentire.
Il Giornalismo per noi
“Allora prof, mi torni a dire a cosa serve il giornalismo”, gli dissi sedendomi sul pavimento del patio. Santos sparì all’interno della casa. Tornò con un sigaro acceso che lasciava dietro di sé una sottile linea di fumo. Mentre parlava, il sigaro componeva disegnini nell’aria.
“È l’ultima fottuta barriera che ci impedisce di cadere nella barbarie. Senza il giornalismo, senza la circolazione delle informazioni, tutti alzeremmo la mano quando il big brother ce lo ordina. È la voce dei muti, l’orecchio in più dei sordi. È l’unico fottuto mestiere che valga la pena nella seconda metà del XX secolo. È l’equivalente moderno della pirateria etica, il soffio vitale delle ribellioni degli schiavi. È l’unico lavoro del cazzo che sia ancora divertente. Contraddittoriamente, torna a occuparsi di cose eterne: la verità, il male, l’etica, il nemico. È la migliore letteratura, perché è la più immediata. È la chiave della democrazia reale, perché la gente deve sapere cosa sta succedendo per decidere come giocarsi la vita. È il reincontro delle migliori tradizioni morali del cristianesimo primitivo con quelle della sinistra rivoluzionaria della fine del XIX secolo. È l’anima di un paese. Senza giornalisti, saremmo tutti morti, e la maggioranza ciechi. Senza circolazione di informazione veridica, saremmo tutti stupidi. È anche il rifugio dei topi di fogna, la zona piú contaminata, insieme alla polizia, di tutta la nostra società. Uno spazio che si fa degno perché va condiviso con i più abietti, i più servili, più abbuffini, più corrotti. E per compensazione ti offre la possibilità dell’eroismo. È come se mettessero cielo e terra in un frullatore e tu dovessi lavorare in movimento. È una falegnameria del senso comune. Ti basta o vado avanti?”
“Mi basta”, gli dissi, “grazie prof”.
Paco Ignacio Taibo II, Sentendo che il campo di battaglia, pag 62
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